Una morsa poco pirandelliana

Nell’ambito della rassegna Short Theatre Arturo Cirillo porta in scena un atto unico giovanile di Pirandello, sacrificando l’umanità del personaggio femminile – vero centro della storia – per dare a Sandro Lombardi un ruolo degno della sua fama.

La Morsa – epilogo in un atto, scritta nel 1892, è incentrata sulla storia di un adulterio e sulle qualità umane (e non) dei tre protagonisti: Giulia – la moglie fedifraga -, di ricca famiglia, fuggita di casa “per amore”; il marito Antonio, di umili origini il quale, per riscattarsi socialmente dal “rapimento” della ragazza, si dedica anima e corpo al lavoro per restituirle l’agio della casa paterna, finendo col trascurarla; e Andrea, pavido amante di Giulia nonché amico e socio in affari di Antonio.
La morsa cui fa riferimento il titolo non è solo quella messa in atto da Antonio che, sospettando l’adulterio, fa finta di non accorgersi di niente, per permettere ai due amanti di tradirsi e confermare così i suoi sospetti, ma anche quella dell’inettitudine dei due uomini, entrambi troppo presi dal proprio ego per accorgersi delle esigenze di Giulia.
Trascurata dal marito – alle prese con un riscatto sociale che non ottiene nemmeno quando diventa ricco (coi soldi della moglie, che ha intenzione di restituirle quando decide di buttarla fuori di casa) – e tradita dalla vigliaccheria di un amante che si preoccupa più della reazione dell’amico che del suo futuro con lei, a Giulia non resta che chiudere la storia con Andrea e suicidarsi con un colpo di pistola, sopraffatta dalla crudeltà del marito, che non ha intenzione di farle vedere più i due figli nemmeno per un ultimo saluto.
La statura morale di Giulia e il suicidio cui è indotta rendono questo atto unico – seppure catalogabile ancora nel teatro naturalistico ottocentesco – un testo pienamente godibile anche dal pubblico di oggi il quale, nonostante possa sentire lontani i temi di certa morale borghese, coglie benissimo la condizione femminile che mutatis mutandis non è poi così diversa da quella contemporanea.
Cirillo – che firma la regia oltre a interpretare Andrea – si mostra apparentemente rispettoso del testo pirandelliano al punto tale da far recitare agli attori alcune delle didascalie, precise e corpose, per sottolineare alcuni passaggi del testo o per evocare la scenografia pensata dall’autore, diversa da quella di Dario Gessati, più astratta, che vede alcuni elementi di arredo borghese posti dentro delle teche dai bordi di ferro arrugginiti, quasi a sancire l’irrimediabile lontananza del mondo che Pirandello ci racconta.
A quello naturalistico dell’originale Cirillo sostituisce un registro quasi comico a cominciare dalla scelta di far interpretare le poche battute della domestica Anna ora all’uno ora all’altro interprete maschile, calcando sul loro travestimento femminile. Se l’Andrea di Cirillo è convincente nella sua pavidità, l’Antonio di Sandro Lombardi gigioneggia, è ironico, buffo, quasi comico. Antonio piange, si dispera mentre caccia di casa Giulia, imponendole di non vedere i figli, mentre quello pirandelliano è feroce, spietato, privo di esitazioni. Giulia d’altro canto è fin troppo fiera e sembra non piegarsi davvero alla rivalsa del marito sui figli, tanto che il suo suicidio appare posticcio e poco in sintonia col personaggio così come Cirillo lo fa interpretare a Sabrina Scuccimarra. È evidente che per Cirillo è Antonio la vera vittima dell’adulterio in una lettura che non solo non trova giustificazione nel testo e nelle sue didascalie – che pur se riportate parzialmente in scena, non vengono rispettate – ma che solo uno sguardo maschilista può elevare a personaggio centrale relegando il dramma di Giulia in secondo piano.
Anche il finale subisce modifiche vedendo quello originale, che si conclude sull’accusa di Antonio ad Andrea, «Tu l’hai uccisa!» subito dopo lo sparo, qui allungato in una interminabile esitazione tra i due amici che si fronteggiano – in attesa dello sparo, per chi conosce il testo, in attesa di non si sa cosa per chi lo ignora – con l’unico scopo di mostrare imbarazzi e umanità dei due uomini che invece Pirandello aveva indicato al pubblico a lui contemporaneo in tutta la loro meschinità.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro India
Lungotevere Vittorio Gassman – Roma
fino a venerdì 9 settembre, ore 19.00

La morsa – epilogo in un atto
di Luigi Pirandello
regia Arturo Cirillo
con Sandro Lombardi, Sabrina Scuccimarra, Arturo Cirillo
scene Dario Gessati
costumi Giovanna Buzzi
luci Gianni Pollini
suono Antonio Lovato