I Kataklò approdano a Como con il loro nuovo spettacolo: movimenti perfetti, corpi infiniti, visioni sublimi, totale armonia. È un trionfo.

Un tributo a Leonardo. Un’esaltazione della bellezza. Una rivincita per il corpo e per la sua capacità espressiva, una vittoria schiacciante, totale, della comunicazione attraverso il movimento. Un canto all’amore e una gioia per gli occhi, un invito a scoprire, cercare, esplorare. Un senso di completezza raramente sperimentabile.

Love Machines è tutto questo, e molto altro, quasi tutto impossibile da esprimere con le parole.

È un viaggio alla ricerca di qualcosa di sconosciuto, è il rapporto tra un uomo e una donna, tra una coppia e il mondo, tra tutti gli uomini e tutte le donne. È una sella volante lanciata al galoppo, un uomo che cade, un’avventura che inizia, che diventa quotidianeità, finisce, ricomincia.

«Nessuna cosa v’è che più ci inganni del nostro giudizio», ci ammonisce la voce densa di Leonardo mentre salgono le luci, e lo spettacolo ha inizio: due corpi, la musica, sei forme geometriche incredibilmente mutevoli nonostante la loro solidità, che diventano case, nascondigli, montagne, salite insormontabili, inclinati punti d’appoggio e, alla fine dello spettacolo (al compiersi di una completa e reciproca conoscenza tra i due mondi) un’unica, riposante isola orizzontale.

È bello vedere come l’armonia del corpo umano – e dei corpi tra di loro – riesca a rendere espressiva anche quell’armonia così diversa propria delle forme geometriche, e come due bellezze cosi diverse (quella del corpo umano e quella della geometria) possano fondersi in immagini oniriche completamente originali e riconducibili a un’estetica pura e diretta proprio perché ancestrale.

I due esploratori arrivano in un mondo sconosciuto e lì, vinto il timore, decidono di togliere dai loro occhi la simbolica luce della ricerca e diventare così semplici compagni di coloro che hanno incontrato nel loro viaggio. Qui, esattamente a questo punto, sul palco e in platea, il tempo cessa di esistere. La precisione degli otto corpi in scena, abili ed espressivi in un modo così diverso dal nostro da non potersi piegare a metri di paragone, così lontani dalla nostra esperienza da lasciare senza riferimenti ed esaurire in pochi minuti lo stupore per la loro superiorità rispetto ai corpi normali, permettendoci di restare semplicemente a guardare incantati i loro movimenti. Persino la gravità sembra domata, gli equilibri paiono reinventati e i rappor
ti umani ne escono così ottimamente descritti da commuovere.

Non sono però solo i corpi ad essere perfetti, ma tutta la macchina teatrale messa in moto dallo spettacolo: le varie ed evocative musiche di Italo Dorigatti, le belle luci disegnate da Andrea Mostrachetti, l’incredibile studio di Gianni Gangai sulle macchine sceniche, i favolosi costumi che Sara Costantini ha immaginato. Perfetta, infine, la regia di Giulia Staccioli, che dirige l’attività dei Kataklò sin dal 1995 e di questo progetto è anche ideatrice e coreografa, creatrice visionaria di questo mondo fatto di quadri sognanti persino quando rappresentano momenti quotidiani – fantastica la scena del sonno, resa in un modo totalmente inaspettato e con molto più movimento di quanto si possa immaginare.

«L’opera è la prima cosa che nasce dall’unione», ci ricorda ancora il genio toscano: ed è vero, a giudicare dallo splendido spettacolo nato dall’unione di tanti bravi artisti.

E quando gli esploratori devono ripartire guidati dalla loro inestinguibile sete di conoscenza e la storia si conclude, i Kataklò regalano un ultimo momento di commozione, questa volta forse involontariamente; lasciati i loro ruoli e le loro parrucche, sorridono agli applausi e ci mostrano l’incredibile: nonostante i corpi e le qualità extra-ordinarie, anche loro, sotto al trucco, sono creature umane, persone vere.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Sociale

via Bellini, 3 – Como

Love Machines
con Kataklò dance Theatre
performers Maria Agatiello, Elisa Bazzocchi, Paolo Benedetti, Eleonora Di Vita, Leonardo Fumarola, Serena Rampon, Marco Ticli e Marco Zanotti
voce narrante Carlo Alghiero
ideazione e regia Giulia Staccioli
coreografie Giulia Staccioli e Jessica Gandini
musiche originali Italo Dorigatti, alias Sabba d.j.
costumi Sara Costantini
light designer Andrea Mostachetti
realizzazione costumi Sartorie Brancato
calzature Vibram
studio macchine sceniche Gianni Gangai
produzione Mito srl
in collaborazione con Museo della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”, Milano
promozione e distribuzione Progetti Dadaumpa srl
promosso in collaborazione con La Provincia