Altman style

“Immaginate un piccolo paese ai piedi di una montagna”: questo l’incipit dell’ultima creazione della Compagnia di teatro-danza fiamminga Needcompany, in scena al Teatro delle Tese (all’interno dell’Arsenale) in occasione del Biennale Teatro di Venezia.

Siamo nella piazza del mercato, con tanto di fontana al centro (temporaneamente coperta da impalcature), di un paesino di montagna che è stato appena colpito da una tragedia: una grande esplosione ha causato la morte di molte persone, tra le quali diversi bambini. 76 giorni e tre stagioni sarà il tempo necessario per superare il lutto.
Jan Lawers entra in scena presentandoci i personaggi uno a uno e presentando se stesso come sergente Pepper. Siamo subito pervasi da ilarità e tutto ci sembra molto ironico e leggero. Ma è una trappola. I personaggi ci trascinano in una vicenda sempre più polverosa e tragica dove sembra non vi possa essere redenzione alcuna. La comunità, come la provincia, si scopre essere nido di ogni nefandezza possibile: dal sequestro di persona alla violenza sessuale, passando per la prostituzione, la pedofilia, l’incesto e il suicidio. Ma proprio quando tutto sembra portarci verso un epilogo a fosche tinte, scende la neve e, durante l’inverno – e poi con l’arrivo della primavera, molti nodi si sciolgono, vecchi dissapori si risolvono in perdono e la squadra degli operatori ecologici si accresce di nuovi volontari per proteggere e pulire la cittadina.
Lo stile recitativo è straniante e fa pensare a un duo contemporaneo in stile Brecht/Weill. I contenuti sono forti e non c’è scampo per nessuno. L’unica possibilità di redenzione sembra quella di essere accolti nella comunità dei “netturbini”: figure quasi angeliche che controllano e custodiscono la città e i suoi abitanti.
Cast straordinario. Attori-danzatori bravissimi, dalle capacità fisiche e interpretative eccellenti. L’impianto drammaturgico funziona e la storia, oltre a essere intensa, è ben strutturata – così da non permettere cali di attenzione.
Il regista dell’opera, deus ex-machina del progetto (nonché fondatore di Needcompany), è senza dubbio un artista visivo eccellente. In questo caso, la regia va oltre l’attualizzazione scenica di un testo e diventa, nelle mani di Lawers, una performance continua in ogni angolo della scena. Le musiche e le canzoni (suonate e cantate da tutti i performer dal vivo) sono esse stesse elementi drammaturgici insostituibili. La scenografia è essenziale e kitsch al tempo stesso: fontana, pesci gonfiabili di chiara estetica pop, impalcature, un tavolo, un pianoforte.
Per l’intera durata dello spettacolo – recitato in inglese e francese (con sopratitoli) – l’attenzione dello spettatore è ben desta e forte è la preoccupazione di perdersi ciò che sta accadendo su una lato della scena verso il quale non si sia voltati in quel momento. La peculiarità dello spettacolo può quindi rivelarsi anche l’unico, piccolo neo del progetto.
Uscendo dal teatro si ha la sensazione di aver assistito a un blackie vaudeville – dove tutti i personaggi sono sia buoni che cattivi e non si ha mai una netta divisone tra le due nature, così come accade agli esseri umani nella vita reale.

Lo spettacolo è andato in scena:
all’interno del Festival Internazionale di Teatro della Biennale di Venezia
Teatro alle Tese
Castello – Venezia
mercoledì 7 agosto

Marketplace 76
testo, regia e scene Jan Lawers
con Needcompany: Hans Petter Dahl, Catherine Travelletti, Benoit Gob, Anneke Bonnema, Julien Faure, Sung-Im Her, Yumiko Funaya, Grace Ellen Barkey, Romy Louise Lawers, Emmanuel Schwartz, Maarten Seghers, Jan Lawers, Elke Janssens