vascello-teatro-romaSANDOKAN o la fine dell’Avventura, de I Sacchi di Sabbia, andato in scena al Teatro Vascello di Roma.

Continua la programmazione dello storico teatro di Monteverde Vecchio, che – con una scelta tra l’ovvio e il sorprendente – propone all’interno del Vascello per i piccoli l’ennesimo colpo di genio della banda diretta da Giovanni Guerreri, Sandokan o la fine dell’Avventura, premio speciale Ubu nel 2008.

Tratto da le Tigri di Mompracem di Emilio Salgari, anche questo allestimento, come nel caso del Don Giovanni recentemente visto al Teatro Argot di Roma è la clamorosa testimonianza di un rinnovato modo di concepire il rapporto con la gloriosa tradizione del teatro italiano, legato alla narrazione e alla parola.

Quello che accade sul palco è di una semplicità disarmante, grazie alla straordinaria com-partecipazione di tutti quegli elementi drammaturgici (interpretazioni, regia, scenografie) che permettono al linguaggio de I Sacchi di Sabbia di decostruire il testo originario pur lasciandone intatta l’intelligibilità. Ribaltando quanto fece Shakespeare a suo tempo, all’apparente rispetto della lingua corrisponde una sostanziale palingenesi della forma.

Complici interpretazioni affiatate e genialmente impostate su una ironica serietà, una regia leggera in grado di esaltare le contraddizioni sul palco e una immaginifica capacità di far corrispondere gli oggetti sulla scena a quelli del racconto – la stessa che portò Salgari a scrivere i propri racconti esotici senza aver mai viaggiato – il realismo di questo Sandokan permette una vera e propria immersione nel racconto al punto tale che verrà spontaneo a un bimbo far notare che quanto tenuto in mano da un attore non è una lettera, bensì uno scontrino. Ed è sorprendente dunque, come le vicende dell’eroe di Mompracem, nonostante il tentativo di trasfigurazione all’interno di una cucina, rimangano così presenti alla visione e alla comprensione attraverso l’enfatizzazione dell’incongruenza tra ciò che viene detto e ciò che viene fatto, ma senza che questo generi la benché minima confusione.

Il paradossale impianto, che trasforma scene di amore e guerra nel “vivere quotidiano casalingo intorno a un tavolo”, attualizza le avventure salgariane, facilitando i processi di immaginazione e rendendo interessante, poiché contemporaneo, un testo scritto ormai più di un secolo fa, perfino a una generazione di nativi digitali che fa della velocità, della brevità e degli effetti speciali un proprio tratto distintivo.

La serietà comica e fuori luogo della presentazione di Sandokan, i divertenti intermezzi del compare Yanez, il ritmo serrato che contrappunta pause, rallentamenti e improvvise accelerazioni, la stessa vestizione di Lady Marianna allegorica come un quadro di Arcimboldo: sono questi alcuni dei fattori che rendono la cifra del processo creativo e drammaturgico che sta alla base dell’allestimento. E a cui riconosciamo il grande merito di appartenere alla tradizione del teatro italiano e, allo stesso tempo, di mostrare una radicale capacità di rinnovamento, stimolando una curiosità consapevole perché l’innovazione non deve necessariamente avere i caratteri dell’avanguardia e negare il passato. Tantomeno deve mostrare nei confronti di quest’ultimo il timore reverenziale verso ciò che ha letteralmente costruito il presente artistico e culturale del nostro Paese (che pure oggi non gode di ottima salute). Sperimentare può significare costruire insieme un momento di condivisione inedito e mai omologante perché, nato hic et nunc, attraversa tutti i protagonisti, dagli attori al pubblico.

Ciò che ne risulta è un evento che interroga tutti gli astanti, riuscendo a farlo sia teoreticamente che praticamente (per esempio, con gli interventi dei numerosi bambini in sala). La necessità di dare una definizione, ovvero il dover ri-tagliare una parte dell’esperienze vitale in cui la persona è immersa – chiamandola estetica se non ancor più specificatamente teatrale – è magicamente evitata: quello de I Sacchi di Sabbia non è, infatti, teatro per grandi o per piccoli. Testi come il Don Giovanni e Sandokan non possono essere considerati classici o contemporanei perché sono entrambe le cose. In essi si materializza tanto lo sguardo volto alla tradizione di occhi spalancati sul presente, quanto un teatro come esperienza prioritariamente ludica che promuove la scoperta con un atteggiamento di gioia, catartico senza essere mai illusoro.

Pubblicata sul sito partner Pisa è Cultura (Sandokan o la fine dell’Avventura)

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Vascello

via Giacinto Carini,78 – Roma
15-16 e 22-23 febbraio 2014
sabato ore 17.00 e domenica ore 15.00

I Sacchi di Sabbia – Compagnia Lombardi Tiezzi
SANDOKAN o la fine dell’Avventura
da le Tigri di Mompracem di Emilio Salgari
scrittura scenica di Giovanni Guerrieri con la collaborazione di Giulia Gallo e Giulia Solano
con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano, Giulia Solano
produzione: I Sacchi di Sabbia/Compagnia Lombardi-Tiezzi, Teatro
in collaborazione con Teatro Sant’Andrea di Pisa, La Città del Teatro, Armunia Festival Costa degli Etruschi
con il sostegno della Regione Toscana