Variazioni divine

Dal 3 al 13 novembre, al Teatro Franco Parenti, Luca Micheletti ha portato in scena, per la prima volta in Italia, Le variazioni Goldberg, testo dello scrittore ungherese Georg Tabori, raramente affrontato nella storia del teatro – tra i pochi allestimenti si ricorda quello di Bergman.

L’anno scorso si era confrontato con il Mefhisto di Klaus Mann, passando attraverso il rapporto tra essere umano e arte, con le sue contraddizioni e opposte spinte. Forse non immune da un’urgenza faustiana, ora Micheletti pone l’uomo in confronto diretto con Dio.
Nel testo di Tabori, una compagnia di teatranti di Gerusalemme mette in scena la Bibbia. Micheletti parte da lì per accavallare e confondere l’umano con lo spirituale così da non poter più distinguere se a parlare sia Dio o il regista, se Marcella Romei interpreti un aiuto regista o un angelo, un eventuale Lucifero, pronto a cadere.

Si parte dalla Genesi e si passa attraverso la tentazione, la cacciata dall’Eden, Caino e Abele, le tavole della legge, fino ad arrivare a Cristo in croce. Con ironia alacre sia nel testo che nella rappresentazione, vengono affrontate di petto domande esistenziali, urgenti e profonde e proprio per questo toccate più efficacemente da una risata intelligente che da sterile pesantezza. Con una battuta si colpisce Dio, con un’altra il teatro, i due piani – quei «chiesa e teatro che esigono il celibato» – s’interrogano l’un l’altro, non importa se vediamo Dio come un regista o il regista come un Fio, la vita come rappresentazione o la rappresentazione come vita.

Non importa perché entrambi i punti di vista trovano senso, perché, guardando da entrambi i lati, si viene ribaltati dalle parole di Ivan Karamazov nel finale, dall’uomo lasciato solo con la propria dannata libertà e cui è stato concesso di sentirsi Dio per poi ritrovasrsi forse più ancora vuoto (ed ecco risuonare quegli echi faustiani) e la cui – umana – disperazione si fonde con la disperazione di Dio stesso.

Micheletti raggiunge un’intensità forte e polimorfa che passa attraverso la recitazione e la scenografia, mette al bando ogni naturalismo, utilizza droni in volo per la sala, odore d’incenso e immagini che forse rimarranno impresse per sempre nello spettatore, come quella del “vitello d’oro” sotto forma di grossa e goffa ballerina da Cabaret des Folies Bergère seduta su un’altalena-stella di David.
Uno spettacolo innegabilmente riuscito grazie a scelte – d’interpretazione, di immaginario, di stile – prese fino in fondo, senza sconti o passi indietro, con una palese presa di responsabilità di fronte al fare teatro.

Lo spettacolo è andato in scena al
Teatro Franco Parenti

Via Pier Lombardo 14, 20135 Milano
dal 3 al 13 novembre 2016, martedì, giovedì e sabato h.20.45, mercoledì e venerdì h. 19.30, e domenica h. 15.45.

Teatro Franco Parenti e Compagnia teatrale I GUITTI presentano
Le variazioni Goldberg
di George Tabori
traduzione di Marco Castellari e Laura Forti
diretto da Luca Micheletti
con Luca Micheletti, Marcella Romei, Michele Nani, Pietro Pascalis, Claudia Scaravonati e Barbara Costa
al pianoforte Rossella Spinosa
scene Csaba Antal
costumi Rosa Mariotti e Linda Riccardi
luci, audio, video Fabrizio Ballini
musiche originali e arrangiamenti Rossella Spinosa
altre musiche Johann Sebastian Bach, Francis Poulenc, Camille Saint-Saëns
suoni Roberto Bindoni
assistente alla regia Alice Lutrario
direttore tecnico Fabrizio Ballini
direttore di scena Stefano Bonetti
assistente volontario alla regia Andrea Sola
realizzazione scene Alberto Favretto e Lucio Serpani
sarta Rosa Mariotti
foto di scena Ezio Mereghetti e Fiorenza Stefani