Dal cinema al teatro, si vola sul nido del cuculo

bellini-napoliFino al 19 aprile in scena al Teatro Bellini di Napoli Qualcuno volò sul nido del cuculo, adattamento teatrale del film del 1971 del ceco Miloš Forman portato in scena dall’attore e regista Alessandro Gassmann.

Sicuramente una sfida impegnativa e complessa quella che accetta Alessandro Gassmann che – con la sua regia e con la drammaturgia rielaborata dallo scrittore napoletano Maurizio de Giovanni – porta in scena lo spettacolo Qualcuno volò sul nido del cuculo.
Presentato venerdì 10 aprile in anteprima nazionale assoluta, la pièce è un adattamento teatrale del film realizzato da Forman; quest’ultimo era a sua volta già adattamento scenico del romanzo che Ken Kesey scrisse nel 1962, dopo aver lavorato come volontario in un ospedale psichiatrico californiano e aver visto con i propri occhi i trattamenti coercitivi e umilianti a cui gli internati erano sottoposti.
L’idea di un adattamento teatrale, scenico o di qualsiasi tipo, è sempre un’arma a doppio taglio, il rischio del tradimento è dietro le spalle. Forse, però, per adattare senza tradire e senza disturbare troppo lo spettatore, occorre allontanarsi in una maniera abbastanza decisa dall’originale; non a caso il verbo “adattare” (dal latino adaptare, ovvero ad + aptare) significa “disporre, collocare in modo opportuno”.
È sicuramente il tentativo di collocare in modo opportuno, senza nello stesso tempo perdere la forza e la sostanza visionaria originari, che spinge Maurizio de Giovanni ad avvicinare cronologicamente e geograficamente ai nostri giorni il testo e il messaggio del ’62.
Il Qualcuno volò sul nido del cuculo in scena al Bellini diventa, infatti, la storia del giovane delinquente Dario Danise (costruito sulla base del Randle McMurphy interpretato da Jack Nicholson nella versione cinematografica) e dei sette “pazzarielli”, così come Danise li chiama, rinchiusi nell’Ospedale Psichiatrico di Aversa nel 1982.
La malattia, la diversità, la coercizione e soprattutto la perdita di identità e di libertà sono i temi protagonisti del racconto messo in scena, la cui rappresentazione – da un punto di vista linguistico – è quasi interamente realizzata nel dialetto napoletano, che rende in maniera straordinariamente verosimile il contesto sociale e culturale in cui la storia è ambientata.
Magistrali anche alcune scelte scenografiche di Gassmann, dalla riproduzione abbastanza fedele degli spazi così come erano presenti nel film di Miloš Forman, all’utilizzo di un pannello trasparente posto sul boccascena del palco sul quale vengono proiettati effetti speciali che riprendono i sogni e le paure di Ramon, uno dei sette pazzarielli del manicomio.
Ramon è il gigante buono che sarà artefice della liberazione finale di Dario Danise; quest’ultimo, infatti, dopo una permanenza molto tumultuosa e irriverente all’interno dell’ospedale psichiatrico, verrà sottoposto a un trattamento sanitario che lo renderà completamente incapace di intendere e di volere.
Un trattamento inumano e coercitivo (del tutto verosimile a ciò che accadeva nei manicomi italiani degli anni Ottanta) dal quale Ramon, che frattanto era diventato suo amico e grazie a lui aveva cominciato ad aprirsi al mondo, lo libererà sul finale in una maniera tragica ed emozionante.
Emblematica e straordinariamente convincente l’interpretazione di tutti gli attori del cast, ognuno protagonista di una stereotipia, di un disagio sociale e mentale unico nel suo caso.
Una nota speciale va sicuramente a Daniele Russo, in una delle sue migliori prove d’attore nei panni di Dario Danise. Così come una menzione è doverosa nei riguardi del finale, dove vi è una delle scene più emozionanti e coinvolgenti, ovvero quella di Ramon che si libera delle sue paure e scappa via dall’ospedale psichiatrico di Aversa.
Questa versione italiana di Qualcuno volò sul nido del cuculo (si ricordi che già a Broadway Dale Wasserman, nel 1971, ne realizzò un adattamento teatrale) potrà piacere o meno, così come la presenza dei supporti multimediali qui utilizzati, che servono ad avvicinare il teatro al cinema. Ciò che è certo però, è che il pubblico presente in sala al Bellini di Napoli ha dimostrato grande apprezzamento per la messa in scena, salutando Gassmann e il suo cast con lunghi applausi.

«E ti stupisci che io provi ancora un’emozione?
Sorprenditi di nuovo perché Ramon sa volare»

avrebbe commentato Simone Cristicchi che, nel 2007, al tema dei manicomi italiani, della follia, del disagio psichico, ma anche della profondità emotiva dei “pazzi”, ha dedicato il testo Ti regalerò una rosa.
Una rosa va a Ramon, a Dario, a tutti i “pazzarielli” del mondo e anche agli spettatori più integralisti, i puristi fino al midollo che, purtroppo o per fortuna, avranno fatto più fatica a dimenticare il film di Miloš Forman e lasciarsi andare all’emozione.
Ma così è giusto che sia, in fondo… De gustibus non disputandum est.

Lo spettacolo continua
Teatro Bellini
via Conte di Ruvo 14, Napoli
dal 10 al 19 aprile 2015

Qualcuno volò sul nido del cuculo
di Dale Wasserman
dall’omonimo romanzo di Ken Kesey
traduzione Giovanni Lombardo Radice
adattamento Maurizio de Giovanni
regia Alessandro Gassmann
con Daniele Russo, Elisabetta Valgoi, Mauro Marino, Marco Cavicchioli, Giacomo Rosselli, Alfredo Angelici, Giulio Federico Janni, Daniele Marino, Antimo Casertano, Gilberto Gliozzi, Gabriele Granito, Giulia Merelli
scene Gianluca Amodio
costumi Chiara Aversano
disegno luci Marco Palmieri
musiche originali Pivio & Aldo De Scalzi
videografie Marco Schiavoni
aiuto regia Emanuele Maria Basso
assistente alla regia Gaia Benassi
suggeritori Chiara Massari, Riccardo Toselli
assistente scenografo Vittoria Olive
direttore di allestimento Antonio Verde
macchinista Generoso Ciociola
fonico Massimiliano Tettoni
datore luci Alessandro Caso
sarta Anna Marino