Ridi pagliaccio


Serata memorabile al Teatro Don Bosco, dedicata a uno dei capolavori del realismo italiano, con una sincera riflessione sul presente.

Non saranno mai abbastanza le parole di elogio e di apprezzamento del preziosissimo contributo che il Teatro-cinema di periferia Don Bosco offre al mondo della cultura, oggi come non mai seriamente messo in difficoltà per colpa della crisi e dell’estinzione pressoché definitiva delle risorse. La professionalità e la devozione della compagnia Alfa Musicorum Convivium hanno permesso che l’opera lirica, orgoglio della nostra storia, potesse uscire dai luoghi tradizionalmente adibiti e si rivolgesse a una parte di pubblico più ampia, più popolare, a prezzi decisamente abbordabili senza privarsi però di qualità e valore.
Anche stavolta, dopo la Carmen e il Don Giovanni tra i tanti titoli allestiti, la grande opera torna in scena con uno dei classici del verismo italiano di fine Ottocento, ovvero Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, opera notissima all’estero per via della celeberrima aria Vesti la giubba (o anche chiamata Ridi, pagliaccio), brano riproposto e ricantato innumerevoli volte.
È stato spesso detto che Pagliacci non regge il confronto con la scuola verdiana e pucciniana, e forse anche a ragione; ma è anche vero che a un ascolto attento l’opera di Leoncavallo può facilmente riscattarsi per tutta una serie di elementi di estremo interesse musicale ed espressivo. Innanzitutto, essa riflette la tendenza di un’epoca, avviata verso la produzione industriale e la distribuzione massificata della musica, e da qui la brevità dei due atti dell’opera, e soprattutto le diffuse melodie compiacenti e di facile assimilazione. Va anche detto che le partiture spesso rompono gli argini della ponderata ed equilibrata composizione, tendendo a influenze wagneriane e persino esotiche, ma per tornare quasi immediatamente alla compostezza classica.
Poi c’è il meraviglioso libretto, dove si intrecciano numerosi fattori di indubbia modernità, che sono decisamente “cinematografici”: il “delitto d’onore” determinato da una volontà di vendetta implacabile; l’amor fou; infine la storia costruita attorno all’ambigua e paradossale figura del pagliaccio, allo stesso tempo malinconica e allegra, inquietante e infantile, straziante e divertente. Il dramma si consuma sul palco durante una delle recita dei pagliacci, sovrapponendo in maniera meta-teatrale realtà e finzione; questo è un altro punto centrale dell’opera, che si apre proprio con un anomalo prologo fatto da Taddeo, il clown gobbo e orribile che tradisce la bella Nedda, raccontando a Canio, altro pagliaccio della compagnia, le intenzioni di lei di fuggire. Col prologo, Leoncavallo rompe subito la “quarta parete”, e in tutto il secondo atto arte e vita continuano a rincorrersi, a smarcarsi, fino alla battuta «La commedia è finita» che chiude il sipario.
Gli interpreti sono come sempre perfetti, dal soprano Fausta Ciceroni al tenore Matteo Sartini, e naturalmente il baritono Alessio Magnaguagno, anima e leader della compagnia, che in chiusura in maniera sincera invoca chiunque a supportare la cultura in questa fase di forte crisi, rivendicando il valore di questo magnifico progetto giunto al quarto anno. L’orchestra diretta dal maestro Christian Starinieri non sbaglia un colpo, per calibratura, precisione dell’esecuzione ma anche personalità; a rendere tutto ancora più importante e degno di apprezzamento è la regia del maestro Riccardo Canessa, nome noto del mondo della lirica e del teatro. Dopo Pagliacci, la compagnia offre una serie di arie celebri, tra cui Tosca, Don Carlo, Il barbiere di Siviglia, e tutta la splendida serata è chiusa dall’esecuzione dell’inno di Mameli, per ricordare, a chi l’avesse dimenticato, che malgrado tutto abbiamo sempre qualcosa di cui ritenerci orgogliosi. Siete tutti invitati all’ultimo appuntamento della stagione, il 9 maggio col Falstaff di Verdi.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Don Bosco
via Publio Valerio, 63 – Roma
sabato 21 aprile ore 21.00

Alfa Musicorum Convivum presenta
Pagliacci
di Ruggero Leoncavallo
regia Riccardo Canessa
con Matteo Sartini, Fausta Ciceroni, Alessio Magnaguagno