venerdì 20 ottobre

Venerdì 20 ottobre. La stimolazione del pubblico, il tentativo di farlo rimanere attento. Questo è l’impegno che si nota durante la seconda giornata di spettacoli della Nid Platform. E lo spettatore diventa protagonista.

Il teatro contemporaneo non sembra ricordarsi ciò che il geniale e rivoluzionario Oscar Wilde scrisse nella prefazione de Il ritratto di Dorian Grey, opera simbolo del narcisismo e dell’egocentrismo: “L’artista è il creatore della bellezza, rivelare l’arte senza rivelare l’artista è il fine dell’arte”. Da qui parte la mia riflessione su alcuni spettacoli visti durante la kermesse della Nid Platform – la piattaforma dedicata alla migliore danza italiana.
La bellezza prodotta dall’opera può essere declinata in mille sfaccettature, in mille definizioni, ma è riconoscibile – sempre. Può essere una bellezza brutale, banale, estetica, classica, rivoluzionaria, provocatoria, sentimentale, di denuncia sociale/morale/politica/artistica/estetica. Una cosa non deve mai essere: autoreferenziale. In parole povere, l’opera d’arte deve essere di per sé aperta e non chiusa intorno all’ego dell’artista – come abbiamo già ripetuto in altre sedi.
Non si può montare uno spettacolo puntando esclusivamente su ciò che si pensa di fare, o su ciò che ci piace fare, anche quando si ha un dono in ciò che si fa.
E Marco D’Agostin ha un dono. Questo è lampante. Il suo essere vitale. Vitale nella sua natura, con la sua presenza, nella sua danza. Ma, a nostro modesto avviso, pecca di ingenuità nell’ideazione, e nella scrittura del suo spettacolo. La presentazione stessa è un errore, ovvero puntare sulla sperimentazione, “sulla stanchezza del guardare”, trasformando lo spettatore in creatore. Un genere di sperimentazione che può ormai dirsi datato, e regala l’infelice impressione di nascondersi dietro un dito, di inviare un messaggio dentro alla bottiglia – senza destinatario – laddove è il messaggio a latitare. Ogni spettatore ha la propria dose di capacità inventiva, è creatore di suo – ma non deve pagare un biglietto per inventarsi uno spettacolo altrui. Lo paga per vedere un qualcosa su cui riflettere o sognare, affidandosi all’artista per andare oltre. Il compito dell’artista è accompagnarlo in questo viaggio. Everything is ok si risolve, di conseguenza, in una semplice manifestazione del talento vocale e fisico di D’Agostin, indubbio, e in una certa stanchezza che subentra nello spettatore.
Discorso simile per lo spettacolo We POP – firmato dalla medesima Compagnia, VAN. La performance, ideata da Davide Valrosso, aspira a sperimentare nuove forme di gestualità che vorrebbero rimandare a figure antropomorfe. L’esito, purtroppo, si rivela piuttosto ripetitivo, soprattutto a livello musicale – e anche coreografico nella prima parte. Ci si auspica che, nel prosieguo, vi sia una cura maggiore del contorno coreografico al fine di rendere lo spettacolo nel suo complesso maggiormente interessante.
La Compagnia Aereaarea si è presentata al pubblico con Le quattro stagioni – from Summer to Autumn, su coreografia di Marta Bevilacqua e Roberto Cocconi. Spettacolo accompagnato dalle musiche delle Quattro stagioni di Vivaldi. Un’ottima base sulla quale raccontare storie contemporanee, con qualche sprazzo di ironia. Un lavoro buono che andrebbe, a nostro avviso, perfezionato in certe parti ancora troppo ripetitive.
Gli spettacoli decisamente più riusciti dell’intera giornata sono stati il primo e l’ultimo. At home alone e In girum imus nocte et consumimur igni.
Il primo, firmato da Alessandro Sciarroni, vede in scena il Balletto di Roma. At home alone mette a confronto i ragazzi e la tecnologia, o più specificamente il rapporto tra il corpo e la tecnologia domestica (il computer, la web camera, e così via). Un dialogo, tra il corpo reale e il corpo proiettato in video, che può essere – per l’adulto spettatore – un modo per smitizzare ciò che si vede su uno schermo, nel momento in cui si ha un confronto diretto con la realtà. Per i giovani presenti in sala, un modo intelligente di divertirsi con i games. Uno spettacolo dove, a un certo punto, i ragazzi presenti tra il pubblico sono invitati a prendere parte alla coreografia, con una chiamata sul palco.
Il secondo spettacolo cui plaudiamo è In girum imus nocte et consumimur igni di Roberto Castello. Un racconto sul girovagare contemporaneo di persone stanche, malate, deformate, frenetiche. Un girovagare per non andare da nessuna parte, seguendo un ritmo ostinato, fin troppo ostinato per lo spettatore – come può essere quello della vita contemporanea. Andare e andare, tornare indietro e riandare per non arrivare da nessuna parte fino a sfibrarsi. Performance ironica e tecnicamente più che egregia, quella prodotta dalla Compagnia Aldes di Porcari.

Gli spettacoli sono andati in scena nell’ambito di Nid Platform 2017:

venerdì 20 ottobre, ore 10.00 e ore 16.00
Kulturni Center Lojze Bratuž
Gorizia
Balletto di Roma presenta:
HOME ALONE
coreografo Alessandro Sciarroni

ore 17.30
Kulturni Dom
Gorizia
Van presenta:
EVERYTHING IS OK / WE_POP
coreografi Marco D’Agostin / Davide Valrosso

ore 20.45
Teatro Comunale Giuseppe Verdi
Gorizia
Arearea presenta:
LE QUATTRO STAGIONI_FROM SUMMER TO AUTUMN
coreografi Marta Bevilacqua e Roberto Cocconi

ore 22.30
SNG Teatro Nazionale Sloveno di Nova Gorica
Nova Gorica
Aldes presenta:
IN GIRUM IMUS NOCTE ET CONSUMIMUR IGNI
coreografo Roberto Castello