Dal mondo antico alle democrazie moderne

teatro-oscar-milano1Al Teatro Oscar di Milano, una rappresentazione giovane dell’Orestea in cerca di paralleli storici.

Da quando Eschilo la scrisse e la rappresentò per la prima volta nel V° secolo a.C., l’Orestea – trilogia di tragedie composta da Agamennone, Coefore ed Eumenidi – rappresenta un affascinante unicuum che riflette una fondamentale fase storica e un momento di passaggio tra due epoche: al mondo antico fondato su re e divinità si sostituiscono le leggi e le istituzioni dell’uomo.

È su questo aspetto che si focalizza l’attenzione de L’alba della democrazia – primo spettacolo della rassegna italiana del Jeune Theatre Europeen, curata dall’Associazione culturale STN-Studionovecento.

Il regista Marco Pernich sfrutta la tecnica del “teatro nel teatro”: la vicenda degli Atridi, infatti, viene narrata e rappresentata da un gruppo di teatranti durante la sosta notturna in un albergo sulla strada per Micene. Nel corso della serata la Compagnia rivive i momenti chiave dell’Orestea – il sacrificio di Ifigenia, la guerra di Troia, la morte di Agamennone per mano di Egisto e Clitemnestra, la vendetta di Oreste ed Elettra, il giudizio del tribunale popolare che assolve l’uomo – rivivendone le emozioni e mostrandone gli elementi di attualità.

La semplice scenografia è sostenuta da un utilizzo altrettanto moderato, ma estremamente attento, delle luci e delle tonalità cromatiche. Il rosso, in particolare, riveste un ruolo chiave – come già in Eschilo: è il colore del sangue, del sopruso e della violenza. Sono rossi, infatti, i vestiti di Ifigenia e di Cassandra (personaggi interpretati dalla stessa attrice); i teli che ricoprono a lungo sedie e pavimento e che, nell’ultima parte, avvolgono una tra le Erinni; le luci che dominano la scena durante l’assassinio di Agamennone. Non viene fatto alcun uso, al contrario, della musica, sostituita dalle voci degli attori che intonano canti, lamenti, ululati, suoni della natura – come il fruscio del vento o lo sciabordio delle onde, ma soprattutto un perenne ronzio che domina costantemente lo spettacolo e che, talvolta, riduce l’efficacia delle parole.

L’alba della democrazia ha sicuramente diversi punti deboli: la saga degli Atridi è molto discontinua e narrata “a spezzoni”, la recitazione dei giovani attori è spesso enfatica, le Erinni appaiono tutt’altro che terrifiche. Il finale ben riuscito, tuttavia, riesce a riscattare – almeno in parte – le debolezze dello spettacolo. Dopo l’assoluzione del tribunale, l’attore che interpreta Oreste – nei doppi panni del personaggio greco e del commediante – si appoggia al tavolo e spiega con naturalezza al resto del gruppo, seduto a terra intorno a lui, l’importanza epocale di quella svolta storica. La decisione circa la colpevolezza di Oreste è sancita non arbitrariamente da una divinità, ma da un tribunale di cittadini ateniesi. I re sono stati destituiti. Gli dei non sono più il perno attorno al quale ruota la vita delle persone, per quanto continuino a rappresentare il massimo potere e una costante presenza nelle loro vite. È l’affiancamento della giustizia terrena a quella divina; è l’affermazione della dignità umana e della possibilità di autogovernarsi; è, in ultima analisi, la nascita della democrazia.

Vi è, probabilmente, un ulteriore livello di lettura dello spettacolo. Gli attori indossano abiti degli anni Trenta, Agamennone veste un berretto militare che ricorda quelli dei gerarchi nazisti, si accenna a una piazza gremita di bandiere nere e a un rogo di libri. Si possono rintracciare, dunque, sottili riferimenti a un’altra epoca dittatoriale, quella nazista, e a un nuova svolta storica: la fine di gran parte dei regni europei e delle degenerate dittature, e la nascita delle democrazie moderne. Risulta dunque efficace il confronto tra epoche distanti millenni.

Lo spettacolo termina con un canto e la parola “speranza”, che confluisce nel ronzio di fondo e, forse, spiega quel rumore sordo, sempre presente nel corso dell’intero spettacolo. Probabilmente quel ronzio rappresenta il suono della speranza che aleggia sull’opera.

A un’attenta e secondaria riflessione L’alba della democrazia offre numerosi, elaborati e interessanti spunti di riflessione. Peccato che la prima lettura e l’impatto immediato dello spettacolo siano meno efficaci.

 

 

 

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Oscar
via Lattanzio, 58 – Milano
venerdì 11 e sabato 12 ottobre, ore 21.00
 
L’alba della Democrazia
da Eschilo, Pasolini, Ritsos e Conte
drammaturgia Marco M. Pernich
regia Marco M. Pernich
con Stefania Lo Russo, Tecla Priovano, Chiara Pautasso, Giulio Locatelli, Christian Gallucci, Vincenzo Paladino e Anna Maria Sala
produzione STN – Studionovecento