Passione letale

Lo scorso 8 gennaio, la Società della Musica e del Teatro Primo Riccitelli di Teramo ha presentato Manon Lescaut di Giacomo Puccini, secondo e ultimo allestimento abruzzese dell’importante opera dell’autore toscano.

Lo spettacolo chiude la Stagione lirica 2102-2013 del Riccitelli, iniziata a marzo 2012 col Mosé in Egitto di Rossini e conclusasi con l’ultimo appuntamento del progetto Fondazioni all’opera. La compagine – composta dalle fondazioni Tercas, Carichieti e Carifermo, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e altri enti locali delle regioni Abruzzo e Marche – presenta ormai da quindici anni i principali capolavori del melodramma italiano.
Dopo essere stata ospitata nel bellissimo teatro di Atri, Manon Lescaut di Aldo Tarabella arriva al teatro comunale di Teramo. L’allestimento è di grande prestigio e qualità: con la direzione del maestro Massimiliano Stefanelli, le musiche dell’Orchestra Sinfonica Abruzzese e il coro Ventidio Basso di Ascoli Piceno. Nel complesso, l’opera di Puccini è stata ben interpretata, nonostante la location non abbia garantito un’acustica eccellente.
Ma facciamo un passo indietro, il libretto della Manon ha avuto una storia tormentata, con vari rifacimenti e una genesi lunga che trova compimento il 1° febbraio del 1893 quando debutta al Regio Teatro di Torino, tra fragorosi applausi. Il testo si rifà all’Histoire du chevalier Des Grieux et de Manon Lescaut dell’Abbé Antoine-François Prévost, romanzo del 1731 – inizialmente bandito in Francia per la storia scandalosa ed eccessivamente passionale.
Gli amanti del compositore sanno bene quanto, con Manon, Puccini si sia avvicinato alle innovazioni apportate da Wagner al tessuto classico dell’opera, puntando a una visione romantica e a una maggiore coesione del testo alla musica, ottenuta attraverso l’espediente dei leitmotiv – motivi chiave ripetuti all’interno della partitura musicale per richiamare in maniera diretta elementi narrativi contenuti nel libretto. E romantica, infatti, è la figura di Manon, giovane donna destinata a una vita in convento che s’innamora perdutamente del giovane Des Grieux, squattrinato studente che, in un primo tempo, abbandonerà in favore del vecchio Geronte ma con il quale, a metà dell’opera, condividerà un adulterio che li porterà, attraverso un’avventurosa fuga, fino in America. Qui si consumerà l’epilogo della storia: la morte di Manon in una landa desolata ai confini di New Orleans.
Un amore giovane, prorompente e tragico, simbolo della purezza dei sentimenti che cerca di farsi strada tra l’opportunismo e l’avidità del fratello di lei, Lescaut, e la tanto opulenta ricchezza del vecchio Geronte, ricco banchiere cui Manon, spinta dal fratello, inizialmente si concede, e poi tradisce e abbandona in favore del giovane Des Grieux. Ma l’amore dei due soccombe, con la condanna per adulterio e l’ira di Geronte, in una drammatica sequela di eventi che porta gli amanti – com’era obbligo nel melodramma, da quello operistico ai film hollywoodiani degli anni 50 – a una fine orribile.
Impossibile non notare, oggi, quanto la figura di Manon appaia strumentalizzata dagli uomini: dal fratello, innanzi tutto, nel volerla concedere necessariamente a Geronte per condividerne le ricchezze, e dallo stesso Des Grieux, poi, che, seppure animato da sincero amore, irrompe nella vita di Manon risvegliando in lei la passione – pur sapendo che tutto ciò le costerà una condanna per adulterio e la costringerà a una condizione di vittima e colpevole, al contempo, che la porterà alla fuga e infine alla morte.
Sembra quasi, a noi donne moderne, che Manon sia davvero poco consapevole del contesto in cui vive, quasi strumento del volere altrui e vittima finanche delle proprie azioni, fino al punto che non si prova, per lei, una totale empatia, quanto piuttosto un senso di distaccata pietà, e un leggero senso di biasimo per la sua debolezza e corruttibilità.
Da notare infine che la recitazione di Raffaella Angeletti non appare particolarmente sensuale nei primi due atti, in cui invece è proprio la sensualità di Manon a dar luogo agli eventi, mentre acquista notevole drammaticità negli ultimi due, dove la fisicità della protagonista si esprime in maniera più dimessa e perciò più efficace, accompagnata da una musica dai toni ascensionalmente drammatici.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Comunale

via Ignazio Rossi 9 – Teramo
martedi 8 gennaio, ore 21.00

Manon Lescaut
di Giacomo Puccini
maestro concertatore e direttore Massimiliano Stefanelli
regia Aldo Tarabella
maestro del coro Paolo Speca
scene Pier Paolo Bisleri
costumi Chiara Barichello
coro Ventidio Basso di Ascoli Piceno
musiche Orchestra Sinfonica Abruzzese
direzione artistica Massimiliano Stefanelli
produzione Società della Musica e del Teatro Primo Riccitelli di Teramo