Un’educazione sentimentale

Al Cantiere Florida di Firenze Daria Deflorian, Monica Demuru e Monica Piseddu leggono brani di Memoria di Ragazza. Tra bulimia, taccheggio e rapporti oro-genitali va in scena il non teatro.

Immaginate. Immaginate una sera d’estate. Luciano e io vi invitiamo a casa nostra per una grigliata. Poi, dopo cena, ci si siede in giardino, la luna fissa in cielo fa da riflettore; ci si accomoda tutti intorno, su quegli sgabellini multicolori dell’Ikea, e noi vi proponiamo di leggere qualche brano di un autore che amiamo molto. Anzi, vi precisiamo che Leonardo Sciascia è talmente parte delle nostre vite da provare per lui una sorta di gelosia passionale, per cui speriamo che, alla fine, non vi piaccia poi tanto, così da poter continuare a coltivarlo in morbosa solitudine, come un atto proibito tra pochi eletti.
Tra i tanti, scegliamo Il Contesto, nei Classici Bompiani a cura di Claude Ambroise. “Il procuratore Varga era impegnato nel processo Reis, che durava da circa un mese e si sarebbe trascinato almeno per altri due, quando in una dolcissima sera di maggio, dopo le dieci e non oltre la mezzanotte secondo testimonianze e necroscopia, lo ammazzarono…”. Leggiamo, un po’ io un po’ Luciano, ci incespichiamo, qualche volta sfugge un lapsus: a seconda della posizione in giardino, questo o quell’amico perde una parola o una mezza frase. Per ricreare l’atmosfera azzardo, con la mia voce lievemente stonata, come sanno bene gli amici: «No one knows what it’s like / To be the bad man / To be the sad man / Behind blue eyes».
Ovviamente, non leggiamo l’intero romanzo – di 89 pagine. E alla fine non tutti comprendono le motivazioni di Rogas, se sia stato davvero lui a commettere l’ultimo delitto, per quale ragione sia rimasto invischiato nella tela di Cres, e così via. Quando ci salutiamo qualcuno ci dice che gli è venuta voglia di rileggersi i barocchismi siciliani del più grande scrittore italiano del Novecento (a pari merito con Gadda), molti altri si sentono confusi: alcuni non amano i gialli o non riescono a leggere dietro la forma il contenuto altro, i più sentono per gli anni Settanta la stessa lontananza siderale che provo io fissando gli anelli di Saturno da un telescopio. La serata è finita.

Ecco. Adesso sostituite Luciano e me con – e qui, naturalmente, fate le dovute differenze – Daria Deflorian, Monica Demuru e Monica Piseddu. Sostituite la scrittura sublimamente poetica e ferocemente ironica di Sciascia con le circonlocuzioni pseudofilosofiche di Annie Ernaux. Sostituite a un giardino con sgabelli Ikea, le comode poltrone del Cantiere Florida. Sostituite alla denuncia insieme sociale, politica ed etica di Sciascia l’educazione sentimentale di una diciottenne dei primi anni Sessanta – tra rapporto oro-genitale (avuto per compiacere il maschio di turno), bulimia e taccheggio: con quel sapore un po’ vittimistico che alcune donne amano coltivare insieme all’ultimo vaso regalato dalla zia ottantenne e al ricordo sbiadito del compagno delle elementari, che baciava sempre l’amica preferita e mai loro. E sostituite alla grigliata tra amici, l’essere a teatro – un teatro senza luci, senza costumi, senza musica, senza interpretazione, senza un vero testo, senza la parola “scenica” aggiunta alla parola “lettura”. Un teatro che non c’è.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Cantiere Florida
via Pisana, 111 – Firenze
giovedì 29 marzo, ore 21.00

Memoria di Ragazza
una lettura e qualche canzone dall’omonimo libro di Annie Ernaux
testo Annie Ernaux
traduzione Lorenzo Flabbi
con Daria Deflorian, Monica Demuru e Monica Piseddu
a cura di Daria Deflorian
produzione A. D. / Doppio Ristretto 2017