Raccontare il tango, senza il tango

Al Primo Riccitelli di Teramo va in scena l’ultimo lavoro di Giancarlo Sepe: un viaggio da Napoli a Buenos Aires, attraverso le vicende della famiglia Incoronato.

Ideato e diretto da Giancarlo Sepe, Napoletango si inserisce in quel percorso teatrale intrapreso dal regista ormai da anni (Marathon – La città della musica; E ballando, ballando), con l’intento dichiarato di fondere sentimenti e colori alla musica, trascinandoli sul palcoscenico a passo di tango. Diciannove attori interpretano in maniera corale, sulle note di Richard Galliano, Gotan Project, Luis Bacalov, la storia della famiglia Incoronato, famosa a Napoli e dintorni come chiassosa compagnia di ballo, da quattro generazioni. “Sono dei veri fenomeni: Concetta, la matriarca, il figlio con la sua sposa, i figli, i fratelli e le sorelle, i cugini, persone appartenenti a posti e a razze diverse, passano tutti come lontani parenti della famiglia Incoronato, una famiglia allargata da sempre nuovi elementi, anche biondi e anche stranieri, gente che non conosce la lingua napoletana, ma neanche quella italiana, gente di colore, persone non vedenti, cantanti e ballerini”.

Una baraonda festosa e caotica che unisce aspiranti e improbabili ballerini nella preparazione di uno spettacolo, fatto di prove stonate e contagiose. Raccontare il tango, senza il tango. Scommessa dell’autore, ma probabile punto debole dello show, visti i rari momenti dedicati alla danza, ridotti solo a due. “(…) un inno alla vita senza i freni della cultura borghese e senza la ricerca affannosa della bellezza, oggi la vera discriminante tra ciò che conta e ciò che va buttato via”: le parole del regista inquadrano esattamente lo spirito della famiglia Incoronato: più che ricerca di equilibrio ed estetica viene messo in scena – come nella migliore tradizione circense di Barnum – un caleidoscopio di colori, movimenti, gestualità e sentimenti veicolati da “un pensiero triste che si balla”: il tango. E allora i versi dello psicoterapeuta statunitense Aaron Temkin Beck non possono che fare da cornice a quello che è la forza di Napoletango: “Mi hanno sempre attratto i sobborghi, le discariche dimenticate da dio. Non la pagnotta, ma la crosta del pane. Non le gru, ma le brutte cornacchie. Le vie, se tortuose. I boschetti, se radi. I visi non belli. Gli sgabelli zoppi. A tutto ciò che è così imperfetto donerò, da faziosa come sono, la bellezza. Quello che è davvero bello, certo non ha bisogno di me per sopravvivere“.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Comunale
via Ignazio Rozzi, 9 – Teramo
martedì 6 e mercoledì 7 dicembre, ore 21.00

Teatro Eliseo presenta:
Napoletango
ideato e diretto da Giancarlo Sepe
scene e costumi Carlo De Marino
luci Umile Vainieri
colonna sonora a cura di Harmonia Team, con musiche originali di Davide Mastrogiovanni
con Stefano Capitani, Susy Del Giudice, Sergio Di Paola, Cristina Donadio, Barbara Folchitto, Antonio Gargiulo, Elena Gigliotti, Cristina Messere, Francesco Moraca, Pablo Moyano, Raffaele Musella, Matteo Nicoletta, David Paryla, Giorgio Pinto, Caterina Pontrandolfo, Dora Romano, Marcela Szurkalo, Nella Tirante e Luca Trezza