La Compagnia Nannelli si diverte inglesamente

Non perde colpi il capolavoro alle origini del teatro dell’assurdo. L’apoteosi del nonsense brilla alla Casa delle Culture.

Con un testo come quello firmato dall’esordiente Ionesco nel 1950 può accadere di tutto. L’assurdo si manifesta senza ritegno con piroette a caso per riempire lo spazio e parole illogiche senza significato che sono più uno sfondo sonoro al vuoto, un rumore bianco. In un salotto londinese, due coppie sposate si intrattengono con chiacchiere insulse alle quali prendono parte la cameriera in casa e un pompiere della città. Sei personaggi che non cercano nulla, perché privi di ogni intento o corrispondenza psicologica. Sei zucche vuote irrequiete e sputasentenze, artefici di un “a parte” isolato dalla realtà e da ogni regola, intrappolate in un discorso senza capo né coda. Nient’altro o forse tutto ancora. Apparentemente un parossismo demenziale se non folle, La cantatrice calva è in realtà un classico della drammaturgia mondiale denso di significato. La genesi dell’opera è nota: Eugène Ionesco, rumeno trasferitosi a Parigi, voleva imparare l’inglese e studiando la lingua su uno di quei manuali pubblicati giustappunto per gli stranieri, resta folgorato dall’idiozia di certe espressioni, parenti della proverbiale The cat is on the table. Decide di stilare un catalogo di frasi dello stesso tenore e salta fuori una sequenza di luoghi comuni che messi insieme avviliscono, ma divertono anche. A pronunciare queste frasi dette e ridette sul palcoscenico non poteva essere altri che l’esimio Signor Rossi inglese, Mister Smith e consorte, con alcuni loro amici. Lo zoccolo duro della borghesia dalle belle maniere. Il quadro finale è una critica svelata alle manie di classe, una parodia irriverente di un atteggiamento superficiale e sconsiderato. Il testo scritto da Ionesco sovverte le regole drammaturgiche con grande ironia, a cominciare dalle indicazioni sceniche («La pendola suona quanto vuole», «Bacia o no la signora Smith») e crea un bacino di possibilità imprevedibili. Suddivisa in scenette sconnesse, la serata in casa Smith non segue alcun rapporto di causa-effetto, con buona pace di Hume «quando si sente suonare alla porta non è detto ci sia qualcuno fuori». Il tempo, poi, va avanti e indietro, i personaggi dicono una cosa e fanno l’esatto contrario, dissociati, incredibilmente sbadati, ma sempre profondamente cortesi, anche quando discutono. Un’opera che apre uno scenario tanto vasto è la gioia di ogni compagnia d’attori, un test per verificare l’affiatamento del gruppo e una vera e propria prova d’attore, che deve riuscire a rendere credibile una pura macchietta senza risultare un perfetto imbecille. La Compagnia Ginepro Nannelli gioca sul piano dell’euforia restituendo La cantatrice calva nei suoi tratti più essenziali. I costumi sono sgargianti e intonati, le parrucche fosforescenti, le pose caricaturali e la voce carica di colori e sfumature, a vederli si direbbe che sono un gruppo di eccentrici esauriti, eppure non si può negare la somiglianza con certi ambienti che conosciamo bene. La sincronia dei movimenti con gli effetti sonori corrisponde al centesimo e il ritmo delle battute corali regge, anche alla confusione del finale con una serie di sovrapposizioni e storpiature, mentre gli attori sul palco si muovono come ingranaggi di un meccanismo inceppato. Bravi tutti, ma in particolare Marco Carlaccini e Patrizia D’Orsi, i signori Smith. Esiste una versione dell’opera che non si conclude con il coro di voci, ma riprende le battute iniziali invertendo i protagonisti, gli Smith diventano i Martin in una circolarità da orologio svizzero. La Compagnia Ginepro Nannelli sceglie invece di concludere prima, ma comunque il grosso è fatto, il pubblico, quando non si è perso nella perplessità, si è divertito, il dubbio che ad apparire ridicoli siamo noi e le nostre pose mondane arriva dopo, ma arriva ed è un buon risultato per un allestimento non facile come potrebbe sembrare.

Lo spettacolo continua:
Casa delle Culture di Roma
via San Crisogono, 45 – Roma
fino a domenica 20 gennaio
orari: da martedì a sabato ore 21.30, domenica ore 18.00
(durata 1 ora circa senza intervallo)

Compagnia Ginepro Nannelli presenta
La cantatrice calva
di Eugène Ionesco
traduzione Gian Renzo Morteo
regia Marco Carlaccini
con Marco Carlaccini, Patrizia D’Orsi, Claudio Capecelatro, Sara Poledrelli, Xhilda Lapardhaja, Ludovico Nolfi
interventi sonori Claudio Rovagna
scena Antonio Belardi
costumi Antonella D’Orsi Massimo
disegno luci Giuseppe Romanelli
interprete vicario in prova Paolo Parnasi
comunicazione Olga Carlaccini
aiuto regia Valentina Casadei
foto di scena Pino Le Pera