«Il mio involucro invecchia ma io… devo ancora nascere»

Cinzia Spanò rivendica la necessità di raccontare la Monroe meno nota con Marilyn Mon… amour, per conoscere la donna nascosta ai riflettori, attraverso le fragilità, le debolezze e la solitudine che hanno accompagnato la sua esistenza.

Se pensiamo a Marilyn Monroe ci viene in mente una donna solare, affascinante, un sex-symbol facilmente associabile al binomio bella-stupida che costantemente hanno cercato di cucirle addosso nei film, in particolare negli ultimi anni della sua carriera, proprio quando più strenuamente cercava di liberarsi da un’immagine del genere.

E chi non conosce minimamente la sua vita privata, può anche pensare che il successo le sia piovuto addosso, data la bellezza e la facilità con la quale sembrava gestire ruoli del genere.

Ma quello che Cinzia Spanò (autrice del testo), insieme a Chiara Petruzzelli e Silvia Giulia Mendola (le registe), porta in scena è tutto l’opposto. Siamo inghiottiti nei pensieri più intimi e autentici della donna, attraverso i quali scopriamo il suo volto autentico: Norma Jean Baker, la persona nascosta tra le pieghe della Marilyn-effige, la donna che nessuno vede o vuol vedere, e che si cela dietro quell’icona sexy – che altri non è se non la sublimazione dei desideri dei suoi fan.

Questo svelamento avviene in maniera delicata e, a tratti, ironica: tutto parte dal funerale di Marilyn, osservato e descritto dall’attrice stessa, per poi tornare, con una sorta di flashback, ai momenti che Cinzia Spanò immagina essere gli ultimi della sua vita.

Nel giorno del suo 36° compleanno, Marilyn si ritrova, come sempre, a festeggiare da sola. Ma questa volta c’è una presenza nuova al suo fianco: una ragazzina che, entrata misteriosamente e inspiegabilmente in casa sua, le ricorda la giovinezza, quand’era un’innocente adolescente di provincia che moveva i primi passi sul “viale della gloria”.

In una sorta di monologo interiore, condiviso con questo misterioso e silenzioso alter-ego, Marilyn ripercorre i momenti salienti della propria vita, rendendosi conto che l’unica costante è l’infelicità: veniamo a conoscenza della sua terribile infanzia, tra orfanotrofi e grottesche famiglie adottive, e dell’adolescenza difficile e presto votata alla ricerca del successo a qualunque costo. Ci commuoviamo di fronte alle sue insicurezze e alle difficoltà nel suo percorso di attrice, mentre confessa il costante senso di inadeguatezza che prova agli Actor Studios perché non le riescono cose che ad altri vengono in maniera naturale. Quella che ne emerge è la figura di una donna come tante, che diventa tanto più normale quanto più cerca di uscire dall’anonimato: tormentata dalla depressione come tante altre; sempre alla ricerca dell’uomo ideale eppure costantemente sola; frustrata dall’incapacità del mondo – prettamente maschile – di Hollywood di valorizzare il suo talento naturale.

Interessante l’idea di alternare la Monroe ufficiale con quella che si confida nell’intimità, tra le mura domestiche: nel primo caso è presente sul palco una raggiante Vanessa Korn, che utilizza tutti gli stereotipi del caso per rappresentare l’icona sexy; nel secondo, Marylin/Norma Jean è rappresentata insieme al suo doppio, e sulla scena ritroviamo un riscontro fisico e mimico di quanto Marilyn racconta di sé, grazie ai momenti di teatro-danza affidati alla bravissima Lara Guidetti.

La scelta registica di prediligere l’essenzialità scenografica aiuta a entrare nell’intimismo del testo, e permette di ottenere risultati interessanti con poco (come nella scena del bagno); così come favorisce la lettura delle citazioni dell’attrice stessa, proiettate sulla scena e che ne rivelano i pensieri più profondi e amari.

Ciò che sembra mancare sono l’energia e i tempi teatrali: spesso si avvertono cali di tensione, momenti morti nel passaggio dalla Marilyn sotto i riflettori alla Monroe dietro le quinte; così come manca coesione e continuità in alcune scene, quando invece è chiaro l’intento registico di legare insieme finzione e realtà documentata. È un peccato perché il testo è interessante e dotato di molteplici sfaccettature, alternando testimonianze e citazioni, proiezioni e recitazione, parole e silenzi, momenti drammatici a risvolti ironici.

Lo spettacolo continua:
Teatro Litta – Sala La Cavallerizza
corso Magenta, 24 – Milano
fino a domenica 20 novembre
orari: da martedì a sabato ore 21.00 – domenica ore 17.00
Marilyn Mon… amour
testo Cinzia Spanò
regia Chiara Petruzzelli e Silvia Giulia Mendola
con Vanessa Korn e Lara Guidetti
produzione LITTA_produzioni e Compagnia Pianoinbilico