Dies Irae, dies illa, solvet saeclum in favilla

In occasione del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, il Teatro Don Bosco mette in scena la Messa di Requiem.

È noto che Giuseppe Verdi non avesse grandissima dimestichezza con la musica sacra, e che l’avesse evitata per quasi tutto il corso della sua carriera di compositore; questo atteggiamento rifletteva chiaramente anche le sue tendenze propriamente laiche, o il suo cattolicesimo quantomeno altalenante e dubbioso, mai abbracciato con fervore e in maniera definitiva come era stato per l’amico e compatriota Alessandro Manzoni. Proprio la morte di Manzoni nel 1873, però, turbò a tal punto il compositore da convincerlo a realizzare una Messa di Requiem dedicata allo scrittore scomparso; questo Requiem venne eseguito in memoria di Manzoni un anno dopo, nel 1874, esaltando gran parte del pubblico per l’intensità della costruzione, ma soprattutto per l’energia e il vigore a tratti sovraumani. A dire il vero, Verdi aveva espresso anche negli anni precedenti l’intenzione di dedicarsi a un Requiem, forse perché sentiva in questa impresa un possibile compendio non solo della sua mastodontica carriera operistica, ma da un lato anche della sua turbolenta idea del sacro e della fede, e dall’altro anche della tradizione romantica, capace di annunciare e inaugurare la modernità. Per tutte queste ragioni, in occasione del bicentenario della nascita di Verdi, non potrebbe esserci scelta più avvincente, suggestiva e azzeccata che eseguire proprio il Requiem, ed è stata la scelta dell’Alfa Musicorum Convivium presso il Teatro Don Bosco. L’orchestra, diretta egregiamente da Nicola Samale, restituisce tutta l’intensità degli arrangiamenti, talmente arditi a tratti da assumere venature wagneriane per i passaggi cromatici e le dissonanze, mentre i fiati annunciano il Giorno del Giudizio con solennità, specie nel furore del notissimo Dies irae e nel trascinante Agnus Dei.
Ma il grande protagonista del Requiem è il coro, e in questa occasione il Teatro Don Bosco si è superato ospitando ben tre compagnie distinte: l’Accademia Vocale Romana diretta da Lorenzo Macrì, il coro Diapente, diretto da Lucio Ivaldi e i Mirabiles Cantores, la compagnia fedele al Teatro, diretta da Marco Boido. I quattro solisti, Fausta Ciceroni, Valentina Pennacchini, Alessandro Pento e il patron dell’Alfa Musicorum Alessio Magnaguagno, non sono nuovi a chi frequenta abitudinariamente le attività di questo coraggioso progetto che da anni ormai è la sola isola felice nella periferia romana a offrire a prezzi popolari musica classica e opera lirica.
Il Requiem, soprattutto per i virtuosismi delle voci, è senza dubbio un’opera particolarmente rischiosa da mettere in scena, e bisogna ammettere nel concerto di ieri almeno un paio di evidenti errori di esecuzione strumentale, ma anche altrettanto evidenti passi falsi nell’intonazione vocale. Ma questo solo per la cronaca e per il legittimo dovere della critica, per il resto non si può che continuare ad apprezzare gli sforzi che questa piccola realtà compie di anno in anno per diffondere le basi della nostra cultura secolare anche in ambienti esterni dal circuito ufficiale ed elitario; e non a caso l’intera programmazione di quest’anno è dedicata al Bicentenario Verdiano: il 17 e il 20 aprile sarà in scena l’Attila e a maggio la gran chiusura con la Traviata.

Lo spettacolo continua:
Teatro Don Bosco
via Publio Valerio, 63 – Roma
sabato 23 marzo, ore 21.00

Alfa Musicorum Convivum presenta
La Messa da Requiem
di Giuseppe Verdi
direttore Nicola Samale