Don Giovanni secondo Topor

Il maschile e il femminile nel corpo del seduttore par excellence, Don Giovanni. Topor rivisita il mito, con l’estro bizzarro del suo neo-surrealismo.

Un assemblaggio provvisorio (come da titolo del Bando, vinto dalla Compagnia francese) di temi e stilemi, che hanno affascinato Tudoux (come racconta lui stesso) già nel 2005, quando ha iniziato a studiare teatro, perché in Topor: «J’ai trouvé un univers absolument étrange, qui passe par le fantastique mais qui raconte des choses de la chair. Un univers ou on trouve le bizarre mêlé à des vraies sensations physiques».
Un testo ostico in quanto stratificato e, in parte verboso, che Tudoux ha avuto il coraggio di mettere per la prima volta in scena nel 2014, dopo aver letto e visto una varietà di opere di Topor, da quelle letterarie a quelle di animazione, passando per la collaborazione alla scenografia del Casanova felliniano. Per dare una forma scenica a questo ricco bagaglio di esperienze e stimoli, l’attore si è però rivolto a un occhio esterno, quello del regista Olivier Boréel: «C’est moi qui, au début, a pensé le projet et a voulu l’encadrer. Mais, je savais que j’aurais besoin de quelqu’un pour m’aider à parcourir le chemin. Olivier a une intelligence du texte qui m’intéresse beaucoup».
Sul palco, si notano alcuni riferimenti al mondo figurativo di Topor, dall’anamorfismo (Un matto, o Autoseduzione,1976) alla fluidità di genere (Piccolo lampo, 1983), passando per la fantasia nel disegnare l’orgia costumistica de Le Grand Macabre (per il Teatro Comunale di Bologna).
È Olivier Boréel a raccontare il suo approccio, all’inizio anche difficile, con questo testo: «Quand j’ai lu le texte, je l’ai trouvé difficile, très verbal, parlez trop. Je ne pouvais pas le prendre de manière réaliste. Je trouve Topor plus grand dessinateur qu’écrivain» e a spiegare l’abbondanza di oggetti e, soprattutto, abiti per la mise-en-scène (termine forse più appropriato di regia per il suo apporto in questo spettacolo): «Les vêtements, par exemple, je ne les pense pas comme matière plastique (anche se la Venere degli stracci, di Pistoletto, viene subito alla mente osservando la scena). Je pense, plutôt, comme remplir l’espace avec des choses. Essayer… pour voir si ça marche».
Nel complesso, la miriade di abiti, gli oggetti fuori contesto (come il frullino per montare i bianchi a neve), gli anamorfismi restituiscono bene quel surrealismo grottesco, antiborghese e destabilizzante proprio di Topor, e contribuiscono ad alleggerire un testo che, seppure verboso, quando recitato in francese dimostra una complessità ingegnosa e una profondità ancora più apprezzabili sulla melodiosità naturale della lingua d’Oltralpe.

Lo spettacolo è andato in scena:
Tenuta dello Scompiglio

via di Vorno, 67/b – Vorno (LU)
domenica 9 aprile, ore 19.30

L’ambigu
performance di Cie Nom d’Un Bouc!
testi Roland Topor
progetto Benjamin Tudoux
interprete Benjamin Tudoux
regia Olivier Boréel
assistente alla regia Jean-Pierre Morice
luci Natalie Gallard
sovratitoli Simon Astier
direttrice di produzione Elodie Biardeau
traduzione sovratitoli Maria Ilaria Panuccio
(progetto vincitore del Bando Assemblaggi Provvisori)