La vita è bella? …ma quella è l’apparenza.

Al teatro della Pergola di Firenze, La controra, una pièce in chiave partenopea, liberamente tratta da le Tre sorelle di Anton Čechov, diretta da Pierfrancesco Favino e Paolo Sassanelli con la Compagnia Gli Ipocriti.

Anno 1947, la Seconda guerra mondiale da poco terminata e una vita tutta da ricominciare e da rivedere: inizia da qui la libera interpretazione del classico della letteratura russa, Tre sorelle, per la regia di Favino e Sassanelli. Una vita rivolta al futuro ma anche incerta e in fase di attesa per ciò che sarà: ognuno con i propri sogni, le proprie debolezze, le idiosincrasie e le strategie di sopravvivenza.

I nomi dei protagonisti non sono più Irina, Masha o Nicolaj, ma i due registi, originari del sud Italia, li avvicinano al pubblico con i più familiari Maria, Natale, Carmela, Nicola e li trasferiscono ad Ariano Irpino, un paesone dell’avellinese, a 800 metri d’altezza, a cavallo tra Campania e Puglia, dove ancora oggi la vita scorre eterna a se stessa, poco diversa nelle aspirazioni dagli anni 50.

All’aprirsi del sipario la scenografia sorprende. Le quinte non ci sono: “Un teatro, la Pergola, volutamente messo a nudo nella sua parte architettonica, inglobato nella scena”, afferma Favino in un’intervista. Funi, carrucole e lampadari, che salgono e scendono, sono essi stessi protagonisti, che dinamizzano lo spazio scenico dal soffitto altissimo, insieme ai tecnici che, a momenti, si confondono con gli attori, per trasformare l’ambiente scenografico. Sullo sfondo una grande finestra che mostra, con immagini video, il passaggio delle stagioni. È un teatro che sperimenta mezzi anche moderni per inscenare testi classici, attraverso una simulazione multimediale, adatto all’era di Internet e delle immagini 3D. Un teatro più contemporaneo e leggero. Mentre le tre sorelle campane, aspirano anche loro a modernizzarsi e a cambiare aria, tornando a Napoli, da dove mancano da undici anni. In provincia la vita sembra immobile e si ha timore che il tempo vada perduto in attesa di chissà cosa, tra lo spauracchio di non trovare marito e il desiderio di emanciparsi economicamente fuori dalle mura domestiche. Un’abitazione sempre molto trafficata, dove la vita delle sorelle si intreccia con quella di alcuni militari di stanza, colleghi del padre defunto, ex generale; aspiranti mariti; il fratello Natale (Pierfrancesco Favino) e la sua dispotica neo sposa; cognati; amici di famiglia e domestici. Molti individui, differenti personalità, ognuno con la propria idea di vita futura, che mai arriverà esattamente come sognata e, nel caso, per mano a eventi inaspettati ed eccezionali.

Un poderoso incendio, proiettato sul palcoscenico e sostenuto da un brano rock, divora tutto, trascinando l’ampio salotto di buona famiglia (simil-eduardiano) in un ambiente agitato e surreale, degno di The Rocky Horror Picture Show di Jim Sharman. Mentre si dovrebbe festeggiare l’onomastico di Caterina, la più giovane e ambita delle sorelle, annullato a insaputa di tutti dalla cognata, la moglie di Natale – accanito giocatore pieno di debiti – la trama s’impenna in una direzione completamente diversa. A un tratto le sofferenze e le debolezze, gli ardori e anche le arroganze di molti personaggi trovano una via di fuga dalle maschere di circostanza, forse a causa della scossa emotiva dell’incendio, che ha devastato parte del paese. Natale si autodenuncia del proprio fallimento; il dottore, amico di famiglia, ubriaco, attraverso la propria suggestiva immagine riflessa allo specchio, si chiede se l’esistenza sia realtà o solo immaginazione; Nicola, promesso sposo di Caterina muore in un duello appena prima del matrimonio. Quando alcuni desideri paiono imbucare la giusta direzione, ecco che il fato rimescola le carte muovendo le cose a piacimento. “C’è un perché biografico”, continua Favino nell’intervista: “per la scelta de le Tre sorelle: io ho tre sorelle e anche Paolo Sassanelli ne ha due. Una maniera di vedere come le donne siano capaci di attraversare le tempeste, senza dipendere dagli uomini”. Uno spaccato di mondo che evidenzia quanto sia diversa la rappresentazione immaginata e la realtà della vita, e quanto non sia scontata la realizzazione delle proprie aspirazioni, per le innumerevoli variabili che ne attraversano il cammino. Carmela, la maggiore delle sorelle, interpretata dalla brava e ironica Lunetta Savino, ha già da tempo tratto la sua personale sintesi della vita: «La vita è bella? Ma quella è un’apparenza!».

Una commedia ironica ma sottilmente palese nel dare rilievo alle insospettabili pieghe dell’animo umano.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro della Pergola
via della Pergola – Firenze
sabato 30 aprile

La Controra
tratto da le Tre sorelle di Anton Čechov
regia Pierfrancesco Favino e Paolo Sassanelli
con Lunetta Savino, Fabrizia Sacchi, Paola Michelini, Anna Ferzetti, Antonella Lori, Pierfrancesco Favino, Bruno Armando, Guido Caprino, Totò Onnis, Francesco De Vito, Renato Marchetti, Teodosio Barresi, Gianluca Bazzoli e Domenico Pinelli
scene Luigi Ferrigno
costumi Lia Morandini
disegno luci Giuseppe D’Alterio
musiche STESQUA
maestro di voci Susan Main
video Marco Schiavoni
effetti sonori Sebastiano Basile
capo macchinista Giuliano Gargiulo
elettricista Giuseppe D’Alterio
fonico di sala Sebastiano Basile
fonico di palco Gianluca Guidone
operatore video Vincenzo Rosiello
responsabile di palcoscenico Vincenzo Carola
sarta Lorella Santori
attrezzista Ilaria Auriemma
costumi ANNAMODE68, Roma; Sartoria Cineteatrale NORI, Bracciano
calzature SACCHI, Firenze
acconciature FRANCESCO PEGORETTI – ROCCHETTI, Roma
arredi e scenografia ALOVISI ATTREZZERIA, Napoli
noleggio luci e fonica EMMEDUE, Napoli
trasporti EMANUELE FRAGARIA, Roma
progetto grafico DADAPAKY.IT
assistente alla regia Paolo Tommaso Tambasco
assistenti scenografo Mauro Rea , Fabio Marroncelli
assistente costumista Valeria Maccarone
backstage Gianluca Bazzoli
foto di scena e del cast Filippo Manzini
amministrazione Francesca Russo
comunicazione Paola Manetta
responsabile di produzione Carmine Iula
organizzazione Melina Balsamo
produzione Fondazione Teatro della Toscana
in coproduzione con Compagnia Gli Ipocriti