Shakespeare senza tempo

A distanza di quattro secoli dal debutto, fake news, razzismo e sete di conquista sono sempre in primo piano. Alla Pergola di Firenze, Elio De Capitani e Lisa Ferlazzo Natoli affrontano tematiche onnipresenti nella storia dell’umanità con la nuova versione di Otello, targata Elfo-Puccini.

Un palcoscenico ristretto, allestito sul palco del teatro fiorentino quasi come in una scatola cinese, mette a nudo corde, carrucole, impalcature e meccanismi teatrali, dove gli stessi attori operano, nella penombra, per muovere gli oggetti utili allo scorrere della tragedia, scritta nel 1603, dal famoso drammaturgo inglese.
Otello, detto il Moro, migrante mauritano e qualificato generale dell’esercito, al servizio di una Repubblica di Venezia ambiziosa di conquistare territori, strappandoli all’Impero Ottomano, salpa alla volta di Cipro, mentre i preparativi fervono e l’idea della guerra di occupazione accende gli animi e la sete di potere.

La scenografia, un’affascinante ed essenziale trama di stoffe dorate cangianti – come in un harem – e trasparenze plastiche – che amoreggiano con i giochi di luce – sembra rimandare al microcosmo emotivo dell’individuo, e del protagonista in particolare, rappresentando un mondo senza soluzione di continuità tra emozioni e influenze piscologiche.

E fin da subito, sulla scena, qualcosa intralcia lo scorrere naturale dei preparativi bellici: la giovane e bella Desdemona (dal greco, sfortunata), figlia di un Senatore della Repubblica, si innamora del Moro, affascinante e misterioso, ma avanti con l’età, diventandone in segreto la sposa.

L’evento determina scompiglio e indignazione in Bramanzio, il padre della sposa, che si rivolge al Doge per ottenere giustizia, tacciando lo straniero di stregoneria, ma dovendosi poi attenere alla sentenza del Governatore veneziano, l’unico che sembra dare ascolto e voce al segmento femminile della società, suffragando il matrimonio avvenuto in totale consenso di ambedue i coniugi.

La tragedia della gelosia, come si considera spesso quest’opera drammaturgica del Bardo, nasconde in realtà altri risvolti oscuri dell’animo umano, che – nonostante i millenni di evoluzione della specie – paiono inossidabili e resistenti a qualsiasi intento di crescita psicologica positiva.

All’appello – tra i personaggi in scena – rispondono delatori, influencer, scagnozzi, guerrafondai, donne sottomesse agli ordini patriarcali e strumentalizzate per i fini maschili, razzisti, falliti, detentori di potere, rei di uxoricidio e prostitute usate per sfogare bisogni carnali e poi denigrate quale feccia umana.

Un’infinita sequenza di personaggi al negativo, trasversali alle epoche e alle forme sociali e politiche, che rimbalza tale e quale nel XXI° secolo.

L’interpretazione scenica di Elio De Capitani, sia in veste di regista sia di interprete principale, scorre fluida e ben ritmata, a parte il lungo dialogo con Jago (Federico Vanni), nella seconda parte dello spettacolo, che può risultare eccessivamente prolissa e pesante, data anche la durata totale della rappresentazione.

Regia e adattamento ben strutturati, attori di convincente affabulazione. Un dramma classico – un evergreen – e, come tale, senza tempo, che mette ottimamente in rilievo la missione pedagogica del teatro, scuola e specchio della vita reale.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro della Pergola
via della Pergola – Firenze
venerdì 6 aprile, ore 20.45

Otello
di William Shakespeare
traduzione Ferdinando Bruni
regia Elio De Capitani e Lisa Ferlazzo Natoli
con Elio De Capitani, Federico Vanni, Emilia Scarpati Fanetti, Cristina Crippa, Angelo Di Genio, Alessandro Averone, Carolina Cametti, Gabriele Calindri, Massimo Somaglino e Michele Costabile
scene e costumi Carlo Sala
assistente scene e costumi Roberta Monopoli
musiche originali Silvia Colasanti
luci Michele Ceglia
suono Giuseppe Marzoli
produzione Teatro dell’Elfo
con il sostegno di Fondazione Cariplo

Durata : 180’