Troppa coscienza porta all’inattività

teatro-sala-fontana-milanoIl Teatro Sala Fontana chiude la stagione con Roberto Trifirò e il suo allestimento ispirato all’omonimo romanzo di Dostoevskij.

Il Teatro Sala Fontana ha scelto di chiudere la sua stagione con Memorie del Sottosuolo, piéce tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij, diretta e interpretata da Roberto Trifirò.

Lo stesso regista è infatti l’inteprete principale di un’opera caratterizzata da suggestivi chiaroscuri, giocati all’interno di una scenografia polverosa, tanto cupa da dare la netta sensazione di non trovarsi “in superficie”, ma in una sorta di meandro sotterraneo, buio e umido, un “sottosuolo” da cui il protagonista emerge per parlare di sé, per condividere con il pubblico la sua natura di abietto essere umano.

L’uomo giunto dal sottosuolo non lesina aneddoti e racconti sul suo passato e sul suo lavoro, fonte di una frustrazione profonda che via via ha assunto la forma di un’immotivata cattiveria verso il prossimo, così come non si preoccupa di nascondere repentini e spiazzanti cambiamenti di umore.

Quest’uomo sporco e malconcio si muove sul palcoscenico filosofeggiando sulla natura umana, sulla condizione cosciente che influenza a tal punto alcuni uomini da renderli completamente inerti dinanzi alla vita stessa. Per l’uomo del sottosuolo, infatti, «gli uomini d’azione non sono altro che gli uomini più stupidi».

Il protagonista non manca poi di descrivere la sua personale e contorta visione dell’amore, incarnato dalla giovane prostituta Liza (interpretata da Caterina Bajetta), per fornircene un desolante e pessimistico ritratto, in cui il sentimento provato è amaramente destinato a essere represso e mai rivelato.

L’opera risulta ben orchestrata dal punto di vista registico e agli attori va il merito di aver saputo rendere la platea parte integrante della scena stessa, “abitandola” fisicamente con disinvoltura e abilità. Tuttavia la recitazione eccessivamente manieristica del protagonista fagocita completamente quella dell’inteprete femminile, privandola di una vera e propria vita scenica. Per la stessa ragione, i rapidi cambiamenti d’umore del personaggio principale perdono gran parte della loro efficacia espressiva, più assimilabili a stati schizofrenici che a vere e proprie sfaccettature caratteriali.

Di grande effetto, però, il momento conclusivo dell’opera: sulle note della colonna sonora di “Arancia Meccanica”, una botola nascosta nel pavimento si spalanca sotto i piedi del protagonista, per ricondurlo nell’oscuro sottosuolo dal quale, seppur per un momento, era riuscito a emergere.

 

 

Lo spettacolo continua:
Teatro Sala Fontana
Via Gian Antonio Boltraffio, 21 – Milano
fino a domenica 23 giugno
Orari: da martedì a sabato ore 20.30 – domenica ore 16.00

Memorie del Sottosuolo
di Fëdor Dostoevskij
con Roberto Trifirò e Caterina Bajetta
installazione scenica Gianni Carluccio
regia e drammaturgia Roberto Trifirò
Elsinor Teatro Stabile d’Innovazione