Anteprima di una nuova stagione?

teatro-del-giglio-luccaIl Teatro del Giglio chiude la propria programmazione stagionale con la prima nazionale di Miranda, spettacolo fuori abbonamento inserito negli Appuntamenti con il Teatro del Novecento. Una sfida che il pubblico lucchese ha raccolto positivamente in termini di partecipazione, composizione anagrafica e gradimento.

Allegoria universale o tragedia personale? Le opere di Shakespeare, come è noto, si prestano a molteplici interpretazioni e, nel caso de La Tempesta, a suscitare – non solo tra gli estimatori – particolare curiosità è l’interpretazione secondo la quale Prospero sarebbe l’alter ego dell’autore e l’opera ne costituirebbe, di conseguenza, una sorta di testamento culturale e spirituale. Una leggenda corroborata da numerosi rimandi al testo. E, in particolar modo, dal celebre finale con il parallelismo tra l’abbandono dell’isola da parte di re Prospero che, al termine della tempesta – intesa come evento di provvida sventura (non a caso antitetico al significato del nome del suo artefice, prosperopropiziofortunato) – decide di tornare a casa, e la fine della carriera autorale di Shakespeare segnata proprio da La Tempesta (salvo due opere decisamente minori, una scritta certamente e l’altra probabilmente con John Fletcher, tra il 1612 e il 13).

Per questa Miranda è lo stesso Koršunovas – nel generoso incontro a margine di questa prima – a fornirne la (principale) chiave di lettura, svelando anche la motivazione della sostituzione del titolo tradizionale con il nome della sua (unica) presenza femminile.  Ribadendo quanto affermato in numerose dichiarazioni, infatti, secondo il regista lituano il protagonismo di Miranda sarebbe polisemantico in quanto capace di spaziare dall’essere semplice funzione per la conoscenza di Prospero (mago emarginato e signore degli spiriti della natura, artista/demiurgo della propria opera d’arte/Miranda, ma soprattutto reietto essere umano che accetta il ritorno a casa a patto che tutto – la restituzione del potere temporale – torni come prima) all’essere fattore intrinsecamente strutturale per una approfondita riflessione sul rapporto tra potere e sapere, per una sorta di metaforica microfisica.
Visto in quest’ottica, il romance costituirebbe un attento e concreto esame delle responsabilità umane (sia politiche che individuali) nei confronti di un mondo nel quale chi fa cultura porterebbe – in maniera drammaticamente scontata – il fardello di una scelta radicale: accettare il rischio dell’isola(mento) o quello di una contaminazione figlia del compromesso?

Una drammaturgia che sviluppa, tra l’altro, con coerenza e determinazione analisi sfaccettate (ma convergenti) sulla questione fondamentale del teatro (la restituzione simbolica e visuale della vita attraverso l’espressione scenica della sua stessa vitalità), nonostante – in questo senso – alcune scelte appaiano discutibili e sebbene – pur essendo relative a dettagli non trascurabili – non invalidino la complessiva buon riuscita della rappresentazione.

Infatti, Miranda, come I Bassifondi (leggi la recensione), si lascia ammirare per quelli che abbiamo individuato essere gli aspetti più interessanti dell’attuale ricerca di Koršunovas. Ovvero una capacità unica di affrontare interrogativi nei loro aspetti tanto ideali quanto reali e un talento mirabile nel sapere creare comunità in sala attraverso la marginalizzazione (non nel senso di sottovalutazione) degli aspetti ideologici e cognitivi dell’esperienza teatrale a favore di quelli sensoriali.

Opera di commiato del bardo inglese, composizione conforme alle tre unità del dramma classico, esemplare costruzione meta-teatrale («gli attori sono come spiriti», sentenzierà saggio, ma fiacco, Prospero sul finire della pièce), quello che si impone e convince maggiormente è l’aspetto di più complessa realizzazione. Ottima, difatti, la resa visiva e semantica di quella fantastica contaminazione di sogno e realtà che, spesso e purtroppo, costituisce il principale punto debole delle rappresentazioni tratte dalle opere del bardo, rappresentate dall’ambiguità con la quale i due interpreti – Eugenijus Sabaliauskas e Ignas Meilūnas – personificano i vari personaggi e da un eccezionale utilizzo della tecnologia, delle luci e dei suoni. Una dimensione che nella Miranda di Koršunovas si dispiega – potente ed efficace – con una tale padronanza del mezzo drammaturgico da accompagnare gli spettatori, con sapiente equilibro, in quella penombra tra veglia e sonno da cui i personaggi in scena sembrano fuoriuscire, abitanti onirici delle oscure pieghe della psiche.

Il regista lituano ben realizza, dunque, un progetto ambizioso. A suo interno vanno segnalate le convincenti prove attorali e il magistrale dosaggio registico della componente metateatrale shakespeariana, due elementi declinati nel contesto – credibilmente contemporaneo – disegnato dalla scenografia di Dainius Liškevičius. Quella che era l’isola del classico Prospero diventa, nella sua forma attuale e con compiuta contestualizzazione, un piccolo appartamento ammobiliato con una tv in bianco e nero, una vecchia radio malfunzionante e, soprattutto, una libreria stracolma a ricordarci l’isolamento dorato cui era stato confinato quel Prospero (che, nella autoreferenziale impostazione registica di Miranda, viene descritto dissidente rispetto al potere dominante). Un riuscito espediente scenico capace di enfatizzare il fatto che, se in tempo di totalitarismi il confino era reale (le isole dei deportati dall’area sovietica), oggi il mercato e il pensiero unico (economico/finanziario) sembrano costituire – per i non allineati all’ortodossia dell’essere consumatori globali – uno spazio coercitivo e isolante ancor più escludente, in virtù di quella libera concorrenza che degrada ogni produzione (culturale e non) al valore di consumo.

Di questo imponente ma semplice quadro ideologico, Miranda è un affresco convincente e ben strutturato all’interno di una ideale ringkomposition: il riferimento (iniziale e finale) a quel Lago dei Cigni che- attraverso la sua massiccia trasmissione a reti unificate – veniva mediaticamente utilizzato dal regime sovietico nei momenti di crisi per impedire che la contestazione e la consapevolezza potessero giungere al popolo (la cui coscienza veniva così sterilizzata dalle note del balletto musicato da Pëtr Il’ič Čajkovskij in maniera analoga a quanto succede ne La fattoria degli animali di George Orwell).

Un quadro, la cui lettura risulta a tratti didascalica e la cui efficacia intaccata (per forza di cose) dall’incomprensibilità linguistica (non sempre adeguati i sottotitoli), oltre che dalla eventuale non conoscenza della storia originale. Un quadro rispetto al quale la pur sicura direzione di Koršunovas non è stata, essa stessa, esente da pecche. Come nel caso della sorprendentemente rudimentale costruzione dei personaggi chiave di Calibano e Ferdinando. Il primo stancante e monotono nella resa vocale e relazionale (nei confronti di Miranda), nonostante Eugenijus Sabaliauskas riesca a ben riprodurne movenze e fattezze. Il secondo, posto in assoluto contrasto con l’umore della derelitta amata e – per questo – completamente privato di ogni aspetto drammatico, inutilmente sconfinante nella parodia di quello che vorrebbe rappresentare. Ossia l’evento che completa Miranda/opera d’arte, dandole il coraggio e la coscienza necessari per affrontare un mondo, fino ad allora, vissuto nella sottomissione e sotto forma di possesso di Prospero/intellettuale. Un momento catartico e rivoluzionario che svelerebbe il senso profondo (forse non completamente traducibile dal punto di vista razionale, ma magnificamente visibile) della magia del teatro.

Sfumature di grigio per uno spettacolo capace di ambire, sfiorandola in alcuni momenti (come nel caso della prima apparizione di Ariel e di alcuni passaggi di scena e cambi di personaggio), all’eccellenza.

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Lo spettacolo è andato in scena
Teatro del Giglio

piazza del Giglio, 13/15 – Lucca
Domenica 12 Maggio 2013 ore 16.00

PRIMA NAZIONALE
Miranda
Da La tempesta di William Shakespeare
Spettacolo fuori abbonamento

Regia Oskaras Koršunovas
Scene Dainius Liškevičius
Costumi Aleksandras Pogrebnojus
Composizione musicale Antanas Jasenka
Disegno luci Eugenijus Sabaliauskas
Disegno suono Ignas Meilūnas
Scultore figura danzatrice Donatas Jankauskas
Interpreti Povilas Budrys, Airida Gintautaite
Produzione OKT – Vilnius City Theatre / Lituania