Se la radio arriva a teatro

L’esperimento di Basilio Santoro in Radiolibera, un ciclo di incontri in scena al Teatro Libero di Milano che raccontano la storia del mezzo di comunicazione dagli anni ’70 a oggi.

Nessun posto, teoricamente, è più lontano dalla radio del teatro. Da una parte si parla dietro a un microfono: voce pura, senza un volto. In sala, invece, il pubblico è di fronte. Va oltre l’ascolto: osserva, studia e interpreta. Impossibile, si sarebbe detto fino a qualche anno fa, immaginare una radio che sbocciasse come uno spettacolo.
Nessuna contaminazione prima della crisi. Oggi, invece, c’è un esperimento simile: Radio on Stage, il progetto portato avanti da Basilio Santoro. Una voce storica delle radio libere milanesi convertitasi al teatro per necessità, prima che per scelta. La sua storia è l’enigma delle difficoltà scaturite dalla crisi economica. Così, a poco meno di 55 anni, il popolare speaker radiofonico ha optato per una strada alternativa: quella del teatro. Da qui la scelta di puntare su Radiolibera, un ciclo di sei incontri che punta a far conoscere ai più giovani la nascita delle radio libere negli anni ’70 fino a guidarli verso la palingenesi del vecchio mezzo oggi sviluppato soprattutto attraverso il web. «Ai giovani che vogliono creare una radio, consiglio di distaccarsi dai vecchi modelli e da quelli propagandati oggi dalle radio commerciali», dice Santoro in una pausa del suo spettacolo. «Le radio libere sono morte quando hanno deciso di imitare le tv private».
In sala, al teatro Libero, lo ascoltano diversi giovani impegnati in iniziative simili. E si fanno forza con le sue parole, nonostante la storia di un uomo tagliato fuori dai moderni meccanismi editoriali tutti orientati verso il profitto. La sua voce era troppo presente nei palinsesti per i gusti degli editori. Faceva storytelling radiofonico. «Oggi la gente vuole stronzate e intrattenimento», dice fuori dai denti l’uomo nato in radio e oggi prestato al teatro. «Ma devo dire che la nuova collocazione mi piace, ormai».
Nella seconda puntata di Radiolibera – la prima è andata in scena l’8 dicembre, le prossime: 23 febbraio, 23 marzo, 6 aprile e 4 maggio – Santoro ripercorre il periodo che va dalla seconda metà degli anni ’70 alle porte del decennio successivo. In copertina Alberto Hazan, l’editore di Radio 105 che intuì per primo come trasformare una piccola emittente locale in una grande radio privata nazionale, aprendo così la strada a tutte quelle nazionali attuali, ma uccidendo lo spirito di libertà di quelle dei giovani che si portavano i dischi da casa e mettevano la propria musica.
Poi è la volta di Albertino, il dj affacciatosi in radio a 15 anni e divenuto famoso dopo aver inventato un nuovo modo di comunicazione radiofonica. Infine tocca parlare di Federico l’Olandese Volante, il dj che nel 1969, a 19 anni, lavorò a Radio Veronica, una delle tante radio pirata che in quegli anni trasmettevano a bordo di una nave, al di fuori delle acque territoriali inglesi e olandesi per sfuggire a monopoli e divieti.
Tutti, meno che Basilio Santoro, oggi sono ancora protagonisti in radio. Ma lui, nonostante diverse batoste, ha trovato un’altra strada. Come dice ai ragazzi che lo ascoltano come un vate: «Percorrete sempre itinerari alternativi». L’antidoto alla crisi può venire anche dal teatro.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Libero
Via Savona, 10 – Milano
Radio Libera
di e con Basilio Santoro