Dove finisce il potere

Angela Malfitano porta, sul palco del Teatro Oscar di Milano, un testo della scrittrice e drammaturga austriaca Elfriede Jelinek, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 2004. La regina degli elfi racconta l’arte, le fragilità e la sete di potere che hanno contraddistinto la vita dell’attrice viennese Paula Wessely.

Gli spettatori attendono l’inizio dello spettacolo quando una voce, alle loro spalle, comincia a parlare. Subito dopo ha inizio il monologo ma, per assistervi, il pubblico è costretto a voltarsi. II potere dell’attrice si manifesta così, in tutta la sua forza, già dalla prima scena. La Wessely chiede una prova di fedeltà prima di concedere la sua performance: regalerà la sua arte solo a chi sarà disposto ad assecondarla. Una bara avanza verso il palco, ma si ferma prima di salirvi. Paula è morta, questo è il giorno del suo funerale solenne e la scena, ormai, non le appartiene più. La fine dell’esistenza terrena non può, però, condannarla al silenzio. Infatti, come scrive Elfriede Jelinek: «I morti escono sempre dalla tomba, questa è la storia tedesca e austriaca, appena si dichiara elaborata e compresa, la mano esce dalla tomba». La protagonista ha ancora qualcosa da dire e, per questo, non riesce a rassegnarsi all’idea del riposo. È tormentata dal rimorso per essersi prestata al gioco dell’oscena propaganda nazista? O forse teme soltanto che questa sua scelta ne comprometta la memoria per gli anni a venire? Se invece, quello della morte, fosse soltanto l’ennesimo ruolo da interpretare e lei volesse offrirci la sua ultima prova d’interprete?
La bocca nera, disegnata sulla maschera di Angela Malfitano, allude all’immagine tristemente nota di Hitler. Basta osservare questa piccola macchia scura per collegare la vicenda esistenziale dell’attrice austriaca a quella del feroce dittatore. Infatti, per paura di perdere la popolarità – linfa vitale per il suo egocentrismo – la Wessely ha piegato il suo talento al potere nazista. Se in qualche momento, il pubblico riesce persino a provare tenerezza per questa donna, insieme fragile e ironica, in balìa del potere altrui, per la maggior parte dello spettacolo non può che giudicarla un essere odioso e ripugnante, colpevole di aver anestetizzato menti e coscienze, tradendo lo spirito autentico del teatro – che, al contrario, ha la missione di risvegliarle. Un messaggio irruento, quello che la drammaturga austriaca vuole rivendicare, una denuncia scagliata contro ogni forma di manipolazione messa in atto nei confronti delle donne. Un tema che s’inserisce perfettamente nello spirito del progetto DonneTeatroDiritti, di cui fa parte La regina degli elfi, che quest’anno affronta proprio l’ambiguo rapporto che lega il palcoscenico al potere.
Ottima la recitazione di Angela Malfitano. D’altra parte, però, la scenografia, il trucco e i costumi non riescono a incarnare a pieno lo spirito satirico e grottesco di cui si nutre l’intero testo. Troppa attenzione, nell’allestimento scenico, è dedicata ai luoghi comuni che popolano l’immaginario sull’aldilà. L’idea della morte che trapela dalle parole dell’attrice è, al contrario, inusuale e per nulla di maniera. Per questo, delle soluzioni meno standardizzate avrebbero meglio restituito l’originalità della concezione.
“Certo bisogna farne di strada da una ginnastica dell’obbedienza/fino a un gesto molto più umano che ti dia il senso della violenza”, cantava Fabrizio de Andrè.

È bello sapere che il teatro, dai tempi di Paola Wessely, sia riuscito a compiere con successo questo lungo percorso e, oggi, preferisca interrogare e scuotere il suo pubblico, piuttosto che ammaliarlo e persuaderlo.

Lo spettacolo continua:
Teatro Oscar

via Lattanzio, 58 – Milano
fino a domenica 27 gennaio
orari: da martedì a sabato, ore 21.00 – domenica, ore 17.00

Progetto DonneTeatroDiritti presenta:
La regina degli elfi
traduzione Roberta Cortese
di e con Angela Malfitano
assistente alla regia Alessandra Lanfranchi
con l’aiuto di Rossella Cabiddu, Alessandro Carnevale Pellino, Andrea Cazzato, Anna Cei, Caterina Grandi, Cecilia Lorenzetti, Lucia Mazzotta, Maria Emanuela Oddo, Francesca Pasino, Andrea Rinaldi, Agrese Troccoli e Stefano Zanasi
video
suono Francesco Brini
foto Alessandra Fuccillo
tecnico Emanuele Cavalcanti
produzione Associazione tra un teatro e l’altro
in collaborazione con Associazione T.I.L.T_Imola, Comune di Castel Maggiore, Sì*
Metrica, Spazioindue_Bologna
durata 50 minuti)