Una storia da raccontare

Attraverso la rievocazione del concerto di Nina Simone al festival di Montreaux, lo spettacolo propone al pubblico una riflessione sul mestiere dello stare in scena e sul rapporto fra gli spettatori e l’interprete.

L’attrice Sara Borsarelli, che impersona Nina Simone sulla scena, rievoca il concerto tenuto dalla cantante Nina Simone al festival del jazz di Montreaux nel 1976, restituendo sensazioni, ricordi e desideri che attraversano la mente e il corpo della Simone, per, grazie al monologo che verbalizza i suoi pensieri, di far capire al pubblico che cosa si provi a stare su un palcoscenico.

Con una scenografia ridotta all’essenziale (limitata a due sgabelli e un’asta per il microfono), lo spettacolo è incentrato e sostenuto per intero dall’interpretazione della protagonista, posta a pochi metri dagli spettatori, coi quali si trova quasi a contatto diretto. Sul telone alle sue spalle viene proiettato qualche breve filmato che mostra un pupazzo di plastilina e con le fattezze della cantante muoversi sulla scena, in accordo con quanto l’attrice va raccontando al pubblico.

Inframezzando il monologo con alcune delle canzoni del concerto, eseguite qui senza accompagnamento musicale, con la sola voce come strumento, assistiamo dunque al monologo di un’attrice che racconta che cosa significhi calcare le scene, quali emozioni e quali pensieri provi una cantante o un’interprete quando si trova dinanzi a un pubblico che vede solo come una massa indistinta e anonima: una folla al cui interno è impossibile isolare chi davvero stia seguendo e apprezzi lo spettacolo da chi invece applaude solo per dovere e convenzione. Viene dunque a crearsi un rispecchiamento fra il personaggio interpretato e l’interprete stessa, chiamata a immedesimarsi con chi si trova in una situazione simile, quella di chi deve interpretare un testo (monologo o canzoni poco importa) di fronte a una moltitudine, rispecchiamento che si configura come un’autentica mise en abîme, in quanto l’attrice si trova a vivere una sorta di trascrizione contemporanea del personaggio che è chiamata a interpretare.

La storia da raccontare è dunque a un primo livello quella del concerto di Nina Simone, cui si riferisce il titolo dello spettacolo (e di come visse la cantante quello spettacolo), e a un secondo e più profondo livello quella dell’attrice che interpreta il personaggio sulla scena e, più in generale, quella di qualunque artista che si cimenti in un’arte performativa come la recitazione (specialmente teatrale) e la musica, in particolare l’esecuzione musicale dal vivo. Appare dunque lecito leggere tale costruzione dello spettacolo secondo la mise en abîme, che duplica la rappresentazione di primo grado (il concerto di Nina Simone) in una di secondo grado (un monologo teatrale metariflessivo), come un desiderio di parlare dell’arte dell’interprete, delle sue ansie e delle sue aspettative quando entra in scena, del suo desiderio, talvolta, di trovarsi altrove e della distanza che può sentire da quell’insieme di volti e di mani plaudenti che sono gli spettatori.

A confermare tale sovrapposizione fra il personaggio e l’interprete sono anche i brani delle canzoni della Simone eseguiti dall’attrice come parte integrante di un flusso di coscienza: come se anche i suoi pensieri potessero trovare compiuta espressione solo attraverso il canto. Tali complessi intrecci fra narrazioni collocate su differenti piani, fra l’attore e il personaggio e fra questi e il pubblico, s’inverano pressoché solo grazie all’interpretazione della protagonista, sola in scena e, come si diceva, priva di ogni accompagnamento musicale, la quale alterna momenti d’incertezza e quasi di sconforto ad altri di rinnovata fiducia, specie quando si lascia coinvolgere e trasportare dal ritmo e dalla melodia delle musica.

Lo spettacolo continua
Teatro Elfo Puccini

Corso Buenos Aires 33, Milano
dal 21 al 26 febbraio 2017

Nina
(Montreux 1976)
testo e regia di Nicola Russo
scene e costumi Giovanni de Francesco
con Sara Borsarelli
luci Cristiano Zucaro
video Lorenzo Lupano
produzione Monstera in collaborazione con Le Vie dei Festival e Radicondoli Festival
col sostegno di Novarajazz