Monologo d’artista. Una vita disseminata di ghigliottine.

La storia dell’arte contemporanea ha riconosciuto tardi la sua opera, ma dalla prima personale di rilievo nel 1982 a oggi, Louise Bourgeois si è imposta come artista capitale e ora torna in vita in Italia, a teatro.

Classe 1911, Louise Bourgeois è una personalità unica sotto vari aspetti: donna minuta, ma tenace, dedica l’intera sua esistenza alla scultura, nella totale libertà assicurata dalla solitudine del suo studio. Raggiunge la fama internazionale a 71 anni, pur frequentando il gruppo delle avanguardie espressioniste americane animato da maestri quali Rothko, Bacon, Duchamp, Giacometti. Presenza femminile fiera, sfida l’autoritarismo virile rappresentato, in primis, dalla figura paterna e poi dall’oligarchia artistica, preservando la sua indipendenza, pur come moglie dell’esperto storico dell’arte Robert Goldwater e madre di tre figli maschi. Indaga senza reticenza le proprie fobie, l’inquietudine, i traumi infantili e il desiderio di superarli, le relazioni famigliari, l’amore, il bisogno di protezione, l’angoscia, la sessualità e l’eros in opere feroci, sintomatiche della violenza che l’artista avverte nel proprio inconscio. Sfiora il secolo, senza mai interrompere lo studio delle forme con un lavoro indefesso sui diversi materiali, gesso, marmo, legno, bronzo ed è oggi celebrata e ospitata nei maggiori musei del mondo, Guggenheim, MoMa, Tate Gallery, Centre Pompidou. Una figura eccentrica, estrema, anticonvenzionale e geniale che il pubblico conosce anche attraverso gli scritti e i diari della stessa scultrice raccolti da Marie-Laure Bernadac e Hans-Ulrich Obrist nel volume Louise Bourgeois. Distruzione del padre / Ricostruzione del padre, tradotto in italiano nel 2009.
Al Teatro Belli di Roma è possibile incontrare Louise Bourgeois di persona. Sì, è vero, è emigrata a New York nel 1938, come è vero che sfortunatamente è scomparsa nel 2010, ma la vivace interpretazione di Margherita di Rauso restituisce una versione verosimile e realmente interessante dell’artista. In occasione della prima, Daniela Lancioni, storica dell’arte presa in prestito al Palazzo delle Esposizioni e Simona Marchini presentano e commentano il personaggio, poi la scena è tutta per la protagonista. Louise Bourgeois: falli, ragni e ghigliottine è un testo scritto e diretto dal prolifico Luca De Bei, un breve monologo che sviscera la biografia e ne illustra le caratteristiche tematiche dell’opera. Un allestimento minimale, ma efficace per introdurre una figura tanto complessa. Badate bene, introdurre. Non è dato sapere quali contingenze materiali le idee di De Bei e di Rauso abbiano incontrato, ma da spettatore, il cruccio maggiore è assistere a uno spettacolo che insiste sulla necessità di «valutare un artista dalle sue opere e non dalla persona» senza poter osservare alcuna riproduzione di quelle citate. Iperboliche e poetiche le descrizioni dell’autrice sul palco, ma non è possibile costruire un’immagine che sia anche vagamente simile all’originale, a meno che non si conosca già. Si resta quindi con la curiosità di vedere o ri-vedere Cell (Choisy), Distruzione del padre, Maman, Cumule, Fillette e anche tutto il resto. Un merito certamente, lo stimolo alla curiosità, ma anche un limite. L’importanza del riscontro visivo è notevole, se non fondamentale perché la Bourgeois presentata non si carica di valori simbolici universali, non diventa metafora dell’abbandono o della rabbia o dell’avanguardia, se non di se stessa, cardine di un impianto vagamente didattico. Gli spettatori in sala annuivano come appena usciti dal MoMa di New York, è evidente quanto la Roma bourgeois sia sensibile e esperta di arte contemporanea, ma c’è da domandarsi fino a che punto uno spettacolo così strutturato possa funzionare in periferia. D’altra parte la difficoltà era evidente, raccontare la vita di una scultrice attraverso le sue opere a teatro è un progetto “disseminato di ghigliottine”. Probabilmente economiche. Louise Bourgeois: falli, ragni e ghigliottine resta comunque un lavoro di qualità (ottime le luci); il cruccio deriva forse proprio dall’interesse che suscita e dalla capacità indiscussa di Margherita di Rauso. Più che opportuno sarebbe l’intervento e il supporto degli enti culturali e museali.

Lo spettacolo continua:
Teatro Belli
piazza sant’Apollonia, 11/a – Roma
fino a domenica 30 settembre, ore 21.00
(durata 45 minuti circa senza intervallo)

Louise Bourgeois: falli, ragni e ghigliottine (98 anni e mezzo di vita d’artista)
scritto e diretto da Luca De Bei
con Margherita di Rauso