Mani che accarezzano e topi che passeggiano

Dopo il sorprendente Fallisci facile, Alessia Giovanna Matrisciano prosegue la sua ricerca al Teatro Studio Uno con Pollini, andando ancora più amaramente (ma anche giocosamente) in fondo all’enigma dell’amore.

Chi è un uomo? Chi è una donna? I personaggi – stretti dentro cappotti di lana – provano da subito a rispondere, ma in maniera negativa. Cosa non si è? «Io non sono una donna perchè non sono bella». Parafrasando Montale, si può dire solo solo “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo” e non per opporsi in negativo, quanto per valorizzare l’essere in “mancanza”.

Piuttosto di avere in casa dei gatti, lei preferisce di notte liberare dei topolini, sentirli passeggiare al buio sul proprio corpo, immaginare siano le mani di un uomo. «Quando i topi mi passano addosso, io sogno le mani». Non si può essere donna senza essere “utilizzata”. Il mistero del corpo femminile non può essere conosciuto, ma piuttosto esperito attraverso l’amore di un uomo. Tutti i corpi per conoscersi hanno bisogno delle mani dell’Altro. «Se mi utilizzassero nascerebbero mele» conclude.

Spogliarsi dai pesanti cappotti vuol dire mostrarsi sconosciuti a sé stessi, come uno strumento mai suonato prima, e di cui – al tocco delicato dell’altro – si odono per la prima volta i suoni: gridolini di piacere seguono a brividi mai provati. Essere “utilizzata”, essere toccata, per una donna è conoscenza, contenuta nelle mani dell’uomo amato che finalmente si sostituiscono ai topi.

Pollini è un’opera sulla Mancanza. Di amore? Di contatto tra corpi? Di una sfuggente traccia del senso? Se ci accontentassimo di risposte già pronte, non faremmo arte, faremmo una “vita normale”. Una donna proverebbe a diventare una Barbie attraente secondo i canoni più alla moda; un uomo potrebbe iscriversi a una palestra, cercando di forgiare l’immagine di un corpo ben sagomato. In entrambi i casi si tratterebbe di contrabbandare l’amore come un disegno estetizzante, rivelandosi piuttosto come uno specchio narcisistico.

La verità è che uomo e donna si parlano da posizioni irriducibili. Nel rapporto sessuale ciascuno tiene qualcosa per sé. Per la donna forse è il “godimento” (come prova piacere una donna?), per l’uomo è il “fallo” attraverso cui può godere solo in piccola parte del corpo femminile, godendo in realtà del proprio organo. “Non esiste rapporto sessuale” diceva Lacan, non certo per negare gli espedienti che uomo e donna si danno per far più o meno “funzionare” uno stare insieme, ma per affermare che malgrado tutto non è possibile fare “Uno” con l’Altro attraverso la sessualità. Uomo e donna conservano infatti una loro irriducibilità che l’altro per quanto ami non potrà mai colmare.

Gli attori – Francesco Guglielmi e Ilaria Giorgi – sono efficacissimi nell’esprimere un candore disarmante, per la disillusione del quale un tempo siamo dovuti passare. Nel tenerissimo finale, l’immagine dei ragazzi che si pongono sul pendolo del loro incontro, tra l’amore e l’odio, tra un bacio e una sberla, tra fiducia e mortificazione, è il pendolo stesso dell’amore per come è, non per come vorremmo che sia.

Pollini è l’occasione per chiederci: abbiamo imparato ad amare l’alterità radicale dell’Altro? A esporci alla contingenza della vita, al nuovo, all’urto del non ancora conosciuto che si fa carne in una donna? Apprendere tutto questo forse vuol dire rinunciare alla ricerca nevrotica dell’oggetto perduto e ideale. Questo non esiste più, probabilmente non è mai esistito. Pollini è la scrittura scenica che l’autrice ci offre per farcene una ragione.

Il Teatro della Matrisciano non vuole raccontare favole dell’amor soave, né cadere nel cliché abusato dell’amore maledetto. È teatro dell’Assenza: di senso, di illusoria felicità, di comode formule sociali. Questo teatro è un modo di rendere “felice” a sé stessi la propria infelicità. Qui al Teatro Studio Uno, stasera Matrisciano ci regala consolazione per tutto quello che non torna nelle nostre vite, e – malgrado tutto – continuerà a non funzionare, trovando proprio in un impasse ragione per continuare a fare “vita”, a fare Teatro. C’è regalo scenico più apprezzabile di questo?

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Studio Uno
via Carlo della Rocca 6, Roma
dal 25 al 28 Gennaio 2018 (Sala Teatro)
da giovedì a sabato ore 21.00, domenica ore 18.00

Pollini
scritto e diretto da Alessia Giovanna Matrisciano
con Francesco Guglielmi e Ilaria Giorgi