恐怖电影

Dopo il debutto di 6 anni fa a Teheran, Macbeth di Reza Servati è diventato un vero e proprio «classico del nuovo teatro iraniano», e non poteva essere altrimenti. Al contempo antichissima e contemporanea, la rilettura persiana del Re di Scozia fa gelare il sangue nelle vene e rassicura anche i più critici: il teatro, fuori da qui, non è mai stato così vivo.

Sembra di essere in un horror d’altri tempi. Lady Macbeth e consorte, pallidi come vampiri e vestiti di pochi cenci, vengono riportati in vita per narrare i propri scellerati crimini. In uno spazio quasi scevro di connotazioni scenografiche, la regia di Reza Servati riesce a ricreare atmosfere alla Jan Švankmajer (Faust, 1994) tramite il semplice utilizzo di neon rossi e bui abissali. I cambi di scena, poi, avvengono sempre a luci accese, comunicando una trasparenza e un’onestà scenica che sfocia nel meta-teatrale: l’atto viene messo a nudo, proprio come il pugnale ialino.

Le straordinarie performance dei membri del Max Theatre Group danno ritmo alla pièce, guidata (più che accompagnata) da raffinatissime musiche dal vivo che, appunto, fungono da segni d’interpunzione per i movimenti attoriali, un altro punto di forza di questo teatro del grottesco. Alternando passi spettrali a gesti parodici e bestiali, Babak Hamidian, Morteza Esmaeil Kashi, Behrouz Kazemi, Mehdi Mohammadi e Asghar Piran riversano sul pubblico un fiume di emozioni urlanti, esternando tutta la ferinità di chi brama il potere a qualsiasi costo.

Tra feti ricoperti di umori, teste mozzate e mani grondanti di sangue, questo Macbeth mediorientale riesce a trasportare gli astanti in un mondo fatto di incubi, visioni a occhi aperti e paure ataviche che ridanno nuova vita a un testo per giocoforza occidentale. «Distillata dell’intreccio e delle azioni principali», infatti, la tragedia del drammaturgo di Teheran sceglie di gravitare attorno alla psiche e all’angoscia dei suoi personaggi, i cui volti si dipingono con una maestria ineccepibile della follia più straziante. Le grida strozzate e il vuoto infinito che si nasconde dietro gli occhi cavi della coppia regicida fanno accapponare la pelle, dando prova dell’universalità dei temi trattati dal Bardo di Stratford-upon-Avon.

Un ottimo spettacolo per riflettere sullo stato dell’arte teatrale che, come dimostrano questi stupendi artisti iraniani, continua a ricercarsi e a ricrearsi, scandagliando gli anfratti più remoti della quintessenza di polvere più popolosa del pianeta.

Lo spettacolo è andato in scena all’interno di Cuore di Persia, festival di arte, spettacolo e società dall’Iran contemporaneo:
Teatri di Vita

via Emilia Ponente 485 – Bologna
martedì 5 e mercoledì 6 luglio, ore 21.15

Macbeth
regia di Reza Servati
interpreti Babak Hamidian, Morteza Esmaeil Kashi, Behrouz Kazemi, Mehdi Mohammadi e Asghar Piran
produzione Max Theatre Group