Il sangue versato per lavare l’onta subita

Il Teatro i ospita l’atroce sventura dell’anima violata di Lucrezia, nell’intenso e crudo lavoro realizzato sul testo shakespeariano da Valer Malosti.

Crudele, doloroso, profondamente ingiusto.
Lo Stupro di Lucrezia, il poemetto scritto da William Shakespeare nel 1594, racchiude in sé tutta la feroce iniquità di un atto compiuto da un individuo più forte su uno indifeso, mostra l’essenza più spietata di un sopruso vile e odioso, perpetrato ai danni di una donna “giusta”, incarnazione di ogni virtù.
Nell’adattamento teatrale di Valter Malosti, ospitato dal Teatro i, i due protagonisti, Tarquinio e Lucrezia – interpretati magistralmente dai giovani e talentuosi Jacopo Squizzato e Alice Spisa – si muovono all’interno di una scenografia scarna e cupa, una sorta di ring delimitato da poltrone e microfoni, in cui è il chiaroscuro a dominare su tutto.
In un angolo del palcoscenico, lo stesso Malosti, nei panni di un sinistro narratore – quasi a presagire la triste soluzione della storia – racconta le sfortunate vicende che segnarono il tragico destino di Lucrezia e, per contro, quello del suo assalitore, Tarquinio.

Ignara di quanto stia per accaderle, la pura Lucrezia accoglie innocentemente in casa sua Tarquinio, giunto alla sua porta a nome di suo marito Collatino, impegnato in battaglia. Tarquinio, rapito dalla bellezza e dalla castità della donna, le cui lodi sono tessute con convinzione dal marito, non riesce a opporre resistenza al desiderio folle che lo pervade e dà sfogo alla più brutale violenza. Con tutta la forza che ha in corpo, Lucrezia tenta di sfuggire al suo spietato assalitore, prova invano a difendersi, supplicandolo di non farle del male. Accecato dalla passione e dal desiderio, Tarquinio la costringe a concedersi, minacciando di ucciderla e di far ritrovare il suo cadavere nel letto nuziale accanto a quello di uno dei suoi schiavi, oltraggiando quindi la dignità e l’onore della donna e il buon nome del marito.
A causa del grave torto subito, Lucrezia si toglierà la vita, non prima però di aver raccontato tutto a Collatino, richiamato con urgenza dal campo di battaglia, e avergli chiesto di vendicarla. Il suicidio di Lucrezia scatenerà la ribellione del popolo romano contro la tirannia monarchica e causerà la cacciata dei Tarquini da Roma.

Prima di uccidersi, Lucrezia dà sfogo a tutto il suo dolore, in una serie di amare e toccanti riflessioni sulla sua condizione, in cui maledice il Fato, l’Occasione, il Tempo per esserle stati così avversi e averla fatta sprofondare in un oscuro baratro di disperazione senza speranza. L’unica via catartica che le si prospetta è lavare via con il sangue l’onta subita. Una bravissima Alice Spisa dà voce all’anima affranta di Lucrezia, portando a livelli altissimi la tensione drammatica e trasmettendo direttamente al cuore del pubblico la profonda pena che affligge la protagonista, tanto da coinvolgere gli spettatori in un intenso rapporto empatico.

Molto forti le scene di nudo integrale che coinvolgono entrambi i protagonisti, così come appare crudo, privo di sublimazioni che possano schermarne la brutalità, il momento dello stupro. Del tutto azzeccata la scelta delle musiche che compongono la colonna sonora dell’opera, efficaci testimoni del dolore patito da Lucrezia e della passione sanguigna di Tarquinio.

Autore del riuscitissimo allestimento di Venere e Adone, ulteriore poemetto di Shakespeare in qualche modo speculare a Lo Stupro di Lucrezia, Valter Malosti offre ora al pubblico l’altra “faccia della medaglia”, contrapponendo allo sfondo caldo e ricco del primo testo la cupa freddezza e la tragica oscurità senza speranza del secondo.
 

Lo spettacolo continua:
Teatro i
Via Gaudenzio Ferrari, 11 – Milano
fino a lunedì 17 dicembre
Orari: da lunedì a sabato ore 21,00 – domenica ore 17,00

Lo Stupro di Lucrezia
di William Shakespeare
uno spettacolo di Valter Malosti
con Valter Malosti, Alice Spisa, Jacopo Squizzato
versione italiana e adattamento teatrale di Valter Malosti

dalla traduzione di Gilberto Sacerdoti
suono G.u.p. Alcaro
costumi Federica Genovesi
cura del movimento Alessio Maria Romano
assistente alla regia Elena Serra
produzione Teatro di Dioniso
con il sostegno del Sistema Teatro Torino