Nemmeno le disgrazie sfuggono alla crisi

La morte sarà anche una livella, come diceva Antonio de Curtis – in arte Totò – ma la crisi non ci sta a farsi sottomettere.

Si sbagliava di grosso chi pensava che certi mestieri non finiranno mai perché ci saranno sempre acquirenti. L’impresa di pompe funebri potrà mai fallire? Eppure in tempo di crisi, anche questo è possibile.

L’agenzia della felicità racconta una situazione che qualche anno fa sarebbe apparsa paradossale, mentre oggi, tutto sommato, non è così improbabile. I tre soci di un’agenzia di pompe funebri, l’Agenzia della Felicità, dopo un anno e mezzo di inattività devono fronteggiare pesanti pressioni economiche: lo scoperto della banca incalza e la cartella esattoriale bussa alla loro porta. Svariate migliaia di euro da sborsare e la cassa suona a vuoto. Che fare? La dignità e la morale cedono schiacciate dall’istinto di sopravvivenza. La soluzione ai problemi è una tipologia antichissima di commercio, un baratto, diciamo, con beni in natura: la prostituzione. I soci seducono o cedono alle lusinghe dei loro creditori senza coinvolgimenti emotivi, ma per un lucido e ponderato calcolo.

L’argomento delicato poteva facilmente scadere nella banalità e nello squallore, se il tocco dell’autore e degli interpreti non avesse sdrammatizzato con ironia. La commedia brillante si sostanzia di vivaci battibecchi, di situazioni improbabili e di battute che muovono spesso al riso.

Vi scandalizza pensare che una piéce teatrale scherzi con questi temi? Che ironizzi su persone che danno via il loro corpo per far fronte a un debito? Forse scandalizza di più aprire un quotidiano e leggere le notizie di coloro che, in questi mesi, adottano la via del suicidio per affrontare le stesse circostanze. La prostituzione non è roba da commedia, ma neppure il suicidio è roba da realtà. Eppure questo accade.

L’ironia come strumento per dissacrare le contingenze, per esasperare le situazioni nel loro aspetto ridicolo e metterle alla berlina funziona se raggiunge il suo scopo, altrimenti è superficiale banalizzazione. In questo caso, lo strumento ironico funziona, stimolando a una riflessione tutt’altro che divertente.

La situazione attuale è difficile ma deve essere affrontata e la prima cosa da fare è prenderne coscienza. Vederla rappresentata in tutta la sua crudezza può essere un buon punto d’inizio per capire lucidamente e fronteggiare le difficoltà con l’atteggiamento ironico di chi sa, come voleva Flaiano, che “la situazione è grave ma non è seria”.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro delle Muse
Via Forlì, 43 – Roma

La compagnia del Teatro delle Muse presenta:
L’agenzia della felicità
di Geppi Di Stasio
con Geppi Di Stasio, Wan