Il velo di Petruška

Dopo il debutto al Teatro Comunale di Bologna, la nuova creazione di Virgilio Sieni, arriva a Firenze a inaugurare la seconda parte della Stagione de La democrazia del corpo.

Petruška prende spunto dal balletto originale dei Ballets Russes, il balletto simbolo della bravura del danzatore Vaslav Nijinskij e dell’estro coreografico di Michel Fokine, oltre che del loro concetto rivoluzionario del movimento accademico.
Il balletto originale è un mito per moltissimi aspetti. Innanzi tutto per i movimenti, decisamente anticonvenzionali, di Vaslav Nijinskij, per la trama che in qualche modo rimanda ai rapporti tormentati dello stesso ballerino russo con Fokine e Diaghilev. Poi il mito della marionetta-uomo che, un po’ come Pinocchio, colpisce sempre le sensibilità.
E proprio su questo ultimo aspetto, Virgilio Sieni concentra la propria attenzione. Egli, più che a Pinocchio, accosta Petruška al nostro Pulcinella – due maschere simbolo della sensibilità più fragile dell’essere umano. E ricorre la figura di Pulcinella, almeno visivamente, forse più di quella di Petruška. Principalmente nei costumi di due tra i sei ballerini in scena, fors’anche per il colore dominante, ossia il bianco-avorio. Il resto della coreografia è una costruzione di movimenti e figure tipiche del maestro fiorentino (pose in diagonale, lavoro di gruppo ai lati della scena) ma che si integrano con i movimenti molleggiati e scattanti delle marionette.
Marionette umane che usano il loro corpo per comunicare a noi e tra di loro. Appaiono e scompaiono, si lasciano e si ritrovano, si cambiano e si scambiano di ruolo, nascondendosi dietro a bellissimi veli di tulle color avorio, che permettono al pubblico di intravedere le belle colonne del fondale di Cango. Il telo è esso stesso il protagonista – simbolico e concreto – dello spettacolo. Sin dal preludio (su musiche di Giacinto Scelsi) e sino alla fine della performance, sono i veli a farla da padrone. Il simbolo di quel disvelamento del non visibile, del non dichiarato che si rincorre nello spettacolo.
Un lavoro piacevole a 360° in cui nessun particolare sfugge, che sprizza armonia ed eleganza da tutti i pori (cosa di cui abbiamo un gran bisogno). Eppure, in qualche modo, la comunicazione del disvelamento dell’oscuro dei nostri sentimenti (positivi o negativi che siano) non passa, rimane sul palco. L’attenzione emotiva non è, infatti, altrettanto curata quanto quella formale. Scelta, questa, che non si ritiene necessariamente un difetto, eppure non è ciò che si attendeva da tale performance. Detto questo, non bisogna sottacere il pericolo in cui si incorre spesso quando ci si accosti a determinati miti del passato – a cui Sieni non è nuovo, in particolare con i lavori dei Ballets Russes. Ricordiamo a tal proposito non solo il più recente, ovvero Le sacre du printemps del 2015, ma altresì Jeux – di cui forse in meno si rammentano, commissionato dal direttore del Maggiodanza di quei tempi, Evgheni Polyakov, nel 1990.
A ogni modo, questo è uno spettacolo da vedere, sia per la già citata armonia ed eleganza, decisamente rare negli ultimi tempi, sia per la bravura eccelsa, altrettanto rara, dei sei ballerini in scena, tra cui spicca sempre e con grande determinazione Ramona Caia.

Lo spettacolo continua:
Cango
via Santa Maria, 25 – Firenze
fino a domenica 11 marzo

Compagnia Virgilio Sieni presenta:
Petruška
coreografia e spazio Virgilio Sieni
musiche Igor Stravinskij e Giacinto Scelsi
interpreti Jari Boldrini, Ramona Caia, Claudia Caldarano, Maurizio Giunti, Giulia Mureddu e Andrea Palumbo
costumi Elena Bianchini
luci Mattia Bagnoli
allestimento tecnico Giovanni Macis
produzione Teatro Comunale di Bologna

Ph: Rocco Casaluci