mittelfest-recensioneIl fascinoso ritratto di un poeta magiaro e l’omaggio a due glorie del teatro italiano chiudono – sabato 20 luglio – la composita edizione di Mittelfest 2013.

Endre Ady è un poeta magiaro vissuto a cavallo dei due secoli passati. La sua effigie – mi dicono – figura sulle banconote da 500 fiorini, ma il suo nome non è particolarmente noto fuori del suo paese. Con Sono una ferita che brucia Paolo Fagiolo ne ha tracciato un ritratto vivido, come per inviluppo, attraverso i suoi scritti, restituendoci un personaggio che, nella sua ironica autobiografia scrive: “ Non ho avuto bisogno di insegnanti, perché ho vissuto”. La sua produzione sembra oscillare fra la passione amorosa e quella politica, con denunce civili che, a distanza di un secolo, presentano sconcertanti assonanza col presente, alternate a un bruciante erotismo. Ma, di là dalla funzione didattica, lo spettacolo ha un’intrinseca valenza teatrale, merito di una drammaturgia che utilizza l’intero spazio della chiesa di Santa Maria dei Battuti, e coinvolge i quattro musici presenti in scena (un contrabbasso, tastiere, un clarinetto alternato a un sax, una chitarra). Costoro, a piedi nudi, camicia bianca fuori dai calzoni, oltre a evocare la complessa realtà di quel crocicchio di culture, anche musicali, che è stata l’Ungheria, con brani che spaziano dalla musica gitana al klezmer, interagiscono col pubblico e con l’attore stesso, creando un malizioso, gradevole mix spettacolare.
Con l’accoppiata La voce umana e Il bell’indifferente, di Jean Cocteau, Adriana Asti offre un saggio di grande professionalità. Il primo testo, del ’30, un vero pezzo di bravura per attrice solista, può suonare strano alle orecchie di una generazione per la quale il telefono cellulare costituisce ormai una protesi connaturata al corpo, ma conserva tutta la sua efficacia nel tratteggio e nello scavo del personaggio della donna abbandonata, la cui psicologia non è invece mutata di molto da ottant’anni a questa parte. La regia di Benoit Jacquotne fornisce un’edizione sostanzialmente filologica che mostra, per tutta la durata dello spettacolo, una donna sola al telefono con un uomo – un ex amante – la cui voce non si ode mai. Il secondo testo, forse oggi meno frequentato dalle scene italiane, è una sorta di variazione sul tema, ed evidenzia ancora una volta la sofferenza femminile in un rapporto di coppia, esasperata anche dall’asimmetria (anche nella statura) dei due personaggi: qui l’uomo è presente, ma non articola una sola parola di fonte alle lamentazioni (e alle querimonie) della donna. Assistendo a questa ardita sfida attorale di un’artista omai ottantenne, ricordo con tenerezza la galante notazione di un recensore, negli anni Sessanta, per la sua interpretazione di Ti ho sposato per allegria, di Natalia Ginzburg: «Ah, la minigonna di Adriana Asti…».
In Ritratto di un mito – Omaggio a Elisabetta Terabust, brevi spezzoni video di alcune esibizioni storiche della grande danzatrice, pas de deux nelle più prestigiose coreografie (Roland Petit, Petipa, Amodio), su musiche di Čajkovskij, Bizet, Berlioz, Minkus, introducono di volta in volta la riproposta di quegli stessi brani, interpretati da coppie di giovani artisti: un omaggio riconoscente e affettuoso da parte dell’attuale generazione ad una delle figure più significative di quella passata. E alla fine, un’accattivante, quasi dimessa Terabust accoglie gli applausi, riceve un mazzo di fiori, e abbraccia ognuno degli artisti che, sulla scena, hanno danzato sulle sue orme.
Infine, qualche considerazione conclusiva. A prescindere dal successo e dal gradimento del pubblico (folto per la Asti, al Ristori di Cividale; entusiasta ma desolatamente sparuto per lo spettacolo di danza, nella capiente sala del “Verdi” di Gorizia), resta da capire con quale logica la giornata conclusiva di un festival che, fin dal nome, si vorrebbe rivolto alla Mitteleuropa, si sia voluta dedicare a due valorose glorie del teatro italiano, ancorché di fama internazionale.
I molteplici e suggestivi fili rossi, individuabili nel programma del Mittelfest, alla prova dei fatti si sono rivelati alquanto sfilacciati, né la direzione artistica (sostanzialmente latitante, a parte qualche incontro mattutino) non si direbbe abbia fatto molto per aiutare il pubblico a dipanarli. Inoltre, pur avendo io seguito – e vissuto – il festival solo negli ultimi quattro giorni, non mi è sembrato di respirarvi quell’atmosfera di festa della cultura europea, di coinvolgimento gioioso e totalizzante di un pubblico eterogeneo, che ricordavo nel passato.
Da frequentatore quasi decennale del Mittelfest, consiglierei sommessamente a coloro che progetteranno la prossima edizione dì tenere in qualche conto queste mie riflessioni.

Lumpatius Vagabundus

Gli spettacoli sono andati in scena all’interno di Mittelfest 2013
Cividale del Friuli – varie location

ore 18.00: Chiesa Santa Maria dei Battuti
Sono una ferita che brucia
la vita in versi del poeta magiaro Endre Ady
adattamento ed esecuzione drammaturgica di Paolo Fagiolo
traduzioni di Paolo Santarcangeli e Roberto Ruspanti
Alan Malusà Magno, direzione musicale, arrangiamenti, chitarra
Giorgio Pacorig, arrangiamenti e tastiere
Alessandro Turchet, contrabbasso
Enrico Sartori, fiati
un progetto del Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere dell’Università degli Studi di Udine
a cura di Annalisa Cosentino e Luigi Reitani
Associazione Variabile in collaborazione con Mittelfest
 
ore 19.00: Teatro Ristori
Adriana Asti in
La voce umana e Il bell’indifferente
di Jean Cocteau (1889-1963)
traduzione René de Ceccatty
con Mauro Conte
regia Benoît Jacquot
scene Roberto Plate
costumi Nicoletta Ercole e Christian Gasc
luci Jacques Rouveyrollis
una coproduzione Spoleto56 Festival dei 2Mondi, Teatro Metastasio Stabile della Toscana, Mittelfest
 
ore 20.30: Gorizia – Teatro Verdi
Ritratto di un mito – Omaggio a Elisabetta Terabust
gala internazionale di danza
a cura di Daniele Cipriani
danzano:
Ashley Bouder (New York City Ballet), Chase Finlay (New York City Ballet), Erika Gaudenzi (Teatro dell’Opera di Roma), Letizia Giuliani (MaggioDanza), Giuseppe Picone (étoile internazionale), Alessandro Riga (MaggioDanza), Yana Salenko (Staatsballet Berlin), Marian Walter (Staatsballet Berlin)
con la partecipazione di Gloria Malvaso e Jeshua Costa, della Scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma, diretta da Laura Comi
alla presenza straordinaria di Elisabetta Terabust
video-artisti Ginevra Napoleoni e Massimiliano Siccardi
ricerca storica Emanuele Burrafato