La comicità delle sofferenze d’Amore

Uno strepitoso Carlo Cecchi dirige e interpreta La dodicesima notte di Shakespeare al Teatro Eliseo, in scena fino al 20 marzo con le musiche di scena di Nicola Piovani.

Negli stessi anni in cui era impegnato nella stesura dei suoi capolavori tragici, William Shakespeare alternava l’indole drammatica all’estro irriverente delle sue commedie, altrettanto fondamentali e fonte di ispirazione per tutta la grande letteratura a venire.
Tra queste commedie spicca La dodicesima notte, che all’epoca della sua uscita e per molti anni è stata conosciuta anche col titolo What you will, definizione semplice ma efficace del senso ultimo di questa sciarada comica basata sull’inganno e sull’apparenza. È impossibile non pensare a Pirandello e al suo Così si è se vi pare, che è come se traducesse lo spirito comico del poeta inglese in un’analisi sarcastica della condizione metafisica dell’uomo moderno, in realtà la grandezza di quest’opera è rappresentata dalla constatazione di come moltissima produzione narrativa (teatrale, cinematografica, televisiva) trovi ancora la sua ispirazione nella commedia shakesperiana. Passando per la “commedia dell’equivoco” di Feydeau, la vicende contorte di Sir William (che non a caso tra le sue commedie annovera anche La commedia degli errori) sono basate su personaggi che credono qualcosa che non corrisponde alla verità, che illudono sentimenti e situazioni basandosi su errori che distorcono la realtà, che si inseguono a vicenda spinti dall’Amore in un turbine che solo nel finale si arresta restituendo un ordine al caos.

Tutto questo è particolarmente vero in un capolavoro come La dodicesima notte, egregiamente portato in scena al Teatro Eliseo da Carlo Cecchi, che si è riservato quello che probabilmente è il ruolo più accattivante e allo stesso tempo bizzarro, ovvero Malvolio. Cecchi offre al pubblico una dimostrazione della sua maestria e della sua esperienza, interpretando il maggiordomo infatuato della sua padrona, rigido e serioso, che si mette in ridicolo a causa di uno scherzo dettato dall’invidia. La quinta resta nell’oscurità, mentre sul palco pochi e sparuti oggetti scandiscono la sequenza dei “quadri” come in una successione cinematografica, caratterizzata da un pavimento circolare che ruota come un carillon; a segnare ulteriormente il ritmo travolgente della commedia è l’accompagnamento dal vivo dei musicisti, flauto, tastiere e percussioni che eseguono gli spartiti pensati per lo spettacolo da Nicola Piovani, che si è dilettato in ciò che gli riesce meglio da sempre, ovvero la scrittura di musica popolare (in questo caso dal sapore rinascimentale e barocco) e soprattutto di canzoni goliardiche, che uno straordinario fool, una marionetta esilarante stile Totò, esegue suscitando l’ilarità generale.

Il pubblico si dimostra più che divertito: lo spettacolo riesce infatti a dimostrare l’attualità della comicità shakesperiana grazie a un’interpretazione complessivamente avvincente, ma anche grazie agli ottimi costumi; un po’ carente risulta il disegno luci, che trascura l’andamento delle azioni restando anonima e poco incisivo. C’è da dir,  d’altronde che, tipico di Shakespeare, anche nella Dodicesima notte ci sono diversi momenti di altissima poesia che fanno pensare ai Sonetti del sommo poeta e, forse, in quei momenti la recitazione troppo anchilosata e scolastica è poco stimolante. I momenti di ilarità invece traggono linfa vitale dalla volontaria calibratura di Cecchi, un Malvolio che diverte a partire dal capovolgimento del suo profilo “istituzionale”, in calze gialle e giarrettiere a croce a dimostrazione di ciò che riesce a fare Amore. Emerge un ultimo risvolto dell’opera di Shakespeare, spesso trascurato ma che invece Cecchi evidenzia, chiudendo l’allestimento col povero Malvolio che, deriso, maltrattato e umiliato, si rivolge in maniera burbera, giurando vendetta, a tutti gli astanti, felici per la conclusione positiva e gioiosa degli eventi. È come se si trattasse di una ferita nella sfera del gioco della commedia, come se il divertissment avesse in quel momento chiamato in causa il dramma e gli spettatori stessi venissero accusati per il loro riso; il passo da qui al Novecento pirandelliano è breve, la bravura di Cecchi e di tutto il cast sta nella capacità di mantenere i due registri: quello comico del divertimento, ma anche quello della profondità che la stessa commedia rivendica per poter essere considerata un capolavoro.

Lo spettacolo continua:
Teatro Eliseo
via Nazionale, 183 – Roma
fino all’8 marzo
martedì, giovedì, venerdì, sabato ore 20.00
mercoledì e domenica ore 16.00

La dodicesima notte
di William Shakespeare
regia Carlo Cecchi
con Carlo Cecchi, Daniela Piperno, Vincenzo Ferrera, Eugenia Costantini, Dario Iubatti, Barbara Ronchi, Remo Stella, Loris Fabiani, Federico Brugnone, Davide Giordano, Rino Marino, Giuliano Scarpinato
musiche di scena Nicola Piovani
scene Sergio Tramonti
costumi Nanà Cecchi
disegno Luci Paolo Manti