«Sarò il tuo specchio»

Il Teatro dei Contrari, fascinoso e raccolto come un bistrot parigino, propone al pubblico una performance degna di nota.

Lo spettacolo intitolato La catena del danno, scritto da Pierluigi Marotta e diretto da Flaminia Graziadei, affronta il tema del rapporto madre figlia, raccontando la storia di un’assenza e della sua perpetrazione. Una donna alla ricerca di un’identità altra e della propria è pronta a distruggere uno specchio scheggiato e tagliente che riflette la sua immagine, sovrapposta a quella della sua non-madre: la disperata volontà di trovare il proprio posto nel mondo, per sfuggire alla condanna della proiezione materna, mira a spezzare la “catena del danno”.

Gli spettatori si accomodano, anzi si rintanano nella minuscola platea, che sembra un grappolo d’uva i cui chicchi aspettano in silenzio di essere scelti. Il palco è sostituito da una struttura di travi in ferro e assi di legno: un grande schermo contrasta con la nuda semplicità dell’apparato scenico. Cala il buio e sul video scorrono lenti pensieri dolorosi, il bruciante soliloquio di una donna commentato dalla musica. I fari illuminano le sagome di due figure femminili: sulle tavole, in bilico tra i tubi, si scontrano i pensieri di una madre, perfetta nel suo abito nero, severa e scattosa, fagocitante e distaccata e la sua figlia adottiva, una ragazza abbandonata alla nascita, madre riluttante e rinunciataria di una bimba. Così, mentre la donna in abito scuro, rigida come la sua pettinatura, dal trespolo più alto rimprovera la figlia per i suoi disastri sentimentali (un matrimonio fallito che le ha lasciato una figlia indesiderata e una relazione in frantumi con l’uomo che ama, un compagno inaffidabile che le spezzerà il cuore) la ragazza reagisce contorcendosi nei ricordi, dondolando sull’impalcatura fragile della propria identità; il dolore di una donna che perpetra la sua storia di abbandono, di una madre che non riesce ancora a essere una figlia. Pesanti come pietre ma vere, le riflessioni sull’universo femminile che tutto perdona agli uomini e tutto contesta alle donne. Pauroso, lo spettro di un dolore che si rigenera nel passaggio di generazione, dove l’unica certezza a cui appigliarsi è quella di non-essere, mentre nulla ancora è chiaro di ciò che si è. Condannata a vivere una vita non sua divenendo il fantasma di un fantasma, incompresa dall’amica d’infanzia, i cui unici problemi attuali sembrano essere i nevrotici borghesi dilemmi sui colori delle tende, una giovane donna si graffia l’anima, cercando di tracciare i confini di una propria identità, per sottrarsi alla schiavitù di una crudele staffetta, in cui il testimone assente passa dalle mani della madre-non madre, a quelle della figlia-non figlia. Bravissime le tre attrici protagoniste che hanno saputo restituire l’empatia dolorosa di stati d’animo disturbanti: per un’ora, nella penombra del piccolo teatro si assiste a una pièce che lascia in bocca il sapore amaro di un veleno indiretto, sorseggiato con gusto.

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foto di Maila Iacovelli/Spot the Difference

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro dei Contrari
via Ostilia, 22- Roma
giovedì 23 febbraio, ore 21.00

La catena del danno
di Pierluigi Marotta
regia Flaminia Graziadei
con Giulia Bornacin, Salima Balzerani, Sarah De Marchi
art direction e costumi Grazia Colombini
video Flaminia Graziadei
musica Michael Koumbios, Les Tambours du Bronx