«Coi soldi della bomba ti comprerò la Barbie»

Arriva, al Teatro Giglio di Lucca, una versione de Lo Schiaccianoci in stile decisamente contemporaneo. Due incubi: ma uno è la realtà.

Non è per adulti dichiarati. Non contempla alcuna logica. Meglio abbandonarla nell’atrio.
Lucca, Teatro del Giglio. Il Balletto di Roma apre la stagione di danza, giovedì 17 gennaio, ore 21.00.
La storia è nota: è la vigilia di Natale. La piccola Clara riceve in dono dal signor Drosselmeyer, inquietante amico di famiglia, uno schiaccianoci di legno che il fratellino Fritz rompe quasi subito per gelosia. Litigano. Clara si addormenta amareggiata vicino al caminetto. E l’opera ha inizio.
Tante caratteristiche regalano a questo balletto il successo che si è conquistato nel tempo. Innanzi tutto, le note di Čajkovskij: insieme ingenue, ambiziose, profondamente connesse a una natura ancora alle origini. Una musica ancestrale dalla quale affiora, a tratti, una tensione, quasi una minaccia: è un sogno, certo, ma non bisogna credere che la realtà sia meno tenebrosa.
A colpire, poi, è il signor Drosselmeyer, la cui figura è stata esaltata e ritoccata in più punti. Sembra quasi lui l’artefice del sogno e pare ne goda. Ambiguo come non mai, lo vediamo guidare i cortei, evocare la fata confetto e plasmare lo Schiaccianoci – suo “inquietante alter-ego, quasi un Mr. Hyde” (Riccardo Reim) – ora trasformandolo in principe, ora uccidendolo. Qualunque sia la sua natura, Drosselmeyer pare disfarsi assieme al sogno, anche lui illusione (o anticipazione) di un probabile mondo futuro. Bellissimo il suo costume.
Di fronte allo Schiaccianoci è possibile scegliere: cedere all’inganno o guardare oltre.
L’inganno c’è ed è terribile. L’intero sogno trabocca di Male (il libretto originale fu modificato perché troppo cruento), chiunque porta una maschera, anche lo stesso Schiaccianoci – grande amore di Clara – che non si fa scrupolo di uccidere Fritz per ripicca; e anche il Re Topo. Subito dietro di lui: Clara batte le mani entusiasta. Partecipazione? O un inconfessabile desiderio inconscio? Del resto, siamo nel regno del sogno.
A scene di violenza se ne alternano di magnifiche, in un accavallarsi di meraviglie e orrori. E anche nell’orrore la musica sa essere dolce, allegra, come a coprire le grida di chi muore. La mano che svela e che al contempo sottrae. E così la coreografia, i passi giocosi: quasi una fisica espressione di ingenuità. Qualcuno finge, gli altri si fidano. Clara conquista subito coi suoi capricci, con le mani che batte, col tutù allacciato troppo in alto. Lei che crede a tutti, anche a chi, forse, non lo meriterebbe. E ama facilmente, come molte bambine.
Da sottolineare il sapiente utilizzo delle luci. Niente di più efficace della luce per distogliere dalla realtà. I ballerini si trasformano in statue, disegni in movimento, ologrammi. E con l’inizio del sogno i colori si sbizzarriscono. I costumi si fanno progressivamente più esasperati. Anche la scenografia cambia, rinuncia agli elementi del quotidiano in favore di quelli naturali. E pare, almeno all’inizio, un passaggio felice. Le brutture della realtà scompaiono. Di particolare rilevanza l’utilizzo del televisore, aggiunta contemporanea dal sapore provocatorio. A differenza delle altre luci, quelle dello schermo non avvolgono. Colpiscono, risultando quasi sgradevoli. A tanto si riduce la realtà odierna.
E ancora, si sceglie di rappresentare gli adulti come bambole seminude, grottesche, vestite soltanto del superfluo, con feticci e pupazzi come compagni di ballo.
Unico ponte tra le due realtà lo Schiaccianoci, un André De La Roche in partecipazione straordinaria (che rivestirà anche i panni di una grottesca Fata Confetto). Buffonesco anche nelle situazioni più scabrose, rappresenta forse l’aspetto più recondito dell’infanzia, col suo mix di assurdo e inspiegabile crudeltà, destinato a sublimarsi (nel principe) e a morire. Anche Clara, però, perderà il suo mondo felice: lentamente il sogno si distorce, imputridisce. Persino la Fata Confetto riesce a turbare l’immaginario collettivo, coi suoi gesti scomposti e la sottile oscenità.
E così si procede, di delirio in delirio, sino alla fine. Clara si sveglia, apre gli occhi: è Natale.
Sotto l’albero c’è il suo regalo, ancora impacchettato. Lo schiaccianoci.
Il 17 gennaio, al Teatro del Giglio: il sogno è finito, Clara. Adesso, forse, arriverà il vero incubo: il mondo reale.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro del Giglio – Lucca

Venerdì 17 gennaio, ore 21.00

Lo Schiaccianoci
eseguito dal Balletto di Roma
con la partecipazione straordinaria di André De La Roche nel ruolo di Schiaccianoci/Fata Confetto
presentato da Luciano Carratoni
direzione artistica Walter Zappolini
coreografia Mario Piazza
musiche di Čajkovskij
elaborazione Drammaturgica Riccardo Reim
costumi Giuseppina Maurizi