In bilico

10917067_1699249570301365_6291438368522274547_nMaurizio Capuano e Antonio Prestieri firmano il testo di Prendi il copione e scappa, commedia leggera portata in scena da Giovanni Merano che riflette sullo stato attuale del teatro.

La storia dei quattro fratelli Campese – figli d’arte del grande attore e autore teatrale ormai scomparso Oreste Campese – è il pretesto per parlare di teatro e riflettere sullo stato attuale delle cose. Tutto nasce a causa della mancanza di talento del suddetto quartetto che, ostinandosi a seguire le orme paterne, continua a macinare insuccessi che gli costano insulti, lancio di oggetti e linciaggi. L’impietoso pubblico infatti, non manca di mostrar loro tutto il disprezzo per gli spettacoli che questi portano in scena e che, a conti fatti, non riescono più a garantirgli la pagnotta. Una sorta di anacronismo, questo, che provoca un effetto nostalgia e riporta alla mente un teatro vegeto, vivace, vissuto da un pubblico che le sale le riempiva, che seguiva gli spettacoli e si affezionava ai suoi protagonisti. Prendi il copione e scappa, però, non punta il dito su quest’ultimo, ma tenta di spiegare il suo attuale disamore addossando buona parte delle colpe ai teatranti, pigri, svogliati, senza idee o, ancora, presuntuosi e scollati dalla realtà, incapaci di dialogare col proprio tempo e dunque col proprio pubblico. Un esempio concreto è quello degli autori “impegnati a tutti i costi”, che qui rivivono nei panni di Aldo Campese, che si diletta a discettare di Shakespeare e Brecht provocando dolorosi (e simpatici) spasmi ai suoi fratelli. La commedia, scorrevole e dinamica (anche grazie alla funzionale frammentazione in più momenti), non risparmia nessuno e si fa gioco anche della critica, saccente e sostanzialmente ignorante.
L’adozione di un registro spiccatamente comico produce i suoi frutti e si traduce in un fiume di risate in platea, ma il rischio è quello di confermare la tesi che si voleva rigettare. Ovvero, se le colpe non sono del pubblico, ma degli addetti ai lavori, perché ancora una volta risulta vincente la scelta di ricorrere a una comicità troppo spesso spicciola e disimpegnata seppur col buon proposito di spingere alla riflessione? Se il teatro oggi soffre, siamo così sicuri che la risposta sia un adeguamento di questo al gusto dello spettatore?
Un personaggio come quello del minore dei fratelli (dalla comicità più immediata, da stand up comedy televisiva), lo scioglimento improbabile e cialtronesco dell’intreccio, una flebile caratterizzazione delle figure in scena, contribuiscono a far pensare a un esperimento non del tutto riuscito, contraddittorio, sebbene apprezzabile per alcuni aspetti.
Prendi il copione e scappa “mantiene il piede in due scarpe”: suggerisce la riflessione, attua un interessante discorso metatestuale, ma sembra temere di spingersi troppo oltre e preferisce lasciare che il pubblico si senta ancora confortato da ciò che gli è già familiare.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Ateneo
via Circumvallazione Esterna Palazzo Secra – Casoria (NA)
il 2 e il 3 maggio 2015

Prendi il copione e scappa
di Maurizio Capuano e Antonio Prestieri
regia Giovanni Merano
cast Fabio Balsamo, Riccardo Citro, Francesco Saverio Esposito, Pasquale Scognamiglio, Serena Pisa, Francesco Romano, Marco Vuolo
scene Anna Seno
costumi Federica Amato
musiche originali Francesco Ruoppolo
grafica Clelia Bove
ufficio stampa Emma Di Lorenzo