Il valzer della rosa ferita

due-teatro-roma-80x80Piccola Antigone e Cara Medea, va in scena al Teatro due di Roma l’approdo finale della cosiddetta “tetralogia della cura” scritta da Antonio Tarantino, ex pittore, oggi affermato autore teatrale, già vincitore del Premio Riccione per il teatro del 1993 con Stabat Mater e La passione secondo Giovanni.

Teresa Ludovico, la regista, al termine di questi due atti unici, descrive con enfasi il proprio incontro con Tarantino che considera «il cantore del vomito di parole moderno, di quell’esigenza tutta contemporanea di sfogarsi attraverso l’uso spasmodico della lingua a prescindere dai contenuti».

Attraverso due donne simbolo della mitologia greca, lo spettacolo propone una vera e propria trasposizione in chiave moderna di un modello di donna contemporanea: disperata, dilaniata e alla fine annoiata. Una donna che sopperisce al banale con il banale stesso, che si accompagna a un uomo che al contempo anela e distrugge, ora Edipo, ora marito; una figura, che, con il proprio “divampare femminino” e discorsi che investono tutto, mette in ombra ogni cosa la circondi, in modo particolare la figura maschile.

L’accostamento tra le figure di Antigone e Medea e la loro collocazione nella storia recente, entro sobborghi di città degradate e distrutte dagli eventi bellici, propone dunque un tentativo di decostruzione di una essenza, quella di donne deboli e, allo stesso tempo, forti, donne che hanno inciso nella storia e nella letteratura e che vengono rese, attraverso il filtro della modernità, tormentate dalla banalità, affette dall’isteria dell’eloquio, da un abuso del poliptoto utilizzato per colmare i vuoti della noia.

Lo spettacolo rende bene l’idea di un viaggio nelle strette maglie del moderno, visto come uno spazio chiuso e restituito attraverso un coacervo di parole, che attraversa per interno lo svolgimento della trama.

Quello che sembra debole è il collegamento tra due figure così profonde, così dilaniate e così sublimamente tragiche come sono, pur in maniera diversa, sia Antigone che Medea. Dov’è la contorsione tra “legge e natura” che caratterizza la figura Antigone? Dove la gelosia cieca che priva Medea di qualsivoglia senso tanto di maternità quanto di umanità?

Probabilmente il limite di Piccola Antigone e Cara Medea sembra essere relativo proprio al paragone con gli antichi Greci, ma quello che resta e che, comunque, traspare è lo squallore triste e blaterante dei nostri tempi, il dolore del vivere quotidiano, la banalità del male, la paralisi dell’ignoranza e il silenzio finale della tristezza che si scopre lucida.

Obiettivi che la regia di Teresa Ludovico mostra di aver ben raggiunto.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Due Roma
vicolo de’ due macelli, 37 – Roma

sabato 2 novembre, ore 21.00

Teatro Kismet OperA presenta
Piccola Antigone e cara Medea
di Antonio Tarantino
regia Teresa Ludovico
con Teresa Ludovico, Vito Carbonara