Lauta (s)cena

Al Teatro Trastevere di Roma un imperdibile allestimento della tragedia euripidea Le Baccanti: rivisitato in un’ottica moderna senza però snaturarne la classicità, questo capolavoro torna allo sguardo del pubblico contemporaneo in tutta la sua feroce verità.

Bello e terribile. Come tutti i fenomeni naturali che colpiscono l’intimità estetica dell’osservatore proprio per la loro mostruosa e indescrivibile imponenza. Bello e terribile questo allestimento, che risorge al presente l’opera ultima di Euripide, Le Baccanti, e dimostra come sia possibile riadattare in chiave moderna un’opera antica senza farne scempio.
Colpisce tutto di queste Baccanti: la scenografia essenziale e astratta, creata da strisce di tessuto tese in linee oblique, che si intersecano a formare una quinta in scena e ammorbidite da hula hoop vermigli; le luci, che alternano atmosfere di bianco sacro e di rosso sacrilego; i costumi, modernizzati in congrui rimandi al mondo fiabesco o a eleganti scenari contemporanei. Infine, ma non ultima, colpisce la tenuta recitativa del cast, che si mostra all’altezza non solo del testo originale, ma anche e soprattutto di questa regia robusta e rigorosa, che nulla disperde dell’austerità greca.
Accade allora che sia ancora credibile l’arrivo a Tebe di Dioniso, sotto sembianze umane, per vendicare la morte della madre incenerita dal geloso fulmine di Era e per rivendicare la paternità di Zeus, dunque la sua natura divina. Come sono credibili le donne che sul monte Citerone, lontano dallo sguardo ateo dei concittadini, celebrano i riti dionisiaci. Le parti agite dalle baccanti sono le più seducenti, grazie all’intelligente regia che ne dirige non solo le azioni, ma anche le partiture vocali, lasciandole cantilenare all’unisono armonizzando i toni e i timbri, a recuperare la suggestione dei cori antichi.
L’apice di verosimiglianza arriva con la scena dell’aggressione a Penteo, giovane erede del sovrano Cadmo, peccatore di hybris agli occhi del dio, dilaniato dalle fauci invasate delle baccanti, prima fra tutte la madre, che nel delirio è certa di aver sbranato un leone. Sembra di assistere a un horror della migliore tradizione, e il turbamento di chi assiste non ha fine. Un lauto pasto in cui sono divorate le carni e con esse i più oscuri e ancestrali tabù della società umana.
Così, all’uscita, si va via con suggestioni incastonate nello sterno una nell’altra come scatole cinesi: ci si interroga sul significato politico della tragedia, sull’interpretazione etica, poi su quella estetica – Dioniso è padre olimpico non solo del vino e dell’ebbrezza, ma anche del teatro, ed è inevitabile soffermarsi sul registro metateatrale dell’opera – poi ancora sulla sublimazione del problema di genere – la donna è ancora matriarca, generatrice e annientatrice di vita, e l’uomo nulla può contro la sua furia, a meno di non essere un dio. Una problematizzazione caleidoscopica che dimostra l’esito indiscutibile di questo spettacolo, da non perdere.

Lo spettacolo continua:
Teatro Trastevere
via Jacopo de’ Settesoli, 3 – Roma
fino a domenica 18 novembre
orari: da martedì a sabato ore 21.00, domenica ore 18.00
(durata 1 ora e venti circa senza intervallo)

Le Baccanti
di Euripide
regia Erika Manni
con Francesca Baragli, Valentina Baragli, Edoardo Ciufoletti, Alessandro Epifani, Vania Lai, Beatrice Loreti, Giancarlo Porcari
coreografia Francesca Baragli
costumi Mariella D’Amico, Verunska Nanni
scene Giulia Ciucciovino
audio e luci Fabio Volpi
attrezzeria Riccardo Compagnucci, Rosanna Aureli
grafica Nicoletta de Felice
foto di scena Giulio Lo Greco, Claudia Papini