L’amore che sfugge a ogni potere

celestins-lyonJean Liermier porta in scena un’opera chiave del repertorio di Molière, L’Ecole des femmes. Al Théâtre des Célestins di Lione va in scena il sogno e la caduta del mito del potere del governo degli esseri.

Con L’Ecole des femmes, Molière mostra tutta l’assurdità e il fallimento di una politica, per quanto singolare e personale, del potere assoluto, del governo delle menti. E se da una parte egli si lega a un’importante tradizione letteraria (Boccaccio, Straparola, Scarron, Cervantes, Calderón), dall’altra egli è in grado di rappresentare in scena un’opera che si erge a nuovo paradigma della commedia (ferocemente criticato e che lo obbligherà a rispondere attraverso un’altra pièce, La critique de l’Ecole des femmes). La pièce ebbe un grandissimo successo di pubblico ed essa rappresentò il vero inizio della fortuna del commediografo. Installatosi a Parigi nel 1658 con la sua Troupe de Monsieur, Molière inizia a conoscere un certo successo, prima con Les précieuses ridicules, poi con Sganarelle ou le Cocu imaginaire e L’Ecole des maris. Fin dagli inizi della sua carriera egli entrerà nelle grazie del giovane Louis XIV e avrà da lui un sostegno costante che gli permetterà di creare le sue migliori opere nella tranquillità (i capolavori Dom Juan ou le Festin de pierre, Le Misanthrope ou l’Atrabilaire amoureux e Tartuffe ou l’Imposteur), anche se la sua attività subirà diversi stop e a causa delle sue misteriose malattie.

Siamo nel febbraio 1662 e Jean-Baptiste Poquelin, in arte Molière, sposa Armande Béjart, la giovane figlia della sua ex compagna, Madeleine Béjart. Qualche mese più tardi, il 26 dicembre al Théâtre du Palais-Royal, egli porta in scena L’Ecole des femmes. Bisogna vedere un legame di causa-effetto come è stato più volte segnalato dalla critica? Di certo vi sono molti particolari che sembrano palesare una lettura di questo tipo (Arnolphe, il protagonista, ha la stessa età di Molière quando la pièce fu composta; la giovane amata, Agnès, sembra essere una copia della moglie del commediografo), ma sono i legami interni all’opera, i giochi di potere e gli escamotage di sottrazione alla stretta di questa tenaglia che ci interessano da più vicino. Ed è proprio questo aspetto, la carne dell’opera, che emerge con grande chiarezza e onestà nella rappresentazione in scena in questi giorni al Théâtre des Célestins di Lione. La messa in scena di Jean Liermier, essenziale ed evocativa, permette agli attori di recitare in uno spazio drammatico in continua evoluzione. E se si tratta di una commedia, questo non impedisce al dramma del protagonista di consumarsi, sciogliendo via via i nodi che trattengono gli altri personaggi.
Arnolphe (uno straordinario Gilles Privat) sogna di unirsi in matrimonio con una donna che non lo tradisca mai, ed è per questo motivo che, anni prima, ha rinchiuso una povera bambina di quattro anni in un’abitazione lontano da tutto e da tutti. Una segregazione che egli reputa essenziale per salvaguardarla dalla corruzione delle donne del tempo presente, troppo libertine e indaffarate nelle cose d’amore. Arnolphe considera quindi Agnès (Lola Riccaboni), un vero e proprio oggetto, investito dei propri desideri e dei propri incubi. Gli anni passano e la piccola bambina è diventata una giovane donna: bella, onesta e straordinariamente stolta. Ed è proprio quest’ultimo aspetto la ragione dell’isolamento pressoché totale che il protagonista le ha imposto: rimanere lontani dal mondo equivale sì a rimanere sciocchi, ma di un’innocenza pura e limpida, che sfiora la perfezione. Arnolphe (sant’Arnolfo è il patrono dei mariti cornuti) teme il tradimento più di ogni altra cosa al mondo e la sua Agnès (sant’Agnese rappresenta la purezza e la castità) rappresenta il solo mezzo per un matrimonio felice e onesto. L’anima gemella non si incontra vagando per il mondo: ella deve essere nutrita quotidianamente, educata severamente e tenuta lontano dal mondo che con la sua cultura e i suoi usi può danneggiare un tale prodotto. È evidente la considerazione a tratti oggettuale, altre volte animalesca che Arnolphe possiede della sua preda, ma Angès saprà sottrarsi alla propria condanna proprio grazie all’innocenza e alla purezza del suo essere. La giovane incontra per caso lo sguardo e il rispettoso atteggiamento di Horace (Simon Guélat), e nonostante non conosca le parole corrette, essa le troverà comunque. L’espressione dei propri sentimenti non avrà una forma imperfetta, ma meravigliosamente sincera e guidata dall’amore. E, quindi, indiscutibile. Il giovane innamorato, stolto come pochi altri personaggi teatrali, sembra essere mosso anch’egli come una pedina sullo scacchiere di Arnolphe, fino a quando il provvidente arrivo dello sconosciuto Enrique (Ferat Ukshiki), padre di Agnès, risolve ogni complicazione. La volontà della segregazione, la forzata tenuta a distanza del mondo, è l’ossatura della rappresentazione, ma questa si spezza con la delicatezza della sincerità di un amore, forse semplice e per nulla intellettuale, ma vero, più di ogni altra cosa al mondo.
La scenografia sottolinea il luogo centrale della pièce, l’alloggio di Agnès, collocandolo in alto, su di un albero. La casetta sull’albero, sogno di ogni bambino, è il carcere che si volge in possibilità di apertura al mondo. Agnès si libera grazie alla potenza di un legame naturale e può sposare il giovane Horace. Ad Arnolphe non resta che vagare perduto per la scena, pronunciando un semplice «Oh!», prima di scomparire, lasciando spazio ai preparativi per le nozze dei giovani.

L’Ecole des femmes è una delle opere più importanti di Molière, un’opera cardine del suo teatro, e Jean Liermier gioca sulla modernità della pièce, attraverso l’inserimento di musiche e di una silente chitarra elettrica che aggiungono un tocco di stretta contemporaneità. Lo spettacolo è fortemente gradevole anche per l’eleganza del cambio dei luoghi e delle scene, attraverso una tenda scorrevole che sembra rispondere ai gesti del protagonista.
Questa volta il sipario non cala. I teli che marcano il confine con le quinte sceniche reggono fino alla fine, fino alla caduta e allo smarrimento di Arnolphe. In quel momento, anch’essi crolleranno, mostrando l’artificialità della costruzione e aprendo la scena alla vita esteriore.

Avec L’Ecole des femmes, Jean Liermier met en scène la faillite du pouvoir qui veut assommer l’amour. Molière retourne aux Célestins de Lyon avec toute la complexité et le charme propre à son œuvre.

Lo spettacolo continua:
Célestins, Théâtre de Lyon – Grande Salle
4, rue Charles Dullin – Lione (Francia)
fino a domenica 21 aprile
orari: da martedì a sabato ore 20.00, domenica ore 16.00 (lunedì riposo)

Il Théâtre de Carouge – Atelier de Genève presenta
L’Ecole des femmes
di Molière
regia Jean Liermier
con Rachel Cathoud, Jean-Jacques Chep, Simon Guélat, Gilles Privat, Lola Riccaboni, Alain Trétout, Ferat Ukshini
assistente alla regia Robert Sandoz
collaborazione artistica François Régnault
scenografia Yves Bernard
luci Jean-Philippe Roy
musiche Jean Faravel
costumi Coralie Sanvoisin
trucco Katrin Zingg
www.celestins-lyon.org