La follia dello scacco matto

L’Espace 44 di Lione propone Le joueur d’échecs, l’ultima novella che Stefan Zweig scrisse prima di darsi la morte, e l’interpretazione senza sbavature di Michel Bernier omaggia il grande scrittore austriaco con una prova sincera e dolorosa.

Un amore viscerale nei confronti di Stefan Zweig: è questa la forza che anima Michel Bernier e che percorre tutta la rappresentazione in scena in questi giorni all’Espace 44 di Lione. Regista, attore e fondatore del Théâtre Pêle Mêle di Villefranche sur Saône, Michel Bernier si cala in una perfetta e universale interpretazione di Le joueur d’échecs (La novella degli scacchi), l’ultimo racconto dello scrittore austriaco. La forza delle parole di Zweig, il trattamento elegante e costantemente puntuale, impedisce alla rappresentazione di assumere un unico sapore. Solo sulla scena, per un’ora e mezza di uno spettacolo che nulla ha del monologo, Bernier sa dosare, con grande maestria, ironia e descrizione, misurando attentamente ogni singolo movimento sulla scena. Non a caso, la storia è costellata di scacchiere e di giocatori di scacchi, della loro mania che diviene follia, e ogni piccolo spostamento assume quindi un grande significato.
La novella ha un carattere estremamente liminare. Essa si colloca alla fine della vita di Zweig, e data di qualche settimana prima del suicidio, avvenuto il 23 febbraio 1942 a Pétropolis, non molto lontano da Rio de Janeiro. Tra le ultime parole vergate dallo scrittore austriaco, esse condensano tutta una vita, una condizione politica e una follia sempre sul punto di esplodere. Il narratore intraprende un viaggio da New York a Buenos Aires e scopre, al momento dell’imbarco, che anche Mirko Czentovič, il campione mondiale di scacchi, viaggerà sulla stessa imbarcazione. Il narratore cerca di attirare l’attenzione dello scacchista, riuscendo nel proprio intento qualche giorno dopo la partenza, con l’aiuto di un ricco scozzese, McConnor.
Tutta la pièce si gioca su di una grande scacchiera, sulla quale si muove una quartina di personaggi (il narratore, il campione Mirko Czentovič, il magnate scozzese McConnor e il misterioso dottor B.). A seconda dell’apparizione e del gioco che si sviluppa, i rapporti e le distanze tra gli uni e gli altri si accorciano o si acuiscono, si semplificano o si complicano. Di fronte a questi “magnifici quattro”, tutti gli altri personaggi vengono obnubilati, cancellati, oppure si stingono in un grigiore anonimo.
Michel Bernier riesce a dare uno spessore a ogni presenza incarnata dal suo fare artistico. Il quadrilatero si muove, senza soluzione di continuità, con un andamento costante. La psicologia dei singoli emerge grazie all’insistenza dell’attore-regista. La scacchiera sembra via via svuotarsi dalle presenze accessorie e l’essenzialità della scenografia preme in questa direzione. Pochi oggetti, poco spazio, ma nulla manca a questo spettacolo. Tutto sembra preparare il campo alla sfida tra Czentovič e il dottor B. L’attesa inizia a farsi importante fin da quando il dottor B., un misterioso signore austriaco, compare sulla scena, in posizione defilata ma determinante durante una partita collettiva contro il campione del mondo. L’intervento dello sconosciuto permetterà di strappare una “patta” all’altezzoso e incolto Czentovič. Quest’ultimo reclamerà una sfida con il dottor B. ma, prima della sfida fissata all’indomani, lo sconosciuto nutre la necessità di raccontare la propria storia al narratore. Si tratta di una storia di follia, sapientemente orchestrata dalla Gestapo, che lo rinchiuse in una stanza di un hotel per strappare delle preziose informazioni riguardanti l’attività dello studio di avvocati di cui era proprietario. In quella stanza, il dottor B. ebbe modo di studiare perfettamente un piccolo libro contenente centocinquanta partite dei più grandi maestri di scacchi misurandosi, in seguito, in interminabili sfide contro se stesso. Questo allenamento assiduo lo portò a una crisi che si produsse all’apice della propria follia del gioco. L’ordine d’interdizione dal toccare qualsiasi scacchiera venuto dal suo medico, non liberò il dottor B. da una questione che si portava sempre dietro: «Quello che m’interessa e m’intriga è solo la curiosità – a posteriori – di stabilire se quello che facevo nella mia cella fosse davvero giocare a scacchi o era già follia, se a quell’epoca io mi sia trovato a un passo dal dirupo, o già oltre». La partita rappresenta qui una prova, e solo considerandola come tale, egli può rompere la promessa fatta al medico. Il momento della sfida arriva, come la vittoria, inaspettata, meravigliosa, perfetta. Ma il dottor B. subisce una terribile crisi quando Czentovič chiede la rivincita. Il febbrile gioco di B. sembra spingerlo nuovamente nel baratro e solo l’intervento del narratore potrà permettere il ritorno di uno sguardo critico su se stesso. La partita termina, il gioco deve essere rifiutato, e il dottor B. si congeda chiedendo perdono ai presenti per il suo atteggiamento.
Se i personaggi di Zweig posseggono sempre un allarmante autismo tendente alla follia, Michel Bernier li riporta alla loro straordinaria umanità. Combattere, impegnarsi sembra essere il polo opposto, e inscindibile, dell’esilio, del ritiro dall’umanità (vedi la vita di Zweig stesso, o Gli occhi dell’eterno fratello). L’uomo saggio sembra essere questo, ma l’amore per la vita può venir meno quando l’umanità sembra impossibile da redimere. E, allora, l’amore per una sola persona deve essere conservato e portato al di là della vita, per non subire alcuna deturpazione.

Le joueur d’échecs de Stefan Zweig revit à l’Espace 44 dans l’interprétation fort remarquable de Michel Bernier. L’écrivain et le comédien se rencontrent et se mélangent: les mots écrits prennent une forme et un volume sonore qui hypnotisent les spectateurs. La représentation surgit des mouvements que le groupe de quatre personnages engage. Tout mouvement apparaît décisif: le jeu d’échecs mis en scène.

Lo spettacolo continua:
Espace 44
44, rue Burdeau – Lione (Francia)
fino a domenica 31 marzo
orari: da martedì a sabato ore 20.30, domenica ore 16.00

Compagnie Le Fier Monde presenta
Le joueur d’échecs

di Stefan Zweig
regia Michel Bernier
con Michel Bernier
scenografia René Vallognes
luci René Vallognes
musica René Vallognes
http://www.espace44.com/