Arte e vita: un solo luogo drammatico

Capolavoro verista di Ruggero Leoncavallo, Pagliacci è un’opera che è oramai entrata a far parte del patrimonio culturale di massa. Al Teatro Filarmonico di Verona va in scena, fino al 2 febbraio, nello storico allestimento di Franco Zeffirelli. Ricchezza estetica e ispirazioni eterogenee.

Pagliacci rappresenta l’affermazione pubblica del compositore napoletano Ruggero Leoncavallo e, contemporaneamente, il culmine della propria carriera. Leoncavallo ha 35 anni quando l’opera viene rappresentata per la prima volta al Teatro Dal Verme di Milano. Siamo nel 1892, ed il verismo tocca anche la musica e la composizione operistica. Leoncavallo, insieme a Mascagni, rappresenta il più grande interprete di questa visione del mondo per quanto riguarda l’opera e non è un caso che Pagliacci venga spesso rappresentato insieme alla Cavalleria rusticana del compositore livornese.

Al Teatro Filarmonico di Verona torna in scena questa grande opera nell’allestimento del maestro Franco Zeffirelli. Una festa di colori, di sensazioni, di ispirazioni diverse e lontane che si condensano in un luogo visivo pieno e che funziona perfettamente. Fin dalla prima scena, immediatamente successiva al prologo “intimo” dove Tonio, il buffone della compagnia, presenta l’opera ed il valore morale e vitale della stessa, la concezione magniloquente di Zeffirelli invade tutto. Il sipario si alza e il pubblico scopre un mondo pullulante di vita, di microscene alla Bruegel, dove si incastrano una scenografia da bidonville, una costruzione medievale che accoglie un moderno Bar Centrale, un’attiva Officina meccanica, stanze dell’amore e appartamenti famigliari ma, soprattutto, questo centro energetico che è il carrozzone degli artisti posto strategicamente al centro della scena. Un indubbio fascino felliniano percorre questo mondo e ciò lo rende ancor più fantastico. Zeffirelli concepisce una scena dove convivono diversi tempi, diverse provenienze, in una logica dove è l’anacronismo produttivo il centro del sistema. Di fronte a questo mondo lo spettatore è spinto, in maniera inconscia, a ricercare le incongruenze, le discrasie che potrebbero minare l’architettura scenica e estetica tutta. Certo, sarebbe possibile lanciarsi in questo gioco ma il risultato sarebbe totalmente inaspettato. Anziché giungere ad un giudizio negativo dovuto all’identificazione di tutto ciò che può stridere, lo spettatore è sorpreso nel notare che questa macchina complessa, costituita da una moltitudine di sistemi diversi, funziona perfettamente. Le incongruenze diventano il materiale fondante l’opera, la sua carne. La sua raison d’être.

Alessio Verna impersonifica Silvio, l’amante di Nedda, attraverso una presenza scenica importante, nonostante la volontà del Leoncavallo di fare sparire spesso l’amante slle scene. Valeria Sepe tratteggi una Nedda delicata e avvolgente, in grado di divenire tagliante, al limite della ruvidezza quando la drammaturgia lo richiede, come durante la scena della tentata violenza da parte di Tonio. Rubens Pellizzari è uno splendido Canio/Pagliaccio, il tenore che si contrappone tanto all’odiato Silvio, ma anche allo stesso Tonio/Taddeo (Elia Fabbian), personaggio violento, ma anche colui che traghetta gli spettatori verso l’apertura delle scene. Il gioco di rimandi, di accuse e di minacce è curato in maniera certosina dal Leoncavallo che, proprio in questa opera, giunge all’apice delle sua carriera attraverso la presentazione di un’opera breve ed estremamente efficace.

La direzione di Valerio Galli assicura un supporto musicale perfetto, attraverso interventi toccanti e carezzevoli, riuscendo coscienziosamente nel difficile compito della creazione di un equilibrio tra la musica e le diverse anime dell’opera, così breve ma così intensa, dove la finzione scenica si raddoppia sciogliendo ogni barriera mostrando la compenetrazione incessante tra arte e vita. Una compenetrazione drammatica.

spettacolo visto martedì 24 gennaio 2017

Lo spettacolo va in scena:
Teatro Filarmonico
Via dei Mutilati, 4 – Verona
fino a giovedì 2 febbraio 2017
orari: martedì 24 e 31 gennaio ore 19.00, giovedì 26 gennaio e 2 febbraio ore 20.00, domenica 22 e 29 gennaio ore 15.30

Il Teatro Filarmonico di Verona presenta
Pagliacci
Dramma in un prologo e due atti
di Ruggero Leoncavallo
regia e scene Franco Zeffirelli
regia ripresa da Stefano Trespidi
direttore d’orchestra Valerio Galli
costumi Raimonda Gaetani
Nedda-Colombina Donata D’Annunzio Lombardi 22, 26, 31 gennaio; Valeria Sepe 24, 29 gennaio – 2 febbraio
Canio-Pagliaccio Walter Fraccaro 22, 26, 31 gennaio; Rubens Pelizzari 24, 29 gennaio – 2 febbraio
Tonio-Taddeo Devid Cecconi 22, 26, 31 gennaio; Elia Fabbian 24, 29 gennaio – 2 febbraio
Silvio Federico Longhi 22, 26, 29, 31 gennaio; Alessio Verna 24 gennaio – 2 febbraio
Beppe-Arlecchino Francesco Pittari
orchestra coro e tecnici dell’Arena di Verona
coro voci bianche A.LI.VE. diretto da Paolo Facincani
maestro del coro Vito Lombardi
direttore allestimenti scenici Giuseppe de Filippi Venezia

durata 1 ora e 30 minuti con un intervallo

http://www.arena.it/filarmonico/it