Destini incrociati

Al Teatro Antigone di Roma vanno in scena le struggenti storie – ispirate a fatti realmente accaduti – di Rosemary Kennedy e Aldo Togliatti, schiacciati dalle ambizioni paterne

In ogni famiglia ci sono nodi irrisolti, rapporti difficili con cui fare i conti prima o poi. Ma cosa accade se quei legami vincolano fino ad annientare la personalità e a distruggere la persona? Se quei rapporti complessi ruotano intorno a personaggi che hanno scritto una pagina nella storia dell’umanità? Se quei vincoli di sangue esistono in un continuo travaso tra il privato e il pubblico, fino ad amalgamarsi e a diventare inscindibili?
Con Nel nome del padre Luigi Lunari pone queste domande a se stesso e allo spettatore, portando in scena due storie simili, ma differenti per zona geografica, per ceto sociale, per esperienze personali, per ideologie.
Intorno a un tavolo fa incontrare Rosemary Kennedy, figlia dell’ambizioso Joseph e sorella del presidente degli Stati Uniti assassinato, e Aldo Togliatti, figlio di Palmiro, comunista italiano, perseguitato politico ed esule in Russia durante la Seconda Guerra Mondiale.
I due protagonisti si incontrano in una sorta di limbo senza tempo, in cui la narrazione è un doloroso passo verso la consapevolezza di essere stati sacrificati dalle figure paterne per un’ideologia o per il desiderio di raggiungere un obiettivo. Aldo (Stefano Persiani), dapprima timido e impacciato, risulta caratterialmente più temprato e aiuterà Rosemary (Maria Giordano) a liberarsi dal macigno di un passato imposto da un padre-padrone che considerava i figli come pedine sulla scacchiera dei propri interessi.
Nel nome del padre, quindi, intreccia sul palco uno sguardo sull’intimità di due personaggi pubblici e le vite spezzate di figli considerati inadatti al destino toccato ai genitori. Nella realtà Rosemary, nata con un lieve ritardo mentale, fu sottoposta a lobotomia per volere del padre all’età di ventitré anni, per evitare che, con i suoi comportamenti, potesse compromettere la carriera politica del fratello e gettare scandali sulla famiglia. Una triste storia emersa solo alla morte della donna, avvenuta all’età di ottantasei anni. Sorte analoga toccò ad Aldo che si spense in una clinica psichiatrica, dove era stato dimenticato da tutti per trent’anni.
«Due grandi uomini, ammirati, impegnati fino in fondo nella loro personale lotta per imporre alla società il loro modello ideale – spiega il regista Stefano Mondini – vengono rappresentati come esseri umani, come genitori attraverso le voci, i corpi, le testimonianze dei loro figli, stritolati fino alla follia dai rispettivi padri».

Lo spettacolo continua:
Teatro Antigone
via Amerigo Vespucci, 45 – Roma
fino a domenica 18 marzo
orari: da martedì a sabato ore 21.00, domenica ore 18.00

La Compagnia riflessa in uno specchio scuro presenta
Nel nome del padre
di Luigi Lunari
regia Stefano Mondini
con Maria Giordano, Stefano Persiani
aiuto regia Carlotta Guido
luci e audio Marco Fumarola
musiche Angelo Talocci
ufficio Stampa Rocchina Ceglia
ripresa video Paolo Persiani