Questi fantasmi

A 43 anni di distanza Umberto Orsini torna a vestire i panni del secondogenito dei fratelli Karamazov, autore del mai scritto poema Il grande inquisitore.

Uno spettacolo complesso, sofisticato, stimolante, enigmatico, suggestivo, coinvolgente, capace di destare autentico stupore; dalle innumerevoli interpretazioni che, strato dopo strato, si depongono una sull’altra; in cui non ci si stanca mai di scavare nel tentativo irrealizzabile di catturarne l’essenza. Se volessimo cercare, invano, di ridurre sterilmente il tutto a pochi elementi potremmo ricorrere a due concetti: bipolarità e ciclicità. Molteplici infatti sono i binomi presenti, incarnati dagli straordinari Umberto Orsini e Leonardo Capuano: un continuo ritorno di figure concrete e dei relativi fantasmi, di parole e silenziosi gesti, di realtà e incubo.
Alla base senza dubbio il quinto capitolo del quinto libro del romanzo di Dostoevskij, in cui Ivan, seduto con Alëša al tavolo di un ristorante, racconta al fratello la trama del poema che ha pensato di getto l’anno prima, ma che non ha mai scritto: “Il grande inquisitore” appunto (Ivan/Alëša, l’inquisitore/Cristo).
Ivan è dunque lo scrittore che pirandellianamente si confronta con il personaggio che ha concepito, a cui ha dato la vita senza però avergli costruito un’esistenza. “Io voglio vivere, ho una gran voglia di vivere per la mia e per l’altrui felicità. Mi faccia vivere, signore! (…) Mi dia, la prego, un’esistenza imperitura” così il dottor Leandro Scoto della novella Personaggi di Pirandello supplica il suo autore (l’autore/il personaggio).
Ma Ivan è anche egli stesso personaggio, che nel romanzo dostoevskijano, insieme ai suoi fratelli incarna quel conflitto ancestrale fra padre e figli, e singolarmente contrappone il suo dubbio alla fede di Alëša (padre/figlio, dubbio/fede, corpo/anima).
Altro bacino a cui questo spettacolo attinge è lo sceneggiato RAI del 1969, diretto da Sandro Bolchi, in cui Ivan era interpretato dallo stesso Umberto Orsini (affiancato da attori del calibro di Corrado Pani, Salvo Randone, Sergio Tofano, Lea Massari); l’attore, a distanza di 43 anni, torna a confrontarsi con lo stesso personaggio, un confronto/incontro reso reale in scena, grazie ai tecnicismi moderni, con l’apparizione di quell’Ivan del ’69, biondo e con gli occhiali (l’attore/il personaggio, passato/presente, l’uomo/il fantasma).
Alla fine dello spettacolo, Orsini dedica la prima a Franca Valeri e Rossella Falk, presenti in sala (il Teatro di ieri/il Teatro di oggi).

Lo spettacolo continua:
Teatro Piccolo Eliseo Patroni Griffi
via Nazionale, 183 – Roma
fino a domenica 9 dicembre
orari: da martedì a sabato ore 20.45, domenica ore 17.00

La leggenda del Grande Inquisitore
da I Fratelli Karamazov di Fëdor Michajlovič Dostoevskij
regia Pietro Babina
con Umberto Orsini, Leonardo Capuano