Le fascinose, inquietanti atmosfere di E. T. A. Hoffmann

Come esplorare, e riportare sulle tavole di un palcoscenico la prosa di un autore le cui visionarie suggestioni si sono propagate per tutto l’800, e continuano a turbarci.

Qualche volta, in teatro, il falso finale costituisce una scelta consapevole. Per Menoventi, la compagnia che lo scorso anno si è aggiudicata il premio della Rete Critica, si direbbe un aspetto connaturato alla poetica del gruppo, costituitosi a Faenza nel 2005 con artisti di diverse provenienze ed esperienze.
In uno dei loro primi lavori, Semiramis, una serie di falsi finali sottolineava la cifra cupamente giocosa con la quale Consuelo Battiston, in un avvincente monologo, riproponeva la fosca, torbida commedia che Pedro Calderòn de la Barca aveva intitolato La figlia dell’aria.
Anche in L’uomo della sabbia – Capriccio alla maniera di Hoffmann, l’uso di questo espediente è parte integrante di una elaborazione drammaturgica di notevole impegno, che vince l’ardua sfida di far diventare spettacolo la prosa fantasiosa e quasi allucinatoria di quello scrittore visionario, che tante suggestioni ha fornito alla cultura, sia letteraria, sia musicale, dell’800. Il regista Gianni Farina crea, assieme a Consuelo Battiston e Alessandro Miele (i tre membri storici della compagnia), una drammaturgia che restituisce le atmosfere demoniache e spiazzanti del racconto con semplici ma efficaci invenzioni: l’uso espressivo e mirato dell’amplificazione; sipari multipli che si aprono e chiudono, scambi di persona quasi cinematografici (se non fossero, invece, squisitamente teatrali); la reiterazione, con variazioni, di scene e battute; gli inceppamenti della parola, come in un disco che salti i solchi; e anche i falsi finali di cui si diceva.
Tutti bravi gli attori, anche le nuove acquisizioni, che si misurano con personaggi dall’identità sfuggente e spesso contraddittoria, adeguandosi con intelligenza al progetto registico. Ma è ancora la duttile, straordinaria Consuelo che, modulando la propria gestualità, la voce, la personalissima mimica facciale in una pluralità di variazioni espressive, ora ironiche, ora beffarde, ora addirittura minacciose, crea una sorta di personaggio coro, ambiguo anche nel genere: un filo rosso lungo il quale, pur con scarti e riavvolgimenti, secondo una logica non lineare ma teatrale, si snodano i fascinosi, inquietanti frammenti del labirintico Capriccio.

Lo spettacolo continua:
Elfo Puccini – Sala Fassbinder
corso Buenos Aires, 33 – Milano

fino a domenica 11 novembre
L’uomo della sabbia

Capriccio alla maniera di Hoffmann
di Gianni Farina, Consuelo Battiston, Alessandro Miele
regia di Gianni Farina
musiche di Stefano De Ponti
costumi di Elisa Alberghi
con Tamara Balducci, Consuelo Battiston, Tolja Djocovic, Francesco Ferri, Alessandro Miele e Mauro Milone
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione; Festival delle Colline Torinesi, Programma Cultura dell’Unione Europea nell’ambito del Progetto Prospero