Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere

teatro-diana-napoliLa commedia La scena di Cristina Comencini arriva per la prima volta sul palco del Teatro Diana di Napoli raccontando del divario ancora esistente tra uomo e donna, della difficoltà che i due sessi hanno nel capirsi e confrontarsi, non dimenticando però, prima di tutto, di divertire la platea.

Cristina Comencini è da sempre attenta alle tematiche che riguardano le donne e la questione femminile. Lo ha dimostrato co-fondando l’associazione Snoq (Se non ora quando) e lo ha fatto scrivendo opere teatrali come Due Partite, Libere o appunto La scena.
In quest’ultimo caso tre sono i protagonisti del testo: due donne mature (ma guai a chiamarle così) interpretate da Angela Finocchiaro e Maria Amelia Monti e un ragazzo ventiseienne (anche qui, attenzione a riferirsi a lui come tale) a cui presta le fattezze Stefano Annoni. Due donne, due amiche da una vita, tanto vicine quanto diverse. L’una, Lucia (Finocchiaro), posata, seriosa, cauta e forse un po’ repressa. L’altra, Maria (Monti), il suo opposto, ovvero passionale, avventurosa, piena di brio e forse anche un po’ incosciente. Entrambe si ritrovano una domenica mattina a casa di quest’ultima a recitare, per un equivoco , l’una la parte dell’altra dinnanzi al giovane Luca (Annoni), agganciato da Lucia la sera prima, ma troppo sbronzo per ricordare il volto della donna con cui ha passato la notte. E così le due amiche per la prima volta si mettono a nudo, svelando i pensieri sull’altra e su se stesse, rivelando paure, dubbi, debolezze.

Quello che prende forma, dai loro dialoghi, è un testo che racconta del mondo femminile, di tutte le sue contraddizioni, delle passioni e dei timori che muovono le donne, delle aspettative che la società ha su queste e dell’imbarazzo a essere se stesse e a disattenderle. Racconta dell’eterna lotta tra natura e cultura, dei condizionamenti socio-culturali che non investono solo il ruolo femminile, bensì anche quello maschile che si ritrova, anch’egli, a dover recitare una parte, non sul palco, ma nella vita. Impegnati a fingere, timorosi di svelare se stessi, uomini e donne procedono rincorrendosi e perdendosi, accomunati dall’incapacità di comprendersi. La Comencini racconta i cliché dei due sessi e dei rapporti tra questi, sia quelli frutto del contesto patriarcale e maschilista in cui siamo calati (il tradimento al maschile come qualcosa di ovvio, l’uomo maturo attratto dalla donna più giovane, la repressione femminile, lo slut-shaming), sia quelli al femminile (il toy boy, la donna autoritaria che per far sentire la sua voce schiaccia quella dell’uomo, la donna timorosa e insicura di sé, il peso degli anni che passano). Va da sé che in tale prospettiva, le relazioni tra i due sessi, non possano che essere complicate e sovente fonte di insoddisfazione e delusioni. Ma, come la Comencini sembra suggerire, la colpa non va ricercata nei rapporti amorosi, quanto appunto nei ruoli che uomini e donne sono costretti a recitare.

In quello che potremmo definire semplicisticamente e banalmente un testo al femminile vi è spazio anche per la voce maschile, quella del giovane Luca che, a sua volta, scopre le carte dal punto di vista del sesso a cui appartiene. Una pièce molto interessante, attualissima e ben scritta che invita a ripensare certe tematiche, ma lo fa, intelligentemente, scegliendo il registro comico che difatti risulta graditissimo al pubblico. Non solo i dialoghi, ma una comicità anche fisica, corporea, che vede il suo massimo nella mimica enfatizzata e spassosa delle due protagoniste. Quella invece che è toccata all’attore in scena risulta esagerata, fuori luogo e banale. Mima infatti alcune mosse di taekwondo dimenandosi sul palco in maniera concitata e portando a domandarsi il senso di tutto ciò. Per un attimo è come se l’opera della Comencini si fosse bruscamente interrotta e un’interferenza ci mostrasse un boccone del più classico dei cinepanettoni che propone improbabili gag fisiche senza ragion d’essere, col solo scopo di strappare una risata fin troppo facile.

Una triste caduta di stile che non rovina la piacevolezza dell’opera nel suo insieme. Nota di merito alle scene che simulano alla perfezione, nello spazio ridotto di un palcoscenico teatrale, un grazioso appartamento, luogo in cui si svolge appunto l’intero atto.

Lo spettacolo continua
Teatro Diana

Via Luca Giordano 64, Napoli
dal 3 al 14 Dicembre 2014
martedì, giovedì e venerdì ore 21 – mercoledì ore 17.45 – sabato ore 17.30 e ore 21.00 – domenica ore 18.00

La scena
di Cristina Comencini
regia Cristina Comencini
con Angela Finocchiaro, Maria Amelia Monti, Stefano Annoni
scene Paola Comencini
costumi Cristiana Ricceri
disegno luci Sergio Rossi