Just do it!

teatro-orologio-roma-80x80Il momento di vedere le carte è arrivato: al Teatro dell’Orologio, la rassegna di prosa di All in – Chiamata alle Arti si apre con NO// una giostra sui limiti dei limiti imposti.

La coerenza con cui Clara Sancricca – non una under25, a differenza dei sette giovani attori – indaga le relazioni tra l’aspetto prettamente comunicativo e quello semantico del linguaggio la conosciamo dai tempi della fu associazione StrumentiUmani. Svelando come le incongruenze e le paradossalità di una comunicazione centrata sui non siano le fondamenta di una disciplina coercitiva, NO// una giostra sui limiti dei limiti imposti può a buon diritto rientrare in quel clima culturale tipicamente post-sessantottino che vede in Jean-Jacques Rousseau uno dei padri spirituali. Figura allora inattuale, oggi rivalutata ma banalizzata, non citiamo a caso il celebre pedagogo del XVIII secolo, considerata l’attività di formatrice teatrale presso Cassiopea Teatro svolta dalla fondatrice di ControCanto.

Lo spettacolo, che ha riempito in ogni ordine di posto la sala grande del Teatro dell’Orologio (bella soddisfazione per gli Under25, tuttavia se dovesse confermarsi l’impressione che ci fosse il solito pubblico, bisognerà che All in ci rifletta su quando sarà il momento di tirare le somme), mostra una interessante e contraddittoria complessità con la contemporanea presenza di sbavature significative e potenzialità non indifferenti.

Dal punto di vista drammaturgico le intuizioni notevoli non mancano, in particolare, incuriosiscono la costruzione scenografica e dei costumi attraverso corde «che da simbolo per eccellenza del vincolo diventano strumento di creazione scenica e infine di suggestione poetica», il suggestivo sviluppo a metà tra il narrativo e il flusso di coscienza («lo spettacolo alterna quadri dal clima mutevole»), il crescendo di violenza delle sfide sui divieti e l’ideazione stessa del testo «in cui il divieto viene scandagliato in tutte le sue forme – strumento di repressione sociale o emotiva, di educazione dei figli, di imposizione della legge, e così via».

Espedienti che vanno opportunamente a compensare una certa frammentarietà e prevedibilità degli sketch, accentuata dalla prolissa e non motivata reiterazione di alcune sequenze e da una tenuta attorale non sempre omogenea di recitazioni troppo legate a una inflessione dialettale. Una scelta, quest’ultima, più soluzione di comodo che risorsa che ha caratterizzato interpretazioni comunque convincenti per l’energia espressa in scena con coinvolgente e crescente tensione.
Tuttavia, vista la complessiva bontà dell’allestimento, se quella appena descritta è sembrata essere la debolezza più evidente, con spirito costruttivo ci sentiamo di individuare quella più indicativa nella semplicistica visione concettuale da cui il testo prende le mosse.
Costruito con frasi che, estrapolate da spaccati di vita quotidiana, vanno a comporre dialoghi e monologhi centrati su «non si può fare», «è vietato», imposizioni sempre reali anche quando incredibili («in Florida è vietato fare sesso con un porcospino», «in Inghilterra è vietato morire in Parlamento»), la letteratura sull’argomento è infatti ormai troppo ampia per essere presa in maniera così unilaterale e scontatamente negativa, a partire dal celebre I No che aiutano a crescere della psicoterapeuta infantile britannica Asha Phillips.

Considerare, come accade in questa rappresentazione, «assurdo l’ammontare dei divieti nella nostra società, nonché la fiducia che in essi viene riposta come migliore antidoto alla deriva dei comportamenti umani» è più che un azzardo, volendo utilizzare lo stesso gergo da poker scelto dagli Under25. Perché rappresenta l’ennesima – pur sottile – forma presa dal desiderio di omologazione e culto dell’identità di chi ambisce all’autorità e ritiene che i no siano solamente quelli che gli altri ci impongono, magari dai genitori ai figli, e mai viceversa. Una angolatura, questa, che ignora – totalmente e pericolosamente, magari ingenuamente – come dietro una sillaba (no) venga promossa una delle affermazioni più importanti di libertà e costruzione positiva dell’alterità.

Ciò che, dunque, manca allo spettacolo, che ricordiamo non essere al debutto (avvenuto lo scorso maggio 2013 al Kollatino Underground), è la profondità. Un dettaglio, che se – fortunatamente – non ne ha inficiato il godimento, non è da trascurare, perché potenzialmente strutturale, potrebbe essere risolvibile, rivedendone senza timori la prospettiva e le banalità di fondo.


foto di Arianna Massimi

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro dell’Orologio – Sala Grande

via dei Filippini 17/A, Roma
lunedì 14 Aprile, ore 21.00

All In – chiamata alle Arti per Dominio Pubblico presenta
NO// una giostra sui limiti dei limiti imposti
regia Clara Sancricca
con Federico Cianciaruso, Fabio De Stefano, Riccardo Finocchio, Andrea Mammarella, Verdiana Margani, Emanuele Pilonero e Giorgio Stefanori
collettivo ControCanto