‘Entriamo assieme nella grande fabbrica silenziosa’

elfo-pucciniGiuliana Musso, protagonista di una personale al Teatro Elfo Puccini, porta in scena un’opera sublime e coraggiosa.

«Entriamo assieme nella grande fabbrica silenziosa. Prima, però togliamo il cappello e fermiamoci un attimo a pregare per tanta manovalanza sacrificata e rovinata in tutti questi anni e secoli».

Con queste parole, tratte dall’opera di Don Pier Antonio Bellina La fabriche dai predis e proiettate silenziosamente sulla scena, si apre La fabbrica dei preti, splendido lavoro di Giuliana Musso che indaga, con garbo e rispetto, il mondo dei seminari negli anni Sessanta, nel periodo dell’importante Concilio Vaticano II, che diede avvio a una nuova era, carica di speranze e promesse di cambiamento.

Attraverso le testimonianze di tre religiosi, raccolte e portate sulla scena dall’eccellente autrice/attrice, l’opera rivela al pubblico i sentimenti più segreti, i turbamenti e gli interrogativi che affollano la mente di giovanissimi uomini ordinati sacerdoti in un periodo ricco di mutamenti, di piccole e grandi rivoluzioni, di cui non avevano avuto alcun sentore durante gli anni da seminaristi.

Su un palcoscenico popolato da proiettori e abiti appesi, che rappresentano la sostanza delle esistenze dei tre uomini, caratterizzate da scelte diverse e in alcuni casi diametralmente opposte, Giuliana Musso scandisce una giornata di vita in seminario con il racconto “in prima persona” delle esperienze fatte dai tre sacerdoti, dei differenti percorsi intrapresi e delle consapevolezze raggiunte.

A incorniciare la pièce, immagini d’epoca e malinconiche canzoni, mentre l’abilissima attrice si trasforma dopo ogni intermezzo in uno dei tre preti, divenuti personaggi di una storia dolceamara, protagonisti di un’opera misurata e sapientemente costruita.

Nonostante le diverse scelte di vita compiute dai tre uomini – uno di loro ha scelto di lasciare l’abito talare per sposare la donna di cui si era innamorato, uno ha scelto di lavorare, rinunciando allo stipendio da sacerdote per “abbracciare” la vita vera della gente comune, l’ultimo dei tre ha prestato completamente fede al giuramento fatto, anche se non senza rimpianti – esiste un filo conduttore che lega gli uni agli altri: il bisogno di essere amati per quello che si è, non «per quello che si rinuncia a essere».

Ciò che emerge dall’opera, bellissima e suggestiva nella sua essenza diretta e priva di orpelli, è quanta ombra ci sia sempre stata intorno alla dimensione umana dei sacerdoti, quanto l’educazione clericale e l’ordine gerarchico della Chiesa abbiano tentato di separare la sfera degli affetti da quella spirituale e religiosa dei seminaristi, nel tentativo di “smontare” la personale identità dei futuri sacerdoti e di ricostruirne una più adatta alla loro prossima condizione di vita, come solo le istituzioni totali – alla stregua di caserme e carceri – sanno fare.

Lo spettacolo continua:
Teatro Elfo Puccini
corso Buenos Aires 33 – Milano
fino a domenica 19 gennaio
Orari: da martedì a sabato ore 19.30 – domenica ore 17.30

La fabbrica dei preti
di e con Giuliana Musso
assistenza e ricerche fotografiche Tiziana De Mario
realizzazione video Giovanni Panozzo e Gigi Zilli
ricerche bibliografiche Francesca Del Mestre
elementi di scena Francesca Laurino
consulenza musicale Riccardo Tordoni
produzione La Corte Ospitale