Quando un nickname diventa vitale

Dopo il successo della passata stagione torna al teatro San Paolo, dal 7 al 26 febbraio, il capolavoro di Oscar Wilde riambientato nell’Inghilterra dei Beatles.

Da quando esiste internet il concetto di nickname o username non è più una novità, né qualcosa di cui vergognarsi. Usando la rete, tutti siamo abituati (a volte forzati dalle meccanica del sito web) ad assumere un’altra identità, che magari riveli un po’ di noi o, al contrario, nasconda del tutto chi siamo davvero.

L’importanza di questo nome alternativo era stata già prevista da Oscar Wilde ed è il tema centrale de L’importanza di chiamarsi Ernesto. John Worthing, il protagonista, innamorato di Gwendolein Fairfax, finge di chiamarsi Ernest per poter meglio entrare nelle grazie della fanciulla. Nel frattempo, il cugino di Gwendolein, Algemon Moncrieff, amico fraterno di John e innamorato della pupilla di quest’ultimo, Cecily Cardew, per tentare di sedurre la ragazza, a sua volta finge di chiamarsi Ernest e di essere il fratello dissoluto di John.

Un gioco simmetrico di specchi e di identità fittizie che diventa un continuo rimando tra vero e falso, tra ciò che siamo veramente e ciò che vorremmo essere per compiacere gli altri. Un dilemma sempre attuale che la regista (Ester Cantoni) sceglie però di rendere meno contemporaneo proprio con l’adattamento trasposto all’epoca dei Fab Four. Infatti, desta qualche perplessità la scelta registica di ambientare la commedia nell’Inghilterra degli anni ’60. Se infatti sembra avere lo scopo di conciliare due diverse epoche di una stessa cultura, l’esperimento risulta in definitiva un po’ forzato e gratuito. Saranno forse i costumi che non hanno sottolineato così marcatamente la differenza delle epoche, o le musiche dei Beatles, poche e appena accennate, che non contribuiscono a raggiungere l’obiettivo.

La pièce, in ogni caso, è un capolavoro del teatro “leggero”, messa in scena con ironia, e con un occhio alla tradizione. È lo spettacolo ideale per una serata in cui si voglia unire la spensieratezza alla voglia di riscoprire un’opera scritta magnificamente, ricca di citazioni colte, dialoghi arguti, battute fulminanti che la compagnia composta da Lucia Ricalzone, Giuseppe Renzo, Patrizia Grossi, Daniele Biagini, Ester Cantoni, Giorgio Barlotti, Cristina Golotta, interpreta con un affiatamento e una verve perfettamente in sintonia con il testo.

Lo spettacolo continua:
Teatro San Paolo

via Ostiense, 190 – Roma
fino a domenica 26 febbraio
orario: da martedì a sabato ore 21.00, domenica ore 17.00 (lunedì riposo) biglietti: intero 18 Euro, ridotto 14 Euro, under 18 10 Euro. Da martedì a giovedì prezzo unico 12 Euro.
 
L’importanza di chiamarsi Ernesto
di Oscar Wilde
adattamento e regia Ester Cantoni
con Lucia Ricalzone, Giuseppe Renzo, Patrizia Grossi, Daniele Biagini, Ester Cantoni, Giorgio Barlotti, Cristina Golotta.