Sharāzād e Reyhaneh, due come noi

Donne stuprate, violate, torturate, massacrate, oggetto di violenza fisica e morale: mentre in Iran impiccano Reyhaneh Jabbari per aver ucciso l’uomo che tentò di stuprarla, sul palco del Giglio di Lucca va in scena l’orrore quotidiano di milioni di donne cantato da Sharāzād.

Le mille e una notte si è fissato nell’immaginazione collettiva come il racconto romantico di una donna che, grazie alla sua fantasia e sensibilità, riuscì a carpire il cuore dell’uomo che amava. Una bella favola, insomma. Al contrario, se ci si toglie la fetta di prosciutto dagli occhi, questo insieme di racconti è un lampante esempio di quanto accade quotidianamente alle donne in ogni parte del mondo: essere oggetto dell’odio maschile sia a livello sociale che individuale, vittime di violenza privata o collettiva.
Proprio in questi giorni in cui le pagine dei giornali riportano la notizia di una donna iraniana giustiziata per aver ucciso l’uomo che tentava di stuprarla (e, come afferma Laura Boldrini: «Questa decisione, incredibilmente, considera la violenza sessuale come un reato dal quale non sia legittimo difendersi con ogni possibile mezzo») ed essersi poi rifiutata di accondiscendere alle richieste della famiglia dell’uomo, ossia rinnegare il tentativo di stupro, perché le concedessero il “perdono”, il Teatro del Carretto porta sulla scena del Giglio non solamente la storia di Sharāzād – che deve inventarsi ogni notte una storia diversa per non essere uccisa da un brutale tiranno – bensì di milioni di donne, di ieri e di oggi e di ogni Paese (perché, del resto, questo problema non riguarda solo le “altre”, bensì tutte noi, come prova l’omicidio, anch’esso perpetrato in questi giorni, di una ragazza che si trovava in una caffetteria di un liceo di Marysville, nello Stato di Washington, dove uno studente è entrato e ha cominciato a sparare).
Ma torniamo allo spettacolo. Le mille e una notte inizia con la meravigliosa Gracias a La Vida della cilena Violeta Parra (che diventerà per Joan Baez un inno alla vita contro gli orrori della dittatura di Pinochet, dittatura che porterà – come quella argentina – all’uccisione di migliaia di dissidenti, ma soprattutto alla sparizione di donne incinte alle quali furono rapiti i figli appena partoriti, avuti dai compagni o a seguito di stupri commessi dalle guardie nei centri di detenzione). A seguire, in una serie di quadri, si racconta la storia delle donne attraverso il mito (da Arianna abbandonata sull’isola di Nasso dal suo beneamato a Dafne che chiede al padre Peneo di distruggere la sua figura, così da sfuggire alla concupiscenza di Apollo “infocato da divin amore” – se tale si può chiamare amore). Anche i testi cavallereschi sono saccheggiati con grazia e acume ed ecco Angelica innamorarsi del semplice fante, Medoro, e scappare da Orlando – che da innamorato diventa furioso perché, si sa, l’uomo è cacciatore e la donna preda. Sia mai che decida una donna. E, ancora, la favola nera de La donna dai capelli d’oro, tratta dal libro Donne che corrono con i lupi – che sembra rimandare a una murder ballad di Nick Cave e Kylie Minogue, Where the wild roses grow.
Testi diversi interpretati con piglio tragico o farsesco, dall’ironia che rese celebre Ariosto all’asettico accento dei banditori d’asta che, in una società dove ogni cosa o persona può essere oggetto di potere (dal seme di una pianta al numero dei lavoratori licenziati per far salire un titolo in borsa) vendono al miglior offerente la camicia da notte o la sottoveste di una donna brutalizzata in Ruanda o violentata in ex Jugoslavia. Testi recitati mixati a canzoni con effetto straniante, pantomime tragiche e farsesche, un uso intelligente di una scenografia essenziale e una fisicità, a volte brutale, per raccontare in teatro quello che la cronaca nera ma anche le cronache di guerra riferiscono ogni giorno.

Chiudiamo con un accento diverso, forse ottimistico, perché anche Le mille e una notte tenta, nel finale, di riconciliare il mascolino con il femminino, scegliendo qualche verso di una donna che ha combattuto, sofferto e vinto, Alda Merini: “O donne povere e sole,/violentate da chi/non vi conosce…/Mangerete polvere,/cercherete d’impazzire/e non ci riuscirete,/avrete sempre il filo/della ragione che vi/taglierà in due./Ma da queste profonde/ferite usciranno/farfalle libere”.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro del Giglio
– Lucca
venerdì 24 e sabato 25 ottobre, ore 21.00 e domenica 26 ottobre, ore 15.00
(da lunedì 20 a giovedì 23 ottobre, recite scolastiche alle ore 9.45)

Prima Nazionale
Il Teatro del Carretto presenta:
Le mille e una notte
drammaturgia e regia Maria Grazia Cipriani
scene e costumi Graziano Gregori
suono Luca Contini
luci Fabio Giommarelli
con Elsa Bossi, Nicolò Belliti e Giacomo Vezzani