Se questo è teatro

Al Teatro Argot, la stagione di Dominio Pubblico continua a mietere sold out con lo spettacolo Panza, crianza, ricordanza.

Lo spettacolo risale a tre componimenti, Mi fa fame, Parru sulu, M’arricuordu, pubblicati anni or sono da Meridiana Edizioni all’interno dell’omonimo Panza, crianza, ricordanza. Del testo originario, Cauteruccio mantiene la struttura soliloquiale di versi alternati a prosa, la tematica nostalgica e “fisica”: la fame, il passato e i ricordi.

Una impostazione che in questo allestimento viene presentata esclusivamente attraverso la nuda parola del protagonista. A supporto della propria narrazione, Cauteruccio decide infatti di utilizzare una scenografia scarna e ridondante allo stesso tempo (come nel caso della seconda e superflua sedia) e video proiettiati sul fondo nero per dare il senso di passaggio da un componimento all’altro e un rinforzo visivo al messaggio in scena. Insomma, non c’è nulla che possa distogliere l’attenzione sulle sue parole, vista anche la praticamente totale mancanza di movimenti scenici e interpretazione vocale, quest’ultima forse un po’ forzatamente monocorde.

Uno spettacolo diverso rispetto a quelli abitualmente messi in scena dal fondatore della compagnia Teatro Studio Krypton, caratterizzati da una profonda sperimentazione multimediale e scenografica. In questo senso, Cauteruccio sceglie di essenzializzare la propria drammaturgia, fino a farla quasi scomparire. Quello che resta è un lungo monologo dell’artista con se stesso, la ricerca e l’offerta al pubblico di un’esperienza catartica attraverso affascinanti e poetici accenni al proprio personale dolore.
Un passato presentato con assoluta e consapevole unilateralità (a volte banalizzato da paragoni poco riusciti come quello tra l’antica mortadella e la moderna nutella), un trascorso esperienziale di antichi tormenti («il dolore, i soprusi, le ingiustizie, la malattia») e attuali afflizioni («la rabbia dell’incomunicabilità e il dolore della memoria») che tende ambiziosamente ad elevarsi a «punto di riferimento» universale, identificandosi con le «tematiche della solitudine e della marginalità esistenziale dell’uomo contemporaneo».

Un testo che certamente lacera. Un testo capace anche di offrire spunti culturalmente rilevanti, soprattutto nell’ultimo movimento, quello legato alla fame. Interpretabile come libido, ovvero come manifestazione organica di autoconservazione della originaria pulsione sessuale, il flusso di coscienza di Cauteruccio giunge a interessanti tangenze filosofiche con Il disagio della civiltà, non a caso celebre e profetico saggio del 1929 in cui con estrema lucidità Freud esprimeva l’intrinseco e ineliminabile contrasto tra la felicità degli uomini e l’esistenza stessa di una comunità sociale.

Tuttavia, alcune considerazioni impediscono una valutazione pienamente positiva di Panza, Crianza, Ricordanza.
Non ci riferiamo ovviamente all’aspetto comunicativo di un linguaggio (quasi) prepotentemente dedicato a far emergere arcaiche e archetipiche caratteristiche vocali, a costo della propria stessa intellegibilità. Una scelta, quella di proporre oltre un’ora di serrato dialetto (pardon, lingua) calabrese, che se da un lato stimola la concentrazione, dall’altro di certo l’affatica e mette a dura prova, ma che rientra a pieno titolo nella ricerca di Cauteruccio.
Quello che perplime è l’inesistenza di una vera e propria drammaturgia dell’attore. Una assenza che si ripercuote pesantemente sulla sostenibilità dell’intero impianto drammaturgico il quale, di conseguenza, risulta limitato nelle sue potenzialità teoriche alla dimensione individuale dello stesso protagonista, fallendo così gran parte della sua originaria ambizione. Una personificazione estrema con Cauteruccio che lascia, purtroppo con forza, al termine dello spettacolo la pericolosa impressione dell’autoreferenzialità.

Lo spettacolo è andato in scena all’interno di Dominio Pubblico
Teatro Argot

via Natale del Grande, 27 – Roma (Trastevere)
10 e 11 gennaio ore 21.00, domenica 12 gennaio ore 17.30

Teatro Studio Krypton
Panza, Crianza, Ricordanza
scritto, diretto e interpretato da Giancarlo Cauteruccio
voce e fisarmonica Peppe Voltarelli
con il sostegno di Regione Toscana