Quel teatro che ha ancora qualcosa da dire

Fino al 21 gennaio è in scena, al Teatro i, La merda: spettacolo giustamente pluripremiato al Fringe Festival 2012 di Edimburgo per un testo autenticamente shockante e un incredibile assolo scenico della bravissima Silvia Gallerano.

A vederla seduta sul piedistallo, nella sua totale nudità, con indosso solo un rossetto rosso rubino e una costante maschera di disgusto, Silvia Gallerano ricorda una di quelle figure shockanti e al tempo stesso seducenti dei quadri di Schiele; solo che, al posto delle ben note spigolosità delle donne del pittore viennese, l’attrice è decisamente morbida, e rotonda per un’evidente gravidanza in corso. Elemento che, da una parte, potenzia notevolmente la ferocia del testo e sottolinea la grandezza dell’interprete; ma che, al tempo stesso, crea una sensazione di straniamento nello spettatore: l’attrice, da sola per cinquanta minuti su questo sul palco-piedistallo, snocciola le confessioni e i disagi di un’adolescente che vuole a tutti i costi sfondare nel mondo della televisione e che, confrontandosi con i propri limiti e i propri traumi, si rende conto che, in fondo, tutta l’esistenza è una continua resistenza e abnegazione verso l’obiettivo che si è scelto di perseguire.
Lo spunto della drammaturgia di Christian Ceresoli è infatti quella di omaggiare i 150 anni dell’Unità, fornendo uno sguardo critico sull’involuzione che sta vivendo il nostro Paese: i piccoli uomini che crearono l’Italia – piccoli di statura perché denutriti – sono messi amaramente a confronto con i piccoli uomini di oggi – piccoli in quanto miseri e meschini.
Lo spettacolo si apre e si chiude con l’attrice che canta un inno di Mameli distorto, parodizzato, violentato – come violentate, soprattutto psicologicamente, sono ancora oggi molte donne, nell’ambito familiare o nella dimensione lavorativa, a maggior ragione se si considera il mondo dello spettacolo.
Lo spunto storico apre dunque una riflessione sulla figura della donna che, nella società italiana, continua a essere considerata riempitivo, cornice, accessorio, come secondarie sono state interpretate quelle donne che hanno preso parte all’unificazione del Paese ma che sono continuamente messe a margine nelle commemorazioni storiche – che si tratti della Belgioioso (recentemente valorizzata come figura importante dell’Unità) o di quell’unica donna che prese parte alla spedizione dei Mille.
Quello che emerge dalle parole di questa giovane, piccola ragazza imperfetta, che fa di tutto per modellarsi sulle esigenze degli altri, è la schizofrenia e la bulimia sentimentale alla quale sono costrette le menti fragili che si fanno grottescamente plasmare da terzi, con uno sguardo preferenziale sulla dimensione femminile che mai, quanto in questi ultimi anni, abbiamo visto tanto denigrata – anche a causa di tristi vicende “politiche”.
La bravura della Gallerano è ulteriormente enfatizzata dal suo stato, che sembrava potesse limitarla mentre accade il contrario: non solo la gravidanza non le impedisce di essere folgorante nella drammaticità dei gesti, efficace nei momenti di statica concitazione e nelle variazioni vocali di grande difficoltà; ma anzi, aderente alla linea del testo, la gravidanza assume un valore aggiunto nello sfatare quel pregiudizio per cui l’essere incinta possa impedire alle donne di lavorare, rendendole delle “menomate”, giustificando così una mortificazione che, nel mondo del lavoro, è imposta solo alle donne: parliamo delle dimissioni in bianco.
Dopo averne ingurgitate troppe, di schifezze, dopo aver ingoiato troppi rospi e bocconi amari, naturalmente il corpo non può che esplodere in tutta la sua drammatica sofferenza: ed ecco allora l’esplosione della merda citata nel titolo, merda quale metaforico disagio interiore ma anche lordura materiale che mortifica i corpi delle donne, sozzura che ne ricatta la femminilità, ma anche possibilità di espulsione e di purificazione da ciò che fa male – nell’animo e al fisico.
Per capire perché sia stato pluripremiato al Fringe Festival di Edimburgo, nell’edizione 2012, è d’obbligo vederlo. Nota a margine: già la prima sera era tutto sold out e c’era la gente che, trepidante, sperava di poter essere ripescata dalla lista d’attesa. Ma ne valeva la pena.

Altre recensioni:
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Lo spettacolo continua:
Teatro i

via Gaudenzio Ferrari, 11 – Milano
fino a lunedì 21 gennaio
orari: da lunedì a sabato, ore 21.00 – domenica, ore 17.00 (martedì riposo)
La merda / Decalogo del disgusto
di Christian Ceresoli
con Silvia Gallerano
prodotto da Christian Ceresoli e Marta Ceresoli
col supporto di The Basement (Brighton – UK)