Emozionarsi ancora

teatro-lo-spazio-romaAl teatro Lo Spazio voci, echi e storie. Sulla scena: Labirinto (percorso nelle passioni), spettacolo sperimentale di totale coinvolgimento.

«Nel labirinto non ci si perde. Nel labirinto ci si trova». La rappresentazione dello spettacolo Labirinto, tenutasi in scena allo Spazio, può essere riassunta perfettamente in questa descrizione del pittore austro-ungarico Hermann Kern. Un teatro interattivo che vede la cornice scenica mutare forma, l’intera sala e non solo il palco vengono, infatti, utilizzati e modificati per meglio adattarsi alla scenografia intersecata e, appunto, labirintica

Diversi cunicoli, piccoli angoli di spazio ritagliati e segnati da una tenda, all’interno illuminati da luci calde o acide, luci che riflettono lo spessore della storia e con essa si sposano, amplificandola. Lo spettatore è libero di muoversi senza alcuna guida o indicazione. Solo l’istinto, la percezione, la curiosità, l’attrazione e altre forme sottili conducono, nessun altro Virgilio se non la parte più intima di ognuno. All’interno della sala, con sempre presenti musiche suggestive, vanno svelandosi disparati monologhi. «La morte non può fare paura, non la conosciamo. Della vita che dobbiamo avere timore» recita il primo attore. Difficile fin dall’inizio reggere lo sguardo degli interpreti che provocano il riaffiorare di fantasmi, scheletri nell’armadio, stuzzicano una coscienza che, magari per facilitarci la vita, teniamo troppo spesso a bada. Drammi esistenziali nei quali, forse, non tutti ci rivediamo, ma le parole usate innescano una sinergia e una comprensione. Molto di quelle storie, di quegli spaccati, di quei dolori, di quegli interrogativi riaffiorano come familiari. Si innesca un circuito, gli occhi attenti a cogliere i particolari in sala si incrociano e si abbandonano, si prosegue a sentire un altro monologo.  La madre che, invitandoti a piegare i panni appena lavati per i propri figli, confessa arcaici istinti carnali ancora vivi. Istinti passionali e slanci verso una vita intesa come piacere puro durante la quale essi vengono repressi e sacrificati, creando un’esistenza che spesso non si rivela come si vorrebbero. Frustrazioni che rigano, lacerano  e scalfiscono. Lo scrittore che abbandona il posto fisso, la sicurezza economica, in cerca del grande successo, ma solo con la sua solitudine, la sua disperazione, la sua coscienza non potrà fare altro che arrendersi all’idea che spesso cerchiamo di essere ciò che non siamo. E ancora la morte che ti ride in faccia, quasi sbeffeggiante, attraverso le foto della ragazza con la quale avresti voluto passare la vita. E seguono drammi familiari, personali, violenza sulle donne, la violenza di un Dio che, nella sua eterna bontà, decide di non donare proprio a te la fede e così ti flagelli in perché e domande.

Impariamo a conoscere noi stessi, ma anche gli altri compagni di questa avventura. C’è chi si commuove davanti allo strazio della bulimia, che si presenta in questo caso sia come violenza psicologica velata fin dall’infanzia tramite il lavoro martellante della televisione che propone modelli inimitabili di bellezza snaturante, ma anche come terrore puro infuso da una madre puntigliosa che fa pesare, letteralmente e non, ogni chilo preso. Si scorgono anche sorrisi e accenni di risate sentendo le comiche avventure di questo disgraziato che si ritrova a dover fare da messaggero tra i vari pezzi di una famiglia ormai andata in frantumi. «Ma nel labirinto non si trova il Minotauro, si trova se stessi». E infatti angosce, ansia, insoddisfazioni e paranoie trovano la fine di questo labirinto.

Una seduta psicoanalitica e introspettiva insomma? No, lo spettacolo va oltre. È tema di riflessione e spinta motrice. Come in tutti i labirinti occorre trovare il centro, un centro dove ci si riunisce insieme a tutti gli altri, nell’analisi positiva che il vivere queste passioni ha su tutti noi, le emozioni che si provano, la fantasia che scaturisce ed i “colori” vitali che creano nelle nostre vite. Una fine che si chiama Passione. I vari attori, uno alla volta ci svelano così il prezioso elemento che non si deve abbandonare: la passione è ciò che muove tutto. Nulla di grande è stato creato senza la passione. Ognuno segue una strada per giungere a questo finale collettivo, a questo punto di raccolta dove si attiva un qualche richiamo indefinibile ma palesemente di rinascita. Avete ancora tempo per girare nel labirinto, godendo di un esperimento sperimentale riuscito e che non finisce, come molti ahimè, nel banale.

Lo spettacolo è in scena
Teatro Lo Spazio
via Locri, 42
dal 21 aprile al 3 maggio

Labirinto (percorso nelle passioni)
regia Ferdinando Properzi e Michela Francescangeli
con Agnese Galeffi, Arianna Barberi, Cristiano Gneo, Da Corsi, Emma Rosa, Luca Masi, Marco De Bella, Martina Massa, Michela Prinzivalli Naturopata, PierLuigi Licenziato, Tonino Sechi De Murtas
trucco e parrucco Elvira Meola